Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 24/11/2013, 24 novembre 2013
IL CANE FANTASMA E IL RINOCERONTINO
Questo Cani & cani di Folco Quilici è un libro lieve e sensibile: sta bene in una collana come «Libellule» di Mondadori (pp. 144, e 10) che raccoglie libri lievi e sensibili. Una sensibilità, quella di Folco e di sua moglie Anna, volta non solo ai numerosi cani di tutte le razze che essi hanno amato ed accolto con tutti gli onori, ma anche a un piccolo orango, a una pantera a un rinocerontino appena nati. Il rapporto con questi animali è raccontato in modo molto semplice, come si fa in conversazione con gli amici, storie a volte insignificanti che solo l’affetto fa ricordare, ma anche storie curiose e a loro modo straordinarie come molte raccolte in questo libro.
Quel che piace è l’attenzione e direi il rispetto con cui i cani sono seguiti anche «psicoticamente» dai padroni, e come carattere e «“personalità» di ognuno venga fuori, con sentimenti di amore, gelosia, vendetta, simili a quelli umani. E piace anche la familiarità con cui questi cani vengono a far parte della vita quotidiana di casa Quilici, a quanto pare fin troppo movimentata, perché un po’ per lavoro e molto per passione famiglia e cani viaggiano continuamente in tutto il mondo, dalle isole della Polinesia ai ghiacciai della Groenlandia, dall’Africa Equatoriale al Mar Rosso, dal Sudamerica alla Siberia. Tutti sanno chi è Folco Quilici, i film e i documentari che ha girato nei luoghi più remoti, e perciò in questo libro non solo di cani si parla, ma in filigrana vien fuori il ritratto di una coppia, Folco e Anna, dalla vita veramente insolita, piena di fatti luoghi e persone, di animali esotici.. .e di cani. Sembra che Folco e sua moglie abbiano realizzati i sogni di evasione e di viaggi che nascono nell’adolescenza, dalla lettura dei libri di Salgari, di Stevenson, di Conrad, di Melville, sogni di isole del Pacifico, di oceani e mari esplorati sopra e sotto, di pesci e pescicani, di pantere gorillini e rinoceronti raccolti appena nati, custoditi, amati, e reinseriti nel loro ambiente. Ma quel che colpisce è che tutto questo viene raccontato non come avventura o fatto straordinario, ma come fatto normalissimo, vita quotidiana, senza esibizione e come en passant . E se una pantera addomesticata è trattata come il gatto di casa perché raccolta da cucciola e cresciuta con amore, viene poi distrattamente scambiata da Anna con una vera pantera entrata furtivamente nella stanza, e redarguita come fosse l’altra, anche questo è raccontato come una qualsiasi storia casalinga. E perfino un rinoceronte che da piccolo era stato allevato in casa Quilici, quando è diventato grande e grosso e allo stato selvaggio viene ogni tanto a far visita alla famiglia di cui sente forse la nostalgia. Il piacere di leggere questo libro nasce appunto da tanti piccoli fatti «normali»: il cane che ce l’aveva con le onde e le affrontava ringhiando a prua della barca, il cane che se la prendeva coi delfini, e perfino uno che abbaiava contro i granchi che vede attraverso l’acqua trasparente sul fondo del mare. C’è anche un cane, Oliver, sospettato d’essere una spia perché, scappato di casa, è oggetto di insistenti telefonate di Folco che si trova in Siberia per un documentario sulle fonti di energia. Folco telefona alla moglie dalla Siberia per sapere se Oliver è tornato, e insiste perché venga offerto un premio in danaro a chi lo trova. Ma questo insospettisce un agente russo che controlla e registra le conversazioni con l’estero e subito avverte le autorità. Tutto sarà chiarito, ma con le tribolazioni del caso. C’è perfino la storia di un cane fantasma che si aggira nella foresta polinesiana nei pressi della tomba del suo padrone cui resta fedele anche nell’aldilà. Insomma un libro di storie di cani e di padroni straordinari entrambi, e degni di essere raccontati in modo amabile e ironico come ha fatto Folco Quilici.