Fiamma Nirenstein, Il Giornale 25/11/2013, 25 novembre 2013
DIETRO AI SORRISI IL FUTURO DEL RICATTO
ATOMICO –
Ci sono tanti modi di considerare l’accordo siglato ieri dall’Iran e dai P5+1 a Ginevra. C’è la soddisfazione dell’Iran che vede riconosciuto dal mondo intero il suo diritto a arricchire l’uranio e guadagna l’alleggerimento delle sanzioni. C’è l’eco cacofonico della Siria di Bashar Assad, che considera l’accordo una vittoria della propria parte. Poi però c’è la determinata preoccupazione dei Paesi sunniti, l’Arabia Saudita, l’Egitto e la Turchia (forse ormai d’accordo solo in questo): i sauditi già dichiarano che non resteranno con le braccia incrociate. Si prepara, cioè, un Medio Oriente atomico che nessuno avrebbe mai voluto vedere. Poi c’è Israele, dove Netanyahu eroicamente, nonostante il sofferto dissenso con l’alleato americano, ha ripetuto ogni giorno che l’accordo andava migliorato.
Oggi dice: «È un errore storico».
Soddisfatti invece gli Usa e gli altri Paesi (specie la signora Ashton, intellettualmente sedotta dal ministro degli esteri iraniano Javad Zarif, cui dedicava sorrisi supplicanti) che hanno perseguito disperatamente l’accordo di sabato notte. Dal punto di vista americano l’accordo è buono perchè congela per sei mesi sperimentali il programma. Si limita l’arricchimento, si deve procedere alla diluizione delle riserve fino al 3,5 per cento, tre quarti delle centrifughe già istallate a Fordow e metà di quelle di Natanz verranno congelate, non si istallano nuove centrifughe. Ma l’Iran seguita ad arricchire al 3,5. Il reattore di Arak non verrà smantellato come richiesto, e quando sarà pronto per produrre plutonio il suo sarà un ciclo completo per la bomba.
L’accordo non smantella niente, l’Iran nell’eventualità di una decisione politica con ciò che ha produrrà e assemblerà subito l’atomica. Il diritto dell’Iran all’arricchimento sul suo suolo difficilmente fra sei mesi verrà cancellato. Lo stop all’arricchimento dell’uranio oltre il 20 per cento può essere rovesciato in quasiasi momento dato che sul territorio iraniano ci sono ormai 18mila centrifughe, e otto tonnellate di uranio arricchito al 3.5-5 per cento, abbastanza per 5 bombe come quella di Hiroshima. I residui 200 chili di uranio arricchito al 20 per cento possono in fretta diventare bombe atomiche. L’Iran si è impegnato a non usare le centrifughe IR2M superveloci, ma per ogni verifica l’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, dovrà lavorare duro: l’Iran è determinato a perseguire un’agenda islamista, deciso ad essere il prossimo leader mondiale con la forza del ricatto atomico. Khamenei, la «Guida Suprema» solo due giorni fa descriveva gli israeliani come «cani rabbiosi» da steminare, e guidava il coro «morte all’America». L’Iran è il Paese che produce terrorismo e arma gli Hezbollah, che nega ogni diritto umano. Ma un giornalista a Ginevra ha chiesto allo spokesman della Ashton di commentare le parole di Khamenei e stizzito il giovane ha detto di non averne intenzione. A forza di credere nella dottrina Obama, abbiamo scelto di non credere più in niente.