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 2013  novembre 25 Lunedì calendario

LUTTWAK: QUESTA INTESA È UN ERRORE COSÌ ABBIAMO SALVATO GLI AYATOLLAH


NEW YORK Era meglio continuare con le sanzioni, perché «eravamo vicini a una rivoluzione contro gli ayatollah». Come sempre Edward Luttwak non ha peli sulla lingua. L’esperto di politica internazionale e di strategia militare spiega al Messaggero la sua opinione sull’accordo con l’Iran.
Allora, è soddisfatto?
«L’accordo in se stesso va bene, è ben concepito. Il guaio è che nel minuto in cui è stato annunciato è subito cominciata una corsa a fare affari con l’Iran. L’accordo ha allentato l’attenzione e i controlli. Sta già emergendo una lobby che vuole che si riaprano le relazioni commerciali completamente anche se Teheran poi non dovesse mantenere fede agli accordi presi a Ginevra».
Comunque è un accordo storico, almeno per gli americani, non crede?
«Io avrei preferito che si continuasse con le sanzioni. Non ci sono dubbi che le sanzioni stessero strangolando l’economia iraniana. Questa situazione ha reso estremamente impopolare il regime, e si avvertiva per la prima volta in trenta anni la speranza, la possibilità di un cambio di regime. Solo il 15% della popolazione continua ad appoggiare questo regime, più del 50% vorrebbe disfarsene. Per questo il Supremo Leader, l’Ayatollah Ali Khamenei, aveva una gran fifa e ha accettato il negoziato. Con il negoziato abbiamo perso l’occasione di disfarci degli ayatollah».
Non sarebbe stata una terribile rivoluzione, sanguinosa e destabilizzante?
«Ma il regime è ancora più terribile. E comunque se il popolo iraniano era pronto, non sta a noi decidere che sarebbe stata troppo terribile. Dovunque vai in Iran, se chiedi alla gente ti dice che sì, ci sarà caos, e che sì hanno paura, ma che vogliono la rivoluzione perché il regime è oppressivo e non ne possono più. E non dimentichiamo anche quanto corrotto è questo regime».
Corrotto politicamente?
«Anche finanziariamente: questi ayatollah sono ricchi, spendono e spandono, si comprano moda firmata, scarpe fatte a mano, e la gente iraniana non ha i soldi per comprare le cipolle».
Comunque, l’accordo firmato è di transito, non è finale.
«E vediamo se il gruppo dei negoziatori rimane compatto! Questo pure mi preoccupa. Da una parte abbiamo la Cina, i russi, gli occidentali, un gruppo eterogeneo. Dall’altra abbiamo solo l’Iran. Chi reggerà meglio? Se alla fine non ci sarà il vero accordo per smantellare il nucleare, il gruppo dei 5+1 resterà unito e rimetterà le sanzioni? E poi questo accordo non cambia nulla sul fronte della Siria: loro ottengono di non essere bombardati, ma continuano a mandare combattenti al fianco di Bashar al Assad».
Ma lei non crede che questo accordo possa invece essere un passo come quello che portò all’impossibilità per Saddam Hussein e l’Iraq di produrre armi di distruzione di massa?
«Ma sull’Iraq le sanzioni erano implacabili. Saddam Hussein era davvero contenuto nel suo spazio. Non poteva far nulla, neanche comprare una carabina. In questo accordo con l’Iran parliamo solo di ridurre l’arricchimento dell’uranio».
Insomma, lei è pessimista...
«Sì, perché ho il vero timore che il gruppo 5+1 perderà coesione, si perderà l’abbrivio, non ci sarà più un fronte forte e unito».
Ma in qualsiasi momento si potrebbero riapplicare le sanzioni e aggiungerne di più serie.
«Sì, credo che gli Usa e la Francia sarebbero pronte. Ma gli altri? Ripeto: saranno capaci di restare uniti?»