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 2013  novembre 25 Lunedì calendario

SCHIAFFI IN CAMPIDOGLIO UNA GOMITATA A MARINO


ROMA — Altro che larghe intese. A Roma, in consiglio comunale, l’approvazione del Bilancio 2013 (815 milioni di disavanzo, manovra da votare entro il 30 novembre) diventa subito terreno di scontro tra la maggioranza di centrosinistra e l’opposizione, sia di centrodestra che «indipendente». Urla, spinte, insulti, fischi. Fino al contatto fisico.
A farne le spese, soprattutto, il sindaco Ignazio Marino che, seduto sul suo scranno, viene colpito in testa da una gomitata di un esponente di Fratelli d’Italia (Dario Rossin) che si era avvicinato ai banchi della presidenza dell’aula Giulio Cesare per strappare il microfono al presidente Mirko Coratti (Pd). Marino è seduto una fila sotto, e il consigliere Fdi, girandosi, lo centra in piena testa. Colpo voluto oppure no? Marino parla di «gomitata non involontaria». E insiste: «Non ho visto neanche chi fosse ma solo una figura urlante che usava turpiloquio. Ho un bernoccolo in testa. Non so chi sia e non sono intenzionato a conoscerlo».
Rossin invece dice «di non averlo fatto apposta, mi sono scusato col sindaco». La seduta viene interrotta, Marino si ritira nella sua stanza, si mette un po’ di ghiaccio sulla testa. È quasi incredulo, il sindaco: «In Senato — ragiona coi suoi — si menavano, ma almeno il livello di discussione era un po’ più alto...». E poi, pubblicamente, parla di «spettacolo indecoroso per degli eletti del popolo, che dovrebbero avere rispetto dell’aula Giulio Cesare».
Il centrosinistra fa quadrato intorno al primo cittadino. Anche perché lo stesso Rossin, il più «esagitato» tra i consiglieri di opposizione, si scaglia anche contro un suo «collega» di Sel (Gianluca Peciola) colpendolo con uno schiaffo. Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza, esprime «solidarietà al sindaco per la gomitata ricevuta: mi auguro che la discussione prosegua in un clima di distensione e correttezza». Peciola parla di «atteggiamento squadrista del centrodestra». Mentre i rappresentanti di Cinque Stelle si «dissociano da quanto sta accadendo in aula».
Che il clima fosse particolarmente «caldo», infatti, lo si era capito fin dall’inizio. Col centrodestra e la Lista di Alfio Marchini (l’imprenditore che si candidò a sindaco, prendendo in tre mesi il 9,5%) pronti a dare battaglia fin dalle prime battute della seduta. Opposizione dura, con una buona dose di ostruzionismo, tra cartelli («Bilancio domenicale, Marino a casa prima di Natale»), fischi, grida, la presentazione di centinaia di migliaia tra ordini del giorno ed emendamenti.
E il sindaco, impassibile, al suo posto. Con, sul volto, stampato un mezzo sorriso ironico. Solo che, quando si è ritrovato attorniato da un nugolo di consiglieri di opposizione, Marino ha cominciato a temere il peggio. Prima ha detto di «non sentirsi al sicuro», poi di «voler chiamare la polizia». Dopo la gomitata, la seduta si ferma per venti minuti. Quando si riprende, tocca all’assessore al Bilancio Daniela Morgante (avvocato, magistrato della Corte dei Conti) illustrare la manovra 2013. Il centrosinistra ha tempo per chiudere il Bilancio (è un previsionale, ma arriva a fine anno) fino al 30 novembre. Superato quel termine, potrebbe intervenire il prefetto e avviare le procedure di commissariamento. Per le opposizioni è quasi l’occasione della vita e Marchini annuncia la linea dura: «Un commissario non può far peggio di questa giunta. Sei mesi di nulla: questo è il tempo del coraggio, non dello struzzo». La battaglia è appena iniziata e la bagarre di ieri potrebbe essere stato solo il primo round.