Walter Galbiati, Affari & Finanza 25/11/2013, 25 novembre 2013
QUADRI, VINO E DIAMANTI COSÌ I MILIONARI SI SFIDANO SUGLI INVESTIMENTI IN LUSSO
Milano Sono in pochi ad aver avuto la fortuna di acquistare “un Bansky” per poche decine di dollari, quando l’artista di strada originario di Bristol ed esperto in bombolette spray ha improvvisato una vendita delle sue opere a Central Park. Una bancarella dove alcuni avventori hanno comprato dipinti che già ora potrebbero valere migliaia di dollari. Nessuno di loro era un cacciatore di opere d’arte, ma di certo la rivalutazione che quelle tele potrebbero aver già raggiunto indica come il mercato dell’arte sia vitale e di estremo interesse per chi cerca un investimento alternativo. Lo sa bene chi della compravendita di opere artistiche ha fatto la sua professione. Di recente è stato battuto all’asta per la cifra record di 142,4 milioni di dollari un trittico di Bacon del 1969 («Three Studies of Lucian Freud»), un prezzo che ha spazzato via il precedente record raggiunto da una delle versioni de “L’Urlo” di Munch. Christie’s partiva da una valutazione di 85 milioni di dollari e forse non pensava nemmeno di raggiungere i 119,9 milioni pagati lo scorso anno per l’opera del famoso artista norvegese. La base di partenza era di poco inferiore al valore (86 milioni di dollari) attribuito a un altro trittico di Bacon (del 1976) acquistato nel 2008 dal miliardario russo e patron del Chelsea, Roman Abramovich. Alla fine la vendita è stata superiore di quasi 60 milioni di dollari rispetto al valore iniziale. Appare giustificato l’interesse per il settore
e da tempo gli esperti di private banking consigliano ai propri clienti, in genere paperoni con a disposizione una liquidità minima intorno al milione di euro, di diversificare la propria asset allocation nel campo delle opere artistiche. Si può comprare e trovare di tutto, dai tradizionali dipinti all’archeologia, dalle sculture all’arte tribale, fino agli arredi d’epoca e ai tappeti. L’importante è mantenere una giusta proporzione all’interno del proprio portafoglio. Il consiglio degli esperti è di non dedicare più del 5% della propria ricchezza a opere d’arte, anche se poi è vero che chi compra beni di questo genere è il più delle volte trainato dalla passione, un fattore che non sempre garantisce acquisti oculati. L’investitore deve poi essere consapevole che si tratta di un mercato poco trasparente (i falsi sono all’ordine del giorno) e poco liquido. Comprare e vendere un’opera non è come far trading sui titoli azionari, i tempi sono dilatati e si dilungano negli anni. Giustamente l’acquisto di un’opera d’arte è stato paragonato all’investimento in un titolo zero coupon (una sorta di bond che non distribuisce cedole), il cui rendimento complessivo deriva dalla differenza fra il valore di realizzo e il prezzo inizialmente sostenuto. Un altro investimento alternativo di lusso è rappresentato dall’acquisto di bottiglie di vino, un mercato molto simile a quello delle opere d’arte, tanto da venire battute all’asta come i quadri dei più celebri maestri di pittura. Qui a farla da padrone sono le dinamiche della domanda e dell’offerta, quest’ultima è da sempre condizionata da clima e situazioni atmosferiche, mentre la prima dall’interesse e dal piacere che suscitano i prodotti. La situazione del mercato si è ben delineata in occasione dell’ultima edizione della più antica asta di vino, la Hospice de Beaune, tenutasi in Borgogna durante la quale è stata raccolta la cifra record di 8,5 milioni di dollari. L’irruzione di compratori cinesi e la concomitante scarsezza della produzione registrata negli ultimi due anni hanno spinto la quotazione delle bottiglie a livelli impressionanti. Yan Hong Cao, un uomo d’affari cinese, ha pagato 131mila euro per 456 litri di Meursault-Genevrieres Premier Cru, Cuvee Philippe le Bon. È la prima volta da quando la casa d’aste Christie’s si occupa dell’evento che un cinese acquista “il barile presidenziale”. Un ingresso sul mercato dei compratori asiatici che è coinciso con due annate — l’ultima e quella in corso — in cui la produzione della Borgogna, la regione più rinomata al mondo per la produzione di bottiglie esclusive, ha dovuto fare i conti con grandinate straordinarie. Per il 2013, la stima è di un raccolto di 1,26 milioni di ettolitri, il 20% in meno rispetto alla produzione usuale. Anche in annate magre, tuttavia, si sa cosa comprare. Gli investitori hanno distinto all’interno delle varie case vinicole alcune etichette che possono tranquillamente essere definite le Blue chip del settore. Ma come per le opere d’arte anche il valore delle bottiglie si giudica nel tempo, a volte oltre i 50 anni, con il rischio però che nell’attesa di una rivalutazione il vino diventi imbevibile. Un investimento alternativo più sicuro, invece, è dato dalla compravendita di diamanti, grazie alla presenza di mercati trasparenti e regolamentati — le piazze più rinomate sono Anversa, Londra e New York — oppure dall’investimento immobiliare diretto. Un tempo comprare case era un’attività antagonista del private banking, poi l’esigenza di fornire ai clienti una consulenza “globale” ha spinto le boutique finanziarie a seguire i propri clienti anche nei rogiti notarili. Una delle destinazioni più ricercate dei capitali mondiali è Londra. Sono i prezzi a dirlo. Nell’ultimo mese, il distretto intorno al Big Ben ha registrato una crescita del valore delle case del 10%, pari a 50 mila sterline (60 mila euro), mentre altri due quartieri Hammersmith & Fulham e Camden sono entrati a far parte del “million pound club”, il club delle case da un milione di sterline, di cui fanno già parte Kensington & Chelsea e Westminster. Il peso nel portafoglio delle case non dovrebbe superare il 20%.