Marco Belpoliti, La Stampa 25/11/2013, 25 novembre 2013
IL RITORNO DELL’OSTELLO
Torna di moda l’ostello. Segno dei tempi. Accanto alla pubblicità degli alberghi nelle località toccate dai voli, le compagnie low cost ora mettono nei loro siti indicazioni circa gli ostelli reperibili nelle città dove fanno scalo, con tanto di giudizi, valutazioni e prezzi.
Basta un clic e si può prenotare dovunque. San Pietroburgo ne offre ben 152, da 7 euro a 36 a notte; Mosca arriva a 143, da 11 euro sino a 50; poi ci sono i 115 ostelli di Budapest e i 122 di Rio de Janeiro; e nella lista figurano ancora: Cracovia, Barcellona, Singapore, San Paolo, Cairo, Berlino. Nelle mete più ambite: Londra ne ha 52 e Parigi solo 7; New York, la più cara, appena 12. Non sono ostelli in senso tradizionale, ma somigliano di più ai bed & breakfast; alcuni tuttavia conservano ancora la forma dell’ostello con camerate a più letti, spesso a castello, e sono i più economici. A sviluppare questo tipo di turismo a buon mercato è stata la creazione delle compagnie a basso prezzo, ma anche l’esistenza della generazione-Erasmus, quella che, grazie agli scambi tra università europee, ha imparato a esplorare le città del Vecchio Continente, e anche più lontano. Come un tempo i loro padri, da giovani, con l’auto o la moto, raggiungevano per un fine settimana, o una vacanza, Firenze o Roma, oggi i ragazzi post-Muro volano avanti e indietro per il Mondo. L’ostello in verità è una veneranda istituzione, rimonta al Medioevo; in origine si chiamava ospizio. Nei secoli un tempo definiti «bui», a viaggiare erano soprattutto i pellegrini, ma come ha fatto notare Jacques Le Goff, il medioevo è stato un periodo di frequenti viaggi; una sorta di tarantolismo geografico sembrava aver assalito gli uomini di quel tempo.
Tutto questo prima della nascita del turismo attuale, la cui dimensione è ora planetaria e inarrestabile. Marco Aime e Davide Papotti ne hanno dato un’ottima descrizione in L’altro e l’altrove (Einaudi), antropologia del turismo degli ultimi decenni. L’idea dell’ostello moderno per i giovani l’ha avuta un maestro di scuola, Richard Schirrmann. Nel 1909 usò le aule durante le vacanze estive per ospitare giovani. Il primo edificio adibito solo a questo è del 1912: il castello di Atlena in Germania. Oggi ce ne sono oltre 4.000 in tutto il mondo aperti ai giovani con un’organizzazione, Hostelling International. Per alloggiare negli ostelli non è più necessario essere giovani, meno di 25 anni; ci sono anche per adulti e per famiglie. In tempi di crisi economica il turismo non ha smesso, grazie anche agli ostelli, di essere un «bene comune»: camerate da 5-10 posti.