Attilio Crea, Il Corriere dello Sport 23/11/2013, 23 novembre 2013
MOLFETTA «PUGLIA MIA TI REGALERO’ UN ALTRO ORO»
Quindici mesi e undici giorni fa Carlo Molfetta cadeva in ginocchio con i palmi delle mani rivolte verso l’alto, lo sguardo al cielo come in preghiera. Il giudice aveva appena annunciato il vincitore della finale di taekwondo, categoria +80 kg, all’olimpiade di Londra. Era lui il campione, il primo nella storia di questo sport per l’Italia. Un trionfo arrivato al termine di un match pazzesco, m cui il carabiniere pugliese era stato sotto tutto il tempo col gigante gabonese Anthony Obame. Ma a 19 secondi dalla fine Carlo aveva trovato la forza, la lucidità, la rabbia per sferrare quel calcio (un chiki con la gamba anteriore) al volto dell’avversario, più alto di lui di parecchi centimetri, riportandosi sul 9-9. Un miracolo e dopo il nulla di fatto dell’extra time, la decisione dei giudici. Da allora Molfetta non ha più combattuto in un match ufficiale causa un infortunio all’alluce. Per uno che convive con i legamenti delle caviglie rotti, gli obiettivi vanno centellinati. A dicembre ci sarà a Manchester la prima gara di qualificazione ai Giochi di Rio 2016. Ma agli Assoluti che iniziano oggi a Bari, nella sua terra, Carlo ha deciso di partecipare. Non sono al top ma non potevo certo non esserci».
Molfetta, dopo il trionfo di Londra questo degli Assoluti è il primo impegno ufficiale.
«Esatto, ho dovuto saltare i Mondiali a causa dell’infortunio all’alluce che mi ha impedito di fare una preparazione adeguata».
Com’è la condizione oggi?
«Non al meglio ma ho deciso comunque di partecipare. Conto di essere al top per la gara di qualificazione olimpica di Manchester, dal 13 al 15 dicembre».
Facciamo un salto indietro di 15 mesi?
«Si, sì, mi piace questa cosa».
La finale olimpica, con quella rimonta a pochi secondi dalla fine.
«Ma si, il segretario generale della Federazione mi aveva detto, inventati qualcosa per far conoscere il nostro sport. Allora ho creato un po’ di suspance...». (ride)
Seriamente, da dove ha tirato fuori l’energia per sferrare quel colpo?
«Io sono uno che odia perdere e poi ero arrivato a un soffio da un sogno e in pochi attimi lo stavo vedendo svanire. Non potevo non prendermi quell’oro, non potevo accontentarmi. E’ la rabbia che mi ha dato la forza».
Alla fine del combattimento lei e il suo avversario vi siete abbracciati a lungo.
«Questo è uno sport pulito, nasce come arte marziale che si fonda sul rispetto dell’avversario e delle decisioni arbitrali».
Ma è vero che da bambino era talmente irrequieto che le hanno fatto fare taekwondo per sfogarsi?
«Ero insopportabile. Gli amici dei miei genitori non mi volevano dentro casa ero una peste».
E’ appena sbarcato dall’ennesimo viaggio in Corea, dove passa due mesi, che idea s’è fatto dell’Oriente?
«Seul è diventata la mia terza casa, dopo Mesagne e Roma (in cui vive da 13 anni, ndr). In Oriente c’è un grande rispetto per le persone e questo mi piace. Noi occidentali dovremmo imparare molto».
Però?
«E’ che a volte questo rispetto è esasperato e se tu sei più “piccolo” di un altro lo sarai per tutta la vita. Non c’è possibilità di riscatto o di emancipazione. Io comunque sono molto poco orientale, sono un caciarone».
Lei è interista sfegatato, le dispiace per l’addio di Moratti?
«Moltissimo. Ho conosciuto Moratti a Londra, a “Casa Italia”. Poi mi hanno invitato alla Pinetina. Lui è il presidente del triplete».
E di Thohir cosa pensa? «Mi è piaciuto quando ha fatto il “chi non salta rossonero è”...».
E Mazzarri?
«Ero diffidente, a me piaceva Stramaccioni. Ma mi sto ricredendo, sta rigenerando molti giocatori».
Ibrahimovic è cintura nera di taekwondo. Lei lo ha conosciuto?
«Si, quando era al Milan sono andato a trovarlo. Di persona è molto diverso da come appare sul campo, è gentile e disponibile. Poi quando gioca si trasforma. Ma questo è l’agonismo».
Lei è tifoso della Nazionale di rugby e grande amico di Castrogiovanni, ma non potrà andare a vedere Italia-Argentina all’Oumpico.
«Peccato, sono qui a Bari. Ma l’anno scorso sono andato a tutte le partite del Sei Nazioni che hanno giocato a Roma e anche ai test match. Ho tanti amici tra i rugbisti».
Ha appena regalato il Dobok e la cintura nera a Nichi Vendola, governatore della Puglia, in occasione della presentazione degli Assoluti.
«Abbiamo parlato del fatto che prima di me a Londra l’ultimo oro olimpico risaliva a quello di Francesco Attolico, portiere del Settebello vincitore a Barcellona ‘92. E prima ancora ci fu quello di Mennea a Mosca 1980. Abbiamo detto, «cerchiamo di non far passare tutto questo tempo tra una medaglia olimpica e l’altra».