Vittorio Zucconi, D Repubblica 23/11/2013, 23 novembre 2013
L’IRRESISTIBILE RICHIAMO DELLE SIRENE
Accasciata sul pavimento della sua casa di Trinidad, che non è in questo caso un’isola delle Antille ma un quartiere di Washington, Martha Rigsby riuscì a chiamare con il telefonino il 911, il centralino per le emergenze. Quando il suo numero apparve sul monitor della centrale, l’operatrice fece un respiro profondo, roteò gli occhi e con tutta la professionalità di cui era capace rispose: «Martha, ora ti mando un’auto della polizia e ti faccio sbattere in galera».
Una risposta del genere, registrata come tutte le chiamate al 911, avrebbe provocato il licenziamento istantaneo della centralista, ma non nel caso di Martha Rigsby. Quella sua richiesta di soccorso, arrivata il 4 novembre scorso poco prima di mezzanotte, era la sua duecentoventiseiesima del 2013. Per 226 volte in dieci mesi, quasi una volta al giorno, la signora aveva chiamato il numero dell’emergenza e per 117 volte era riuscita a farsi trasportare in ospedale. Senza che i medici siano mai riusciti a trovare una causa che spieghi i suoi svenimenti, deliqui, collassi.
Non l’hanno mai trovata perché non c’è e a questo punto, se ci fosse, l’avrebbero trovata. Martha è la donna più analizzata, testata, auscultata, radiografata, scannerizzata, magnetizzata e sforacchiata se non d’America, certamente della capitale americana da quando, trent’anni or sono, crollò su un marciapiedi e fece la sua prima corsa a sirene ululanti verso l’ospedale. Un’esperienza che le dovette piacere molto, perché al ritmo di centinaia di chiamate d’emergenza all’anno verso i Pronto Soccorso, che per legge sono obbligati ad accettare chiunque e gratuitamente, i suoi viaggi sulle ambulanze di Washington oltrepassano i tremila.
Martha Rigsby è una di quelli che i servizi di soccorso chiamano i “serial caller”, coloro che a ripetizione chiamano il centralino delle emergenze senza veri motivi. «Se ci fosse una carta fedeltà con punti come esiste per chi vola molto - dice il dottor David Miramontes, direttore dei servizi medici di emergenza nella capitale americana - Martha dopo 30 anni potrebbe comperarsi un’ambulanza». E non è una battuta cinica: in tre decenni, il conto totale per quei trasporti sfiora i 100 mila dollari, il costo di un’autolettiga.
Hanno provato a prenderla per stanchezza, facendola aspettare per giornate intere nei Pronto Soccorso, dove ormai è di famiglia. Ma lei non ha niente altro da fare. L’hanno arrestata per spaventarla, ma in 30 anni Martha ha capito che sono minacce a vuoto. Il 911 non può negare interventi a nessuno, e dunque neppure a lei. A San Francisco, dove i “serial caller” sono più numerosi, chissà perché, che altrove, il responsabile dell’invio dei soccorsi rischiò il carcere quando rifiutò di rispondere alla settantesima chiamata di uomo nello stesso mese. Fu trovato il giorno dopo ucciso da un infarto.
La signora Rigsby, che vive sola nella propria casetta e ha una pensione di invalidità di 1.500 dollari al mese dopo 30 anni di lavoro al Ministero dell’Istruzione è stata esaminata da psichiatri nominati dai tribunali, ma le sue condizioni mentali sono sempre risultate nei parametri della norma. Neppure i periti sanno dare spiegazioni coerenti e accettabili a questi comportamenti. Solitudine, forse. Bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione e del trambusto che in ogni quartiere l’arrivo di un’ambulanza con i lampi di luce multicolore e lo strepito delle sirene scatena. Attacchi d’ansia e di panico. Incapacità di riconoscere le proprie condizioni, che la portano a sentirsi in fin di vita a ogni turbamento. Ma non si può chiedere a una signora sessaseienne di farsi un’autodiagnosi.
Nessuna città, tormentata da questi “serial caller” che sottraggono risorse a interventi di autentica emergenza, ha trovato una soluzione. I responsabili del 911 a Washington hanno tentato, dopo la 226esima chiamata, di costringere Martha Rigsby ad accettare un’assistente 24 ore su 24, che il Comune avrebbe pagato, per ordine del giudice.
L’udienza in Tribunale si è tenuta il sei novembre scorso. Appena il magistrato ha battuto il martelletto per aprire il dibattito, Martha Rigsby è prontamente svenuta. Il giudice ha dovuto chiamare un’ambulanza.