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 2013  novembre 23 Sabato calendario

LA CAMERA SGAMBETTA SCARPELLINI. ADDIO AGLI AFFITTI D’ORO DEI PALAZZI


Ha una passione per i cavalli ma stavolta Sergio Scarpellini si deve essere sentito come un fantino disarcionato dal suo fedele purosangue. Avrà avvertito gli avvocati e ripreso in mano i contratti con cui ha dato in affitto i suoi immobili a deputati e senatori. Dopo più di quindici anni di rapporti idilliaci con i suoi inquilini, gli è caduta in testa una tegola che era difficile prevedere. Anche per un immobiliarista come lui.
Un deputato del MoVimento 5 Stelle, Riccardo Fraccaro, ha presentato un emendamento al decreto «Manovrina», approvato dalla Commissione Bilancio prima e dall’Aula poi, che dà la possibilità al Parlamento e agli enti locali di recedere dai contratti d’affitto entro il 2014 con un preavviso di un mese.
Una scorciatoia per risparmiare parecchi soldi. Soltanto per la Camera dei deputati, più di 90 milioni di euro, quelli previsti dai contratti in favore della «Milano 90», la società di Scarpellini.
L’immobiliarista è «padrone di casa» di deputati, senatori, consiglieri comunali e giudici amministrativi. Suoi i palazzi del centro storico di Roma in cui ci sono gli uffici di Camera, Senato, Regione Lazio (fino a un anno fa), dei gruppi politici di Roma Capitale (in via delle Vergini) e del Tar del Lazio.
Alla Camera dei deputati sono rimasti i palazzi «Marini 2», «Marini 3» e «Marini 4». Si trovano tra largo San Claudio, via del Tritone, via Poli e via del Pozzetto. Costano una fortuna. Per il primo Montecitorio spende quasi 8 milioni e mezzo l’anno. Il contratto scade il 31 ottobre 2016.
Il palazzo «Marini 3» costa invece quasi 6 milioni e mezzo l’anno, il contratto d’affitto terminerà il 13 giugno 2017. Infine, per il «Marini 4» la Camera spende più di 8 milioni e 200 mila euro l’anno. Il contratto scadrà il 17 febbraio 2018.
Una montagna di soldi. Ma gli edifici, oltre ad ospitare gli uffici, offrono anche il personale: dai commessi ai vigilantes passando per idraulici, elettricisti e baristi. L’unico palazzo che è stato lasciato dalla Camera è stato il «Marini 1», in piazza San Claudio.
Adesso Montecitorio potrà disdire nel giro di pochi mesi i contratti e smettere di assegnare gli uffici ai deputati, che dovranno pagarli con il loro stipendio.
L’emendamento Fraccaro è chiaro: «Le amministrazioni dello Stato, le Regioni e gli Enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito della propria autonomia, hanno facoltà di recedere entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di locazione degli immobili, con un termine di preavviso di trenta giorni anche in deroga a eventuali clausole difformi previste dal contratto».
La Commissione Bilancio l’ha fatto proprio. E poi l’ha approvato anche l’Aula. Scarpellini resterà a guardare?
Per ora il pentastellato Fraccaro sorride: «La linea della presidente Boldrini e del collegio dei questori è stata clamorosamente sconfitta. Contrariamente a quanto hanno sostenuto i vari Dambruoso, ora l’affitto di questi immobili che pesa dal 1997 sul groppone dei cittadini potrà finalmente essere disdetto. È una vittoria storica del MoVimento 5 Stelle: non solo abbiamo aperto, ma stiamo anche svuotando la scatola di tonno».
Per il deputato «finora la casta si era sempre trincerata dietro la giustificazione che i contratti non prevedevano clausola di recesso, aggiungendo al danno degli sprechi la beffa di aver privilegiato la società Milano 90».
Ora il provvedimento andrà a Palazzo Madama. Ma la strada è in discesa. I senatori potrebbero dunque rinunciare a Palazzo «Bologna», tra piazza Navona e il Pantheon, circa 5.500 metri quadrati.
Ma le brutte notizie per l’immobiliarista non sono finite. L’edificio di via delle Vergini, a due passi dalla Fontana di Trevi, infatti, potrebbe essere lasciato dai consiglieri comunali. Anche in questo caso c’è lo zampino del MoVimento 5 Stelle che ha chiesto di traslocare in un edificio che costi meno. Lo stesso palazzo ospita gli uffici del Consiglio di Stato, del ministero dello Sviluppo Economico (dipartimento Telecomunicazioni), dell’Associazione della Stampa Estera e di RaiWay. Sempre del gruppo Scarpellini un edificio in via Flaminia, vicino a piazza del Popolo, dove ha la sede il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (17 mila metri quadrati). Infine, sempre a Roma, nella zona Balduina, si trovano gli uffici affittati all’azienda che raccoglie i rifiuti della Capitale, l’Ama.
Ora gli «inquilini» potranno cercare sistemazioni alternative e meno costose. Anche se alcuni parlamentari avanzano dubbi che sia possibile recedere da un contratto d’affitto prima della scadenza prevista.
In ogni caso non sarà un percorso semplice. Già quando è stato disdetto il contratto con Palazzo Marini 1, dal 1° gennaio 2012, la società di Scarpellini ha presentato un piano con 350 licenziamenti, accusando soprattutto i Radicali che hanno portato avanti una battaglia senza sosta per la cancellazione di quegli affitti: 7 milioni e mezzo di euro all’anno per 180 uffici per altrettanti deputati, comprensivi di servizi di portineria, sicurezza e buvette. Poi è stata la volta della Regione Lazio, che ha disdetto il contratto per la sede di via Poli. Ora si ricomincia con gli altri palazzi.
Alberto Di Majo