Marco Molendini, il Messaggero 23/11/2013, 23 novembre 2013
VOGLIA DI ANNI ’60
LE NOVITÀ
«Certo è buffo, in questi giorni sono usciti i dischi di Rita Pavone, di Iva Zanicchi, di Raffaella Carrà, di Celentano e di Mina: non è che siamo tornati agli anni Sessanta?», ride Fiorello, partner a sorpresa di una fantastica Tigre di Cremona che rivisita il repertorio natalizio. Ma, nella lista dei ritrovati, andrebbe aggiunto anche Enzo Jannacci con un best sghembo come la sua voce che offre un inedito rabbioso, Desolato, dove canta in modo commovente, rappa e duetta con J. Ax e che raccoglie una versione appassionata di Io che amo solo te di Endrigo e Il tassì, lato B del suo primo 45 giri del 1961. Un graffio postumo, curato dal figlio Paolo che come titolo ha scelto semplicemente L’Artista. Nell’album c’è anche La sera che partì mio padre, una canzone contro la guerra interpretata proprio da Mina nel ’77, in un disco dedicato alla musica di Enzo. Mina che stavolta, invece, si è rivolta a un repertorio di circostanza, quello delle canzoni natalizie. Classico, levigato, suonato benissimo da un trio guidato dal fantastico Danilo Rea e con gli arrangiamenti, gli ultimi della sua vita, di Gianni Ferrio, Christmas song book è cantato dalla Signora che non c’è con accortezza, evitando virtuosismi eccessivi.
Divertente nella confezione disneyana col disegnatore Giorgio Cavezzaro che raffigura la cantante come una divertente Paperina, l’album che profuma di jazz ha l’ambizione ben riposta di uscire dai limiti del prodotto d’occasione, viaggia fra standards obbligatori come Silent night, White christmas, Let it snow, Jingle bells rock e rarità come How lovely is Christmas, registrata da uno specialista del genere come Bing Crosby nel ’57 e mai più reincisa. «Un giorno - ci ha raccontato Fiorello - mi arriva una telefonata di Massimiliano Pani: ti va di fare un pezzo con mia madre? Sai quanto ci ho messo a dire di sì? Niente, non l’ho fatto finire di parlare».
IL SEGRETO
Ed eccolo cantare rilassato e senza complessi con la Tigre di Cremona Baby it’s cold outside, un classico di Frank Loesser, ironico dialogo a due voci che, nello spartito originale, sono indicate come topolino (in questo caso Mina) e lupo (ovvero, nel disco, Fiorello). «Nella mia vita ho duettato con tanta gente, da Celine Dion a Tony Bennett, che non è l’ultimo arrivato. Però, con Mina è stata una cosa diversa. Non è solo come canta. E che era lei, un mito, con la sua treccia, con il collare nero, con quella risatona sua che è scolpita nella storia della tv, come quella che ha fatto quando le ho detto, scherzando: sei un po’ tesa?».
Il duetto è stato registrato un paio di mesi fa, a Lugano: «Abbiamo fatto tutto in un’ora e mezza. Lei aveva già cantato la sua parte, ma era in studio accanto a me. Mi chiamava Rosa, mi dava le battute e mi diceva come cantare in inglese». La cosa buffa, per uno come Rosario, è che si è dovuto tenere il cecio in bocca, come si dice: Mina si sa, lavora sempre nella massima discrezione.
«Sono stato a Lugano tre giorni e ho fatto l’italiano in Svizzera. Quando la gente mi incrociava e mi chiedeva che ci facevo lì, divagavo, dicevo che ero in vacanza, raccontavo che mi piace la pesca del coregone». E adesso? «Il pezzo lo userò nei miei spettacoli». Un duetto virtuale come faceva Natalie Cole con il papà Nat King Cole in Unforgettable? «Duetto sì, ma senza video, però».
Ha provato a invitarla alla sua edicola, magari dice di sì? «Si, potrebbe venire di nascosto alle 6 di mattina. Sarebbe un ritorno grandioso» ride Fiorello, già pregustando l’effetto che farebbe con la nuova incrusione du Radio 2.
Marco Molendini