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 2013  novembre 23 Sabato calendario

MA CON UN PRIVATO QUEL DEFICIT NON CI SAREBBE


[Carlo Scarpa]

L’INTERVISTA
ROMA Carlo Scarpa è un esperto di Economia dei Trasporti ed è coautore del libro "Comuni Spa. Il capitalismo municipale in Italia" edito dal Mulino.
Professor Scarpa, a Genova i lavoratori protestano contro i tagli proposti dal sindaco e contro l’ipotesi di una privatizzazione. Perché si è arrivati a questo punto?
«A Genova i deficit dell’azienda di trasporto sono stati ignorati per parecchi anni, c’è stata una mala gestione dell’azienda e ovviamente prima o poi i nodi dovevano venire al pettine. Non è sorprendente, anzi problemi del genere stanno venendo alla luce un po’ dappertutto per un semplice motivo: i soldi non ci sono più. A Genova forse è peggio perché è una situazione che andava avanti da molto tempo».
Ma è normale che ci fossero deficit così ampi?
«È assolutamente normale che un’azienda di trasporto pubblico faccia deficit: in Italia generalmente dalla vendita dei biglietti non si ricava più del 35 % dei costi. Il resto lo deve mettere l’amministratore pubblico. Se non lo fa è colpevole».
Sembra quasi che lei dia ragione ai sindacati.
«Bè, non si capisce il motivo per cui i lavoratori debbano pagare per la cattiva gestione pubblica. I colpevoli sono i politici, gli amministratori locali».
E i sindacati?
«I sindacati, in quanto tali, non possono cadere dalle nuvole perché in molti casi partecipano al controllo delle aziende di trasporto pubblico, come avviene a Roma. Uno dei grandi problemi di queste aziende è proprio il fatto che i sindacati dei lavoratori si sono sempre opposti a una maggiore efficienza».
Cosa ne pensa dell’ipotesi di privatizzazione?
«Io sono fondamentalmente a favore della privatizzazione. Le privatizzazioni di queste aziende sono utili a separare la gestione dalla politica. Se a gestire l’azienda di trasporti di Genova ci fosse stato un privato sicuramente non si sarebbe arrivati ad accumulare deficit per anni. Il privato avrebbe reclamato i contributi da parte del Comune e avrebbe lanciato l’allarme molto prima».
Però mi sembra di capire che la privatizzazione comunque non avrebbe risolto...
«La privatizzazione di per sé non risolve perché anche le aziende private avrebbero lo stesso problema: dai biglietti non ricaverebbero più del 35% dei loro costi. Quindi avrebbero sempre bisogno dei contributi del Comune. In Italia non si può portare il prezzo del biglietto a 10 euro! Però è vero che ci potrebbe essere più trasparenza».
Che cosa servirebbe allora?
«Devono cambiare le politiche pubbliche. Il trasporto pubblico locale anche in mano ai privati ha un futuro solo a due condizioni: primo, che le amministrazioni pubbliche ripianino i deficit; secondo che le stesse amministrazioni facciano delle scelte che favoriscono il trasporto pubblico a svantaggio del trasporto privato. Alla base ci sono sempre scelte pubbliche».
A Londra per esempio come funziona?
«A Londra è stato messo in piedi un sistema molto aperto alla concorrenza: su certe linee ci sono anche due privati diversi a gestirle. Poi il biglietto dei mezzi pubblici è molto caro e copre una parte più alta dei costi. E poi, soprattutto, l’amministrazione pubblica ha avuto il coraggio di chiudere il centro alle auto private. Per far funzionare il trasporto pubblico bisogna eliminare la concorrenza dei mezzi privati».
Angela Padrone