Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  novembre 23 Sabato calendario

BPM, MINCIONE PROVA L’OFFENSIVA


I dipendenti e i sindacati della Popolare di Milano per salvarne l’assetto cooperativo dovranno accettare di «allargare la platea dei soci ad associazioni di categorie produttive » e «rafforzarne il patrimonio»: il programma elettorale di Piero Giarda nella corsa alla presidenza di Bpm contiene un preciso messaggio all’ ancien regime di Piazza Meda.
L’ex ministro parte favorito, grazie all’appoggio del «pentapartito» formato dai quattro maggiori sindacati del credito (Fabi, Fiba, Fisac e Uilca) e dall’Associazione pensionati: la lista «Giarda per la cooperativa » ha già raccolto oltre 400 firme, contro le 300 necessarie per il deposito, che deve avvenire entro lunedì. A meno che non si ripetano «tradimenti» nelle correnti delle sigle sindacali interne, all’assemblea del 21 dicembre il team di Giarda dovrebbe aggiudicarsi gli 11 posti del Cds appannaggio della maggioranza sui 19 disponibili.
Sul fronte opposto tesse però la tela Lamberto Dini, aiutato dall’uomo d’affari italo-britannico Raffaele Mincione che, come secondo socio di capitale con il 7%, aveva già duramente criticato la gestione del presidente uscente Andrea Bonomi.
Mincione ha comunque già fatto traslocare le azioni della banca milanese che possiede dall’isola di Jersey al Lussemburgo, scegliendo per contenitore non più un Trust ma la Sicav Athena Capital.
Il riassetto consentirà al finanziere di correre per uno dei due posti del Cds che lo statuto di Bpm riserva ai fondi (per essere eletti occorrono 100 voti). L’altro dovrebbe invece andare quasi «di diritto», in virtù del suo status di socio, alla Investindustrial di Bonomi. Assogestioni non dovrebbe invee partecipare alla contesa.
Mincione, da quanto trapela da Piazza Meda, non ha comunque alcuna intenzione di sedersi nel consiglio di sorveglianza di Bpm. Il suo candidato, secondo uno schema non infrequente tra i private equity a Londra, dovrebbe infatti essere un tecnico, probabilmente un tributarista milanese. Anche se la lista Dini dovesse arrivare seconda nei consensi, aggiudicandosi tre consiglieri in tutto, il fronte di Mincione potrebbe quindi contare su 4 seggi. Tanto che alcuni interpreti di Piazza Meda pensano che l’ex premier, ancora al lavoro sulla squadra, potrebbe da subito schierare una «lista compatta ».
Puntano però al secondo posto anche i soci esterni guidati da Piero Lonardi, che possono contare su 1.200-1.300 voti; al terzo classificato resterà invece un solo seggio.
La definitiva geografia dell’emiciclo di Bpm dipende, da sempre, dai dipendenti-soci, dove hanno grande peso alcuni «aggregatori» di consenso interni, e dai pensionati (che hanno 5 deleghe). Questa volta c’è, però, la variabile che Bankitalia avrebbe chiesto a tutti i contendenti di isolare la vecchia fronda dell’Associazione Amici. Dietro alla sfida tra Giarda e Dini, si gioca però la partita principale: il futuro di una banca che non può prescindere da un aumento di capitale da 500 milioni.
Alla Vigilanza non dispiacerebbe trovare uno sposo a Bpm, così da«diluirne»i problemi della governance: gli occhi degli advisor restano puntati sul Banco Popolare, che, però, è al momento concentrato sul suo piano di rilancio interno.
MR