Davide Colombo, Il Sole 24 Ore 23/11/2013, 23 novembre 2013
WELFARE, GIOVANNINI FRENA COTTARELLI
«L’analisi e gli interventi di revisione della spesa saranno a tutto campo e ogni contributo proposto sarà bene accolto. Ma sulle prestazioni previdenziali e assistenziali, le politiche attive e passive per il mercato del lavoro bisogna tenere conto che si tratta di terreni sensibili, su cui a esprimersi devono essere il Governo e il Parlamento». Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ieri ha incontrato al Tesoro il commissario straordinario, Carlo Cottarelli. Un primo passo in vista del «lavoro comune» che verrà affrontato nelle prossime settimane e mesi e che è servito per confermare i limiti che devono essere rispettati sulle eventuali scelte di riforma, inevitabilmente politiche, sulle prestazioni a carattere redistributivo.
Giovannini ha illustrato a Cottarelli quanto il ministero ha fatto fin qui per riorganizzare la sua struttura e la sua presenza sul territorio «io sono favorevolissimo all’introduzione di una logica sistematica di revisione della spesa in ogni amministrazione per migliorarne la qualità e l’efficienza. Ma sono per la spending review non per la cutting review».
Dopo i tagli lineari degli ultimi tre anni e la spending lanciata dal Governo Monti nel 2012 (Dl 95) alcune funzioni essenziali, come le ispezioni ministeriali nelle aziende, sono diventate più difficili a causa dell’insufficienza dei fondi. E anche in Inps e Inail, impegnate nel percorso di incorporazione dei vecchi enti, «sono in corso tagli a spese non necessarie di portata molto seria, ma ci sono dei limiti oltre i quali si mette a rischio il funzionamento odierno e l’innovazione sul futuro». Questo è il campo d’elezione di un nuovo ciclo di revisione della spesa «che deve essere anche occasione per valutare possibili riallocazioni di risorse - dice ancora il ministro – per esempio a favore delle politiche attive del lavoro e per la formazione, gestite in gran parte dalle Regioni».
«Abbiamo parlato anche dei costi della politica e ho suggerito a Cottarelli di ripartire dal lavoro della Commissione sul livellamento retributivo, che aveva raccolto molti dati al riguardo, pur senza poter effettuare il calcolo previsto dalla legge per l’evidente inapplicabilità di quest’ultima e per il rispetto delle prerogative del Parlamento. Non a caso, anche Cottarelli ha già indicato l’impossibilità di imporre alcunché agli organi costituzionali e a rilevanza costituzionale» dice il ministro in questo colloquio con Il Sole 24Ore.
Dal confronto con Cottarelli alle scelte più immediate da adottare, il ministro conferma l’impegno del Governo a reperire i 330 milioni per il finanziamento degli ammortizzatori in deroga di fine anno. Arriveranno con il con il decreto Imu? «Il ministero dell’Economia sta lavorando sulle coperture, aspettiamo» si limita a dire. Mentre è sulla short list di proposte emendative alla legge di stabilità che Giovannini diventa molto più esplicito: «Continuo a sperare fino all’ultimo che in Parlamento si scelga di dare priorità all’emergenza povertà, che coinvolge cinque milioni di nostri concittadini, e di cui tutti si lamentano a parole». L’obiettivo è reperire almeno 150 milioni in più per estendere anche al Centro e al Nord la sperimentazione della carta di inclusione sociale, in corso nelle dodici città più grandi e che il “pacchetto lavoro” di giugno ha esteso al Mezzogiorno con 168 milioni: «Tutti i comuni eccetto Roma hanno fatto i bandi e con questa operazione riusciamo a dare un aiuto concreto a 50mila persone. Con l’estensione al Sud, che spera diventi operativa il prima possibile, arriviamo a 170-180mila persone. Se riuscissimo almeno ad avere quelle risorse aggiuntive estenderemmo il processo a tutto il territorio nel 2014 e raccoglieremmo dati di monitoraggio fondamentali per avviare nel 2015 il Sostegno per l’inclusione attiva, che ci metterebbe al passo con gli altri paesi europei e risponderebbe ad una delle raccomandazioni della Commissione Europea». A premere per il decollo del Sia sono anche le Regioni e i Comuni: «Il Sia - insiste il ministro - non è solo trasferimento monetario a chi è in difficoltà ma anche presa in carico, patto con la famiglia povera, avvio di programmi di attivazione sociale rivolti anche ai minori».
L’altra correzione voluta fortemente dal Lavoro riguarda l’estensione delle tutele previdenziali in caso di mancato pagamento dei contributi da parte dei datori ai parasubordinati: «Costa non più di 20 milioni l’anno, nel prossimo decennio – spiega Giovannini – ed è una misura di equità vera. Stiamo parlando di una platea di lavoratori in crescita e che è stata duramente colpita dalla crisi».