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 2013  novembre 23 Sabato calendario

IL CATASTO AGRICOLO? È AGGIORNATO AL 1939


Su ebay c’è un Brunello che si vende a 30 mila euro. Una rarità del 1888, prima grande annata ufficiale di una storia lunga e gloriosa. Ma le quotazioni sono alte anche per le bottiglie normali, comprate persino con i futures come si usa in Borsa. E infatti i vigneti del Brunello valgono oro, sui 350 mila euro l’ettaro. Eppure a Montalcino l’Imu sui terreni agricoli non si è mai pagata. L’evasione non c’entra, è l’intero Comune ad essere esente. Pausa di riflessione e poi giù, fino ai campi di grano della Puglia. Ebay non si vede, i futures nemmeno, molti abbandonano la campagna perché si guadagna poco. Eppure qui l’Imu l’hanno pagata: quasi 9 mila euro per un terreno di 100 ettari nel foggiano. Possibile?
Possibile perché il catasto è sempre il catasto, quello agricolo è peggio di quello delle case. E, con buona pace di Esopo e dei suoi due topolini, la campagna in fondo è come la città, dove l’appartamento a Piazza di Spagna veniva salvato dall’Imu perché in teoria utrapopolare mentre il due camere e cucina in periferia si prendeva una bastonata da mille euro. Anche per questo non è certo che tutti i terreni agricoli vengano risparmiati dalla seconda rata dell’Imu, insieme a tutte le prime case, come da decreto legge atteso per martedì.
Far pagare tutti i terreni significherebbe in realtà rimettere in piedi le ingiustizie del nostro catasto alla rovescia. Ed è allora possibile che il decreto diventi l’occasione per dare una rinfrescata a quella cartina ferma in sostanza al 1939. Al momento su 8 mila Comuni quelli esentati dall’Imu agricola sono 6 mila. Tre su quattro. Ci sono quelli di montagna, al di sopra dei 900 metri, quelli delle aree svantaggiate, formula ambigua sempre utilizzabile alla bisogna. E pure quelli di collina, perché guidare il trattore sui terreni scoscesi è pericoloso. Attenzione, un fondo di verità c’è: gli incidenti con i trattori fanno un morto ogni due giorni, la metà di quelli in autostrada anche se nessuno ne parla. Ma è dall’intreccio di queste regole che vengono fuori le ingiustizie. Molti Comuni dove si producono i grandi vini italiani, che da prodotto del contadino sono diventati campioni del made in Italy, sono esenti: oltre a Montalcino c’è anche Montepulciano e un pezzo del Chianti, mentre nelle Langhe non si fanno sconti. Niente Imu nemmeno sui terreni di Cortina d’Ampezzo e Courmayeur dove pure l’agricoltura non è proprio estensiva. Mentre chi coltiva riso a Pavia deve tirare fuori 7 mila euro per 50 ettari. Per questo l’idea del governo è di far pagare l’Imu sui terreni, alleggerendo magari l’aliquota ma tagliando da 6 mila a poco più di 4 mila il numero dei Comuni esenti. Montalcino è in cima alla lista.
Lorenzo Salvia

lsalvia@corriere.it