Mauro Favale, Roma, la Repubblica 23/11/2013, 23 novembre 2013
CASSE IN ROSSO E DEBITI RECORD PER L’ATAC PERDITE DA 1,6 MILIARDI
L’ULTIMO a smentire l’ipotesi di un ingresso dei privati in Atac era stato l’assessore alla mobilità Guido Improta qualche settimana fa: «Non è all’ordine del giorno». Eppure, le voci che continuano a rincorrersi si fondano sulle cifre dei bilanci dell’azienda capitolina e che raccontano una vera e propria voragine che si è aperta nel corso degli ultimi 10 anni: ben 1,6 miliardi di perdite cumulate che rischiano di far affondare la più grande municipalizzata italiana dei trasporti.
Durante la seduta dell’Aula Giulio Cesare sullo scandalo della bigliettazione parallela, appena 10 giorni fa, Improta aveva ricordato come «negli ultimi 5 anni sono maturate non solo le condizioni del dissesto gestionale di Atac ma si sono determinati anche scenari di ristrettezze finanziarie per il trasporto pubblico locale in tutto il Paese. In tutto ciò, non sono state adottate quelle iniziative necessarie per invertire la rotta». Ma è dal 2003 che non viene chiuso un bilancio in utile. Certo, dal 2009 le perdite sono aumentate esponenzialmente così da arrivare alla cifra monstre di 1,6 miliardi, addirittura 400 milioni in più di perdite rispetto a un’altra azienda “malata cronica” come Alitalia.
Dall’insediamento di Gianni Alemanno in Campidoglio, nel 2008, il debito è raddoppiato, passando da 861 milioni agli 1,6 miliardi di oggi: di questi, 300 milioni sono nei confronti delle banche, 440 verso i fornitori e 470 ne confronti della gestione commissariale. I ricavi totali, invece, arrivano a 600 milioni. Ma su questi, titoli di viaggio e gestione parcheggi pesano solo per il 30% nonostante l’aumento del 50% del ticket giusto un anno e mezzo fa. L’evasione tariffaria, come aveva denunciato proprio Improta, invece raggiunge il 30-40%. Un altro problema da risolvere, con una vera inversione di rotta anche sui compiti del personale. Su 12.000 dipendenti dell’azienda dei trasporti (il cui costo annuo arriva a 550 milioni di euro), soltanto 70 sono controllori. Davvero troppo pochi per fare paura a chi ogni giorno sale su bus e metro senza ticket.