f. ama., La Stampa 23/11/2013, 23 novembre 2013
DUREVOLE, COSTOSO E LAVORABILE ECCO PERCHÉ L’ORO ROSSO PIACE
Un tempo l’«oro rosso» erano i pomodori, ma era un’altra epoca. Oggi l’unico «oro rosso» è il rame, il metallo che negli ultimi tempi è al centro di un business dalle cifre sempre più vertiginose, aiutato da una quotazione in forte rialzo. In questi ultimi giorni ha oscillato intorno ai 6900 dollari per tonnellata ma fino a una settimana fa era ben al di sopra dei 7mila dollari.
Con queste cifre anche il mercato nero può procurare guadagni interessanti. Si va da un minimo di 4 a un massimo di 7 euro, con una media sui 6 euro al chilo. E, quindi, quando si riesce a rubare cento chili di rame si riesce anche a mettersi in tasca 700 euro, una cifra in grado di rendere molto appetibile la caccia. Infatti più aumentano le quotazioni più aumentano i furti.
Anche perché il rame è un ottimo conduttore, molto resistente, facilmente lavorabile e immediatamente riciclabile e smerciabile, caratteristiche che lo rendono irresistibile per chiunque cerchi guadagni facili e illeciti: italiani, stranieri, ambienti legati alla piccola criminalità organizzata.
I ladri agiscono quasi sempre di notte o poco prima dell’alba. Con l’aiuto del buio, armati di grosse tenaglie, entrano in azione sui binari ferroviari, nelle cabine elettriche, lungo i tralicci dei cavi telefonici ma anche sui tetti della case, delle chiese, nei cimiteri, nelle fabbriche abbandonate, nei cantieri, nelle grondaie, nei tombini, negli alambicchi, nelle conche, nelle coperture dei tetti. Il rame è ovunque, i ladri lo sanno e agiscono.
Non sempre il colpo riesce. Chi non è pratico sbaglia il cavo e l’errore può essere fatale, in tanti finiscono fulminati. Oppure si può essere scoperti dalle forze dell’ordine che stanno impiegano sempre più energie nel contrasto dei furti di rame. Se, invece, il colpo va a buon fine dopo alcune ore in qualche cielo si notano colonne di fumo che si levano dai roghi accesi per pulire il rame bruciando la guaina di plastica che lo ricopre. In questo modo il rame rubato diventa irriconoscibile, nessuno può più rintracciarne la provenienza e il metallo è pronto per essere rivenduto sul mercato clandestino. Il più puro, e quindi il più rubato, è il rame che si trova lungo le ferrovie.
«Il momento del furto è solo un anello di una catena illegale più articolata. Allo stato, comunque, non ci sono riscontri su implicazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso italiana in questo fenomeno criminale», spiega Mariacarla Bocchino, direttore della Divisione Analisi del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e componente dell’Osservatorio nazionale sui Furti di Rame.
I prezzi variano in base alle condizioni del metallo e ai luoghi di vendita. Per acquistarlo in modo regolare le aziende vanno dai lattonieri dove se c’è ancora il materiale isolante intorno difficilmente costerà più di 4 euro al chilo. Invece quando i fili sono liberi si arriva anche a 7 euro. Sul mercato illegale si parte anche da 3 euro e mezzo al chilo. Ad acquistarlo sono i ricettatori che poi rivendono alle fonderie ricavando anche 5 euro al chilo.
A quel punto il rame viene lavorato in lingotti ed è pronto per essere esportato nei mercati esteri, dall’Europa dell’Est a Cina e India che ne hanno bisogno per lo sviluppo dell’industria tecnologica.
[F. AMA.]