VARIE 22/11/2013, 22 novembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - GENOVA, LE MUNICIPALIZZATE, LE PRIVATIZZAZIONI
Il sindaco apre alla trattativa e un tavolo si riunisce in Prefettura nel tardo pomeriggio: una decisione assunta dopo un vertice in Regione. "Perché il Comune di Genova non vuole privatizzare l’Amt". Lo ha ripete ancora una volta il sindaco di Genova, Marco Doria, tendendo la mano ai sindacati nella trattativa per fermare lo sciopero del trasporto pubblico giunto al quarto giorno.
Doria: "Salviamo i beni pubblici" - "L’azienda deve avere i conti in equilibrio, non può fallire, abbiamo il dovere di salvarla", ha precisato Doria. "Vivo questa situazione - ha aggiunto il primo cittadino, eletto con l’appoggio di una coalizione di centrosinistra - con grande senso di responsabilità e grande impegno. Sono stato coerente con le mie idee, si devono salvare i beni pubblici. Il Comune - ha detto ancora il sindaco - è disponibile a trattare sugli 8 milioni di euro che mancano per garantire la salvezza di Amt. Ma dobbiamo sederci al tavolo e discuterne a 360 gradi. Nessuno può chiamarsi fuori". E ha aggiunto: "Con il contributo nostro e dei lavoratori sono stati salvati dei posti di lavoro nel 2013".
Grillo in corteo - Ma la protesta continua. "La vostra lotta è un segnale importante, sfilo con voi", dice Beppe Grillo incontrando i tranvieri genovesi in corteo, e afferma: "Le autostrade, il gas, trasporti, l’acqua, sono un bene pubblico nessuno deve arrogarsi il diritto di venderli ai privati. Qui a Genova si è ceduta una piazza per 90 anni per farne un parcheggio: e queste cose le decidono persone che nel loro programma non hanno mai detto che volevano privatizzare". E’ un attacco al sindaco di Genova Marco Doria.
"E’ una battaglia epocale" - Grillo percorre via Roma in discesa verso piazza De Ferrari sul fondo del corteo, mentre una parte dei manifestanti mostra insofferenza "Via la politica, avevamo detto". Altri manifestanti, invece, lo applaudono e gli chiedono di farsi portavoce della battaglia dei tranvieri genovesi. "Questa è una battaglia epocale che deve partire da Genova e coinvolgere tutta l’Italia", aggiunge Grillo, mentre i manifestanti riuniti sotto la sede della Regione, chiedono a gran voce l’uscita del Governatore Claudio Burlando, si defila dalla manifestazione, sottolineando la sua presenza e la sua solidarietà come cittadino genovese. "Non voglio strumentalizzazioni, non sono venuto qui a chiedere voti - aggiunge - sono un cittadino genovese e sono venuto a portare la mia solidarietà".
Bersani: "Serve un tavolo nazionale" - Sulla vertenza Amt, interviene anche Pier Luigi Bersani. L’ex segretario del Pd arriva a Genova per parlare di lavoro nel primo dei tre incontri tematici che avvicinano la visita di Gianni Cuperlo, sfidante per la segreteria Pd. "Mi sembrerebbe giusto e opportuno - spiega Bersani - che si cessasse questo disagio dei cittadini e ci si mettesse attorno ad un tavolo per raggiungere una soluzione. D’altronde non sono io a dare ricette a Genova: è il sindaco che deciderà. Il fatto di essere pubblica non mette un’azienda a riparo dal fallimento e un privato - continua Bersani con una delle sue consuete similitudini - non può trasformare acqua in vino. Ma è mia convinzione che un tavolo nazionale sui trasporti sia più che auspicabile".
La Procura e il Garante - Intanto dalla Procura della Repubblica di Genova si apprende che è stato aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, per interruzione di pubblico servizio. E l’autorità di garanzia sugli scioperi ha scritto ad Amt per chiedere informazioni urgenti sullo sciopero che dura ormai da quattro giorni: se ne discuterà nella seduta di lunedi 25.
Protesta nazionale - E’ la quarta, durissima giornata per i cittadini genovesi, mentre lo sciopero ad oltranza dei dipendenti Amt continua dopo che ieri pomeriggio si è bruscamente interrotto il tavolo tecnico di trattativa. Ora la vicenda assume un carattere nazionale: potrebbe spostarsi a Roma, forse già lunedì prossimo, la protesta dei lavoratori del trasporto pubblico locale.
Solidarietà degli autisti di Roma - l livello si alza, "perché a Genova non è in atto soltanto uno sciopero contro la privatizzazione dell’Amt, ma è diventato l’ultimo baluardo dei bisogni della gente, che capisce il disagio e non ci condanna, tanto che sui social network sono arrivati 16mila messaggi di solidarietà". L’intervento dell’autista scatena la "standing ovation" dei circa duemila (o forse più) dipendenti dell’Amt, in una sala Chiamata gremita oltre l’inverosimile. Sono arrivati a Genova anche delegati del’Atac di Roma, delle Ferrovie dello Stato, dell’Atp, il trasporto provinciale, perché da domani dovrebbero sospendere il servizo anche le otto rimesse del trasporto regionale. La tensione è alta, l’emozione altrettanto: "Non si vedeva dal 30 giugno 1960 - urla un autista - ed oggi è un nuovo 30 giugno".
L’assemblea alla Chiamata - Un’ora e mezza dopo, l’assemblea ha deciso di tornare in strada, ad occupare piazza De Ferrari. "Fin sotto le finestre di Claudio Burlando, il mandante della svendita del trasporto pubblico locale - ripete Mauro Nolaschi, della Faisa-Cisal -: proprio lui, da ministro, nel ’97 iniziò la privatizzazione".
"La questione Amt è una questione nazionale" - "Qui c’è l’assassino del trasporto pubblico - ha detto Andrea Gamba (Cgil) - ma bisogna andare a trovare il mandante. E’ necessario andare a Roma, con delegazioni da tutta Italia, perché sono lì i colpevoli di questa situazione". "La questione di Genova - ha detto Danilo Caruso, della Filt/Cgil Roma-Lazio - è una questione nazionale. I lavoratori sono vittime come i cittadini".
"I cittadini dalla nostra parte" - Rivolgendosi ai lavoratori genovesi ha aggiunto: "Da Roma siamo orgogliosi di voi e vogliamo portare avanti la proposta di far pagare a tutti i ferrotranvieri italiani le multe derivanti dalla precettazione". Messaggi di solidarietà sono arrivati ai lavoratori in sciopero anche da Livorno e da altre città italiane. "Abbiamo i cittadini dalla nostra parte - ha detto Antonio Vella - non solo a Genova ma in tutta Italia. Ora dobbiamo evitare pericolose infiltrazioni e atti vandalici. Per noi non ci sono colori, siamo solo tranvieri"
Il governo convoca -Incontro martedì prossimo tra governo, comuni, regioni e sindacati sull’emergenza del trasporto pubblico locale. A convocarlo il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Erasmo D’Angelis, con delega al settore del trasporto pubblico locale. "Come abbiamo chiarito ieri alla conferenza straordinaria con Comuni e Regioni, il Governo - dichiara D’Angelis -ha posto al centro delle priorità il trasporto pubblico locale, una delle emergenze nazionali sottovalutate fino ad oggi che impatta negativamente sulla vita dei cittadini e delle città in un momento in cui aumenta la domanda di trasporto pubblico. Martedì valuteremo ulteriormente le misure più urgenti con Anci, le Regioni e con i sindacati, con i quali è aperto da giugno un tavolo di lavoro sul trasporto pubblico locale". "La riforma del settore - sottolinea D’Angelis - è urgente non solo di fronte al caso Genova e alle troppe città con servizi al collasso da anni, ma anche per le crisi industriali aperte nelle storiche aziende nazionali produttrici di bus, tramvie e metropolitane come Irisbus e Breda Menarini Bus".
La città a piedi - Con il blocco totale del trasporto pubblico genovese , bus, metropolitana, funicolari, ascensori e navebus, si sono formate lunghe code nelle prime ore del mattino, soprattutto dalla Valbisagno, che non è servita dalla linea ferroviaria ma
ora la situazione, anche per l’assenza di pioggia che ha convinto tutti i motociclisti a uscire con i loro mezzi, la situazione non presenta troppi problemi.
Caos parcheggi gratuiti - Sta però scoppiando un caso sui parcheggi: un’ordinanza del Comune, firmata due giorni fa, ha infatti disposto lo spegnimento delle telecamere sulle corsie gialle e il permesso di parcheggiare in tutta la Blu Area: tranne, però, le isole azzurre.
SI ESTENDE A ROMA
UN EFFETTO domino. La protesta di Amt dilaga e raggiunge Roma, dove si sentono i primi tamburi di guerra e le minacce del blocco dei bus, dopo che la scure del governo ha tagliato i fondi per il trasporto pubblico nazionale. La lotta si fa sempre più dura. Genova oggi risponde con il quarto giorno di sciopero selvaggio di fila contro il rischio di privatizzazione dell’Azienda, al termine di una giornata ad alta tensione per via della trattativa, poi interrotta, con il Comune, caratterizzata dal malcontento, ma anche dalla partecipazione, della gente (11.000 adesioni alla pagina dedicata su Facebook) per i bus ancora fermi nelle rimesse e il traffico paralizzato dai cortei. I lavoratori hanno atteso ore davanti a Tursi l’esito dell’incontro con il sindaco Marco Doria, ma le parole dei sindacalisti sono state una doccia gelata: "L’amministrazione ha proposto di rinnovare i contratti di solidarietà e i tagli agli stipendi anche per il 2014. È inaccettabile, la lotta deve continuare". Stamattina si ricomincia a marciare. Alle Sala Chiamata in Porto si terrà l’assemblea generale. È previsto l’arrivo dalla capitale di pullman con autoferrotranvieri che parteciperanno alle manifestazioni in segno di solidarietà e non escluso che ci siano i lavoratori del porto e gli studenti.
Il terzo giorno consecutivo di sciopero è iniziato alle 8.30, con i cortei partiti dai depositi di Sampierdarena, Cornigliano e Gavette, a Staglieno. In centinaia si muovono verso il centro. Alla protesta si uniscono anche i lavoratori Amiu (ieri non hanno effettuato la raccolta della spazzatura), e Aster (manutenzioni). In Val Bisagno i mezzi di Amiu bloccano via Adamoli, mentre a Brignole c’è tensione quando i lavoratori fermano il "Solidarbus" messo a disposizione delle associazioni consumatori (il servizio oggi verrà sospeso). I cortei si incrociano tra Fiume-Cadorna e sono aperti da due striscioni: "Tutti a Tursi" e "Ora e sempre resistenza". Dopo aver sfilato lungo via XX Settembre (dove sotto il Ponte Monumentale si fermano per un minuto a ricordo dei morti dell’alluvione in Sardegna, con il silenzio suonato alla tromba da un lavoratore Amt), raggiungono via Roma e Corvetto con l’obiettivo di arrivare in via Garibaldi e andare in Comune. I delegati sindacali mantengono l’ordine e dopo un’ora di blocco a Corvetto, centinaia di persone tornano a De Ferrari davanti alla Regione. Tra cori e insulti contro il sindaco Doria, il governatore Claudio Burlando e Matteo Renzi, nonostante la pioggia e il vento, i manifestanti rinunciano a raggiungere la sede del Pd in piazza della Vittoria e ritornano a Corvetto. Per qualche tratto, si uniscono anche alcuni taxi, in segno di solidarietà. Fischietti, tamburi, trombe scandiscono il ritmo della protesta durante il percorso nelle due gallerie fino all’arrivo poco dopo le 13.30 in via Cairoli, dove il "serpentone" si dirige in Comune.
Alle 16.30 inizia il consiglio comunale a porte chiuse. Il portone viene chiuso, a presidiarlo solo una decina di poliziotti, tra i quali il vicario Vincenzo Ciarambino e il vicecapo della Digos, Patrizia Bonalumi. Più di
mille manifestanti "assediano" l’edificio per tutto il pomeriggio. Ragazzi suonano i tamburi, viene offerto caffè caldo. Alle 18.30 Andrea Gatto, sindacalista del Faisa-Cisal, esce dal palazzo e prende in mano il megafono. "Il Comune ha ribadito che non intende rispettare gli accordi. Ci chiedono ulteriori sacrifici che non siamo disposti a sopportare. Torniamo tutti a casa". I lavoratori riprendono a marciare. Oggi il quarto round.
DORIA AGGREDITO
GENOVA - Quando il sindaco di Genova Marco Doria era nella bufera per la contestata gronda autostradale, i suoi collaboratori dicevano a mezza voce che la bomba su cui la giunta poteva saltare non era la gronda ma il trasporto pubblico, l’azienda Amt. Profezia avverata. La bomba Amt, con il suo deficit insanabile, è ormai al count-down .
Ieri la città è rimasta a piedi, prigioniera dell’ingorgo provocato dallo sciopero selvaggio degli autisti, non un bus è uscito dalle rimesse. Poi buona parte dei 2300 dipendenti Amt ha dato l’assalto a Palazzo Tursi, aperto di forza le porte del Consiglio comunale, invaso l’aula rossa, intonato cori di «dimissioni», interrotto la seduta e l’intervento del sindaco. Infine un gruppetto ha cercato di colpire il primo cittadino. Doria è stato scortato fuori dall’aula dai vigili, nel tafferuglio un vigile è caduto e si è rotto un dito, altri quattro (fra cui una vigilessa) sono andati al pronto soccorso. «Gravissimo - è il commento di Doria - non per quanto successo a me, ma perché il consiglio è stato interrotto, una violazione della democrazia. Capisco la preoccupazione per il futuro ma è inaccettabile, come lo sciopero selvaggio». L’aggressione, dice Doria, «non mi ha turbato ma sono preoccupato per la democrazia in questa città».
Il sindaco Doria aggredito in Consiglio da lavoratori Amt
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Ad esasperare gli animi è stata l’idea del Comune di aprire alla privatizzazione di Amt, un’idea per la verità mai espressa con chiarezza, con continui stop and go ; dietro l’angolo ci sarebbe l’interesse di BusItalia, ovvero le Ferrovie dello Stato, ma i sindacati fanno muro e all’interno dello stesso Pd ci sono malumori. Anche se il capogruppo pd, Simone Farello, e il consigliere comunale Giampaolo Malatesta, favorevoli all’ipotesi di parziale privatizzazione, sarebbero stati minacciati e da ieri vengono «scortati» dalla polizia municipale.
«Non intendiamo svendere ai privati e lavarcene le mani, nostro compito è tenere in piedi il sistema dei servizi ai cittadini - dice il sindaco - ma se non concordiamo con i sindacati un piano dovremo portare i libri di Amt in Tribunale. È il fallimento». L’azienda ha debiti per 10 milioni di euro e un capitale sociale di 8 milioni, il Comune non è in grado di ricapitalizzare, tecnicamente è al default. Il Comune chiede un piano aziendale non «leggero» mentre in vista rimane l’ingresso di un partner che possa prendere il 60 per cento dell’azienda.
«I lavoratori - dicono i sindacati, dalla Cisal alla Cgil - hanno già pagato accettando i contratti di solidarietà e facendo sacrifici da anni. Adesso Comune e Regione facciano la loro parte. Doria è il sindaco dei “non so”, non ha mai detto una parola chiara». La parola chiara del sindaco - però - sta per arrivare e non è detto piaccia al sindacato, ieri sera nella riunione in Prefettura Doria ha messo sul tavolo il rischio del fallimento e non è stato raggiunto nessun accordo. «Siamo disponibili - ha detto il sindaco - a discutere di patrimonializzazione ma con l’obiettivo di mettere i conti in equilibrio, non possiamo promettere immobili solo per tappare buchi. E appena si riunirà il consiglio voteremo la delibera che c’è stato impedito di discutere». Gli autisti hanno annunciato un altro sciopero selvaggio, nonostante siano stati precettati dal prefetto. Genova si prepara a vivere un’altra giornata di caos.
PEZZO DEL SOLE 24 ORE DEL 6 OTTOBRE
A Roma 864 milioni di squilibrio, a Milano mezzo miliardo; Catania e Napoli salvate dagli aiuti di stato. Nella finanza locale si accende la spia rossa sui conti tra rinvii e correttivi, dall’Imu alla Tares alle privatizzazioni. Nei Comuni occhi puntati sulle case fantasma, che possono portare 2 miliardi di tasse arretrate.
Trovati, De Benedetto, Saporito, Busani u pag 2-3
MILANO
A Roma il bilancio è un problema con tante incognite e un solo dato, gli 864 milioni di euro di squilibrio da recuperare in extremis; a Milano si è un po’ più avanti, perché la Giunta ha già presentato la proposta sui conti 2013, ma il dislivello da superare vale mezzo miliardo e la cura delle tasse spacca la maggioranza. A Genova il preventivo è stato approvato a inizio agosto tra manifestazioni di piazza e cariche della polizia, Catania invece si aggancia alla scialuppa degli aiuti statali anti-dissesto, imboccando lo stesso percorso su cui si è avviata Napoli lo scorso anno. A Palermo, intanto, dopo qualche mese di calma riesplodono le proteste dei dipendenti Gesip, la maxi-società del Comune con quasi 2mila persone in organico, appese al filo di una cassa integrazione che per ora non guarda oltre il 31 dicembre. Che sta succedendo ai grandi Comuni italiani?
Ogni città ha una storia a sé, ma la girandola di rinvii, proroghe e correttivi che ha travolto ogni aspetto della finanza locale, dall’Imu alla Tares, dalle liberalizzazioni alle privatizzazioni, rischia di far esplodere tutte insieme le tante mine malcelate nei conti comunali. Nel 2012, un assegno da più di mezzo miliardo di aiuti statali per avviare il fondo anti-dissesto ha spento gli incendi più gravi (Napoli in primis), allontanando il rischio sistemico di default a catena. La "rotazione" del fondo, però, che dovrebbe essere alimentata dalle restituzioni da parte dei Comuni interessati, fatica a partire, e dalle città in crisi tornano a risuonare le richieste di aiuto allo Stato.
La più forte arriva direttamente dalla Capitale, dove si spera in un «salva-Roma» per cercare di far quadrare un bilancio che pare restio a ogni cura ma all’Economia la richiesta per ora non fa breccia. Da recuperare ci sono 864 milioni, nati secondo l’amministrazione dalla gestione «in dodicesimi» attuata fin qui in attesa del preventivo. In amministrazione straordinaria, i Comuni possono impegnare ogni mese un dodicesimo degli stanziamenti dell’anno precedente, ma nel 2013 i fondi sono drasticamente ridotti e la fedeltà a questa regola rischia di aprire buchi enormi nei conti. In queste settimane i tecnici del Campidoglio hanno messo sul tavolo un pacchetto di strumenti che naturalmente, accanto a tagli e ristrutturazioni di spesa, non possono ignorare alcuna medicina fiscale. Tra le opzioni c’è l’aumento dal 5 al 6 per mille dell’aliquota Imu sull’abitazione principale (l’aliquota ordinaria è già al massimo), in attesa di capire la sorte dell’imposta e delle compensazioni in caso di stop anche alla seconda rata, e il salto record dell’addizionale Irpef, che potrebbe arrivare fino all’1,2 per cento. A Roma oggi si applica lo 0,9%, ma quattro punti base sono girati allo Stato per il rientro dal vecchio debito, e l’ipotesi è di applicare il tetto massimo imposto ai Comuni (0,8%) come secondo scalino, da aggiungere alla quota "statale". Ignazio Marino, però, nei giorni scorsi ha dichiarato di non voler essere il «sindaco delle tasse», e la quadra politica è ancora tutta da trovare.
Il Fisco è protagonista anche a Milano, dove lo squilibrio vale 500 milioni su un bilancio che vale quasi il 30% in meno di quello della Capitale. La proposta è in discussione in consiglio comunale, e agita la maggioranza l’aumento generalizzato dell’addizionale Irpef e la spinta fino al tetto massimo per l’Imu sull’abitazione principale. Come a Roma, ovviamente, la manovra sull’Imu rimane un’incognita perché, se anche la seconda rata sarà cancellata, bisognerà capire se i rimborsi statali saranno misurati sulle aliquote 2013 (come chiedono i sindaci) o su quelle dell’anno scorso (come avvenuto per la prima rata): a Palazzo Marino, solo questo bivio vale più di 100 milioni di euro.
A Napoli il preventivo è stato approvato in pareggio, ma la realtà è gonfiata da quasi 900 milioni di aiuti ottenuti nell’ultimo anno con il fondo anti-dissesto e l’anticipazione di liquidità, la più pesante d’Italia, ricevuta dalla Cassa depositi e prestiti per pagare i vecchi debiti. Un aiuto che va restituito, mentre i costi della macchina amministrativa continuano a viaggiare a livelli record (il tetto degli stipendi, che non possono assorbire più del 50% della spesa corrente totale, è rispettato per pochi decimali solo grazie all’esclusione dal calcolo dell’azienda di mobilità) e gli obiettivi ambiziosi del piano di rientro impegnano Palazzo San Giacomo in una durissima cura decennale per recuperare 3,2 miliardi. La stessa cura che ora attende Catania, a cui è destinato un aiuto statale da oltre 70 milioni senza il quale il Comune sarebbe finito in default: un altro aiuto da restituire, con una ristrutturazione chiamata a ripianare 528 milioni di euro.
gianni.trovati@ilsole24ore.com
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I grandi centri
MILANO I CASI LE CIFRE IN GIOCO Le incognite del Fisco
Il progetto della Giunta aumenta l’addizionale Irpef e porta al massimo l’aliquota Imu sull’abitazione principale, con una mossa che vale intorno ai 110 milioni di euro. Una parte della stessa maggioranza ha però sollevato critiche alla cura fiscale, su cui grava anche l’incognita sulle modalità di rimborso se Governo e Parlamento aboliranno la seconda rata Imu 500 milioni Lo squilibrio da recuperare nei conti 2013 per raggiungere il pareggio di bilancio ROMA 864 milioni Il deficit da recuperare nel 2013, causato anche dalla gestione provvisoria senza bilancio La montagna da scalare
Al Campidoglio la cifra da recuperare per far quadrare i conti è di 864 milioni. I tecnici lavorano a un pacchetto di tagli e di incrementi fiscali (su cui però la politica è "fredda"), oltre che alle dismissioni immobiliari che però non possono portare risorse in tre mesi. Maggioranza e opposizione chiedono un aiuto statale NAPOLI 861 milioni Gli aiuti da restituire alla Cassa depositi e prestiti e al fondo statale anti-dissesto Casse in piedi grazie agli aiuti statali
Il Comune di Napoli ha ricevuto 593 milioni di anticipazioni dalla Cassa depositi e prestiti per saldare i vecchi debiti, e 268 milioni dallo Stato per evitare il dissesto. Entrambi gli aiuti vanno restituiti, e va attuato il piano di rientro per riportare in equilibrio i conti. La spesa di personale assorbe il 49,2% delle uscite correnti CATANIA 528 milioni La somma da ripianare con il piano di rientro per riportare i conti in equilibrio Il fondo statale salva il Comune
La Corte dei conti ha dato il via libera al piano di riequilibrio varato dal Comune di Catania, che può così ricevere circa 71 milioni di euro per evitare il default e avviare la riorganizzazione. L’obiettivo è ambizioso, perché è chiamato a ripianare 528 milioni di euro con 33 «azioni» divise fra tagli di spesa e aumenti di entrata GENOVA 35,2 milioni La perdita d’esercizio stimata nel piano di risanamento Amt 2012 per l’avvio del riequilibrio Società partecipate a rischio
A Genova il problema non sono i conti comunali in sé, ma quelli delle società partecipate. In particolare Amt, l’azienda di trasporti, ha vacillato dopo l’addio del partner francese Ratp a fine 2011 e 500 dipendenti sono finiti in cassa integrazione in deroga. Problemi anche alla Fiera di Genova (del 33% del Comune), dove ci sono circa 30 persone da ricollocare PALERMO 2,5 milioni La perdita media mensile negli ultimi 10 anni di Amia, fallita con un debito da 180 milioni Allarme occupazione
Circa 1.700 dipendenti della Gesip, la multiservizi del Comune, sono in cassa integrazione grazie a un protocollo ad hoc firmato da Regione, Inps e Comune di Palermo, ma il protocollo si chiude il 31 dicembre. L’Amia, l’azienda di igiene urbana (quasi 2.400 dipendenti) è fallita e ora si è trasformata in una nuova municipalizzata (Rap)
PEZZO DEL SECOLO XIX USCITO IL 10/10
Genova - Vendere Amt ai privati. Tutta Amt, cedendo il 100% delle azioni, oggi tutte di proprietà del Comune. L’attesa sentenza infine è arrivata: il consulente incaricato dal sindaco Doria di fotografare lo stato della principale azienda del Comune per numero di dipendenti ha indicato la via: il ricorso a un investitore privato. Di più: se si scegliessero ipotesi più blande, è escluso che l’azienda possa stare in piedi restando in mano pubblica. E più il privato avrà mano libera, si evince - non senza una certa semplificazione - dalle circa duecento pagine fitte di dati prodotte dall’ advisor , meglio sarà perché Amt si consolidi e abbia una prospettiva che superi l’orizzonte di due-tre anni. Una meteora, che piove mentre ancora in città si protesta contro l’ultima revisione della rete Amt e dalla sala rossa, dove ieri si è fatto un primo bilancio dei tagli, rimbalzano altre notizie sibilline: «L’accordo per il biglietto treno+bus scade alla fine dell’anno e dovrà essere ridiscusso», ha ricordato l’amministratore unico di Amt, Livio Ravera. Per poi precisare: «Un aumento tariffario è escluso».
Il tomo prodotto dai tecnici di Meliorbanca, divisione specialistica della Banca popolare dell’Emilia Romagna, è da qualche giorno nella mani dei tecnici comunali - la direzione Partecipate, in primis, che lo studio aveva commissionato per conto della giunta - e in quelle del sindaco Marco Doria. Ed è come una bomba innescata, destinata a portare infine al dunque un dibattito mai sopito: che fare delle aziende partecipate dal Comune di Genova. Partendo proprio da Amt, la realtà, controllata al 100 per cento da Tursi dopo le negative esperienze con il socio francese (il colosso francese Transdev, a cui subentrò brevemente Ratp), che, anche per una serie di fattori contingenti come la riduzione costante delle risorse pubbliche a sostegno del sistema, ha spalancato sul suo percorso il baratro più preoccupante.
Le posizioni, sul punto, sono conclamate da diverso tempo. Le principali vogliono il più pesante “pezzo” della maggioranza di centro sinistra, il Partito democratico, favorevole alle privatizzazioni.
Ma è una posizione che non trova consensi unanimi all’interno dello stesso Pd, e meno che mai in seno al più che eterogeneo schieramento che sostiene la giunta. E se i favorevoli, mentre ancora si attende che la consulenza venga resa pubblica, si limitano in questa fase ad annuire, chi è fermamente contrario alla messa sul mercato delle aziende, o quantomeno è ancora preda di mille dubbi, prende tempo: «Non è una decisione della giunta. O del consiglio comunale». Vero. Come lo è che il sindaco non abbia nascosto di essere favorevole al mantenimento in mano pubblica delle “controllate” di Tursi.
PEZZO DEL 29 SETTEMBRE
Genova - Chi si muove con il trasporto pubblico farà meglio a trovarsi presto un’alternativa. E non basta, perché anche chi dovesse scegliere auto e moto, per raggiungere il lavoro o i banchi di scuola, correrà il concreto rischio di trovarsi invischiato in una città paralizzata. Ormai non ci sono più margini, nonostante la definizione alla protesta-cardine, quella dei lavoratori Amt, riuniti in assemblea lunedì sera, debba ancora essere data.
Anzi, il giorno più lungo per il Comune e la città ha ottime probabilità di catalizzare una mobilitazione molto più ampia, di quella, comunque importante, a cui potrebbero dare vita i soli tranvieri. Dipendenti di Amiu e di Aster, le aziende dei rifiuti e delle manutenzioni. Fino a possibili partecipazioni - o infiltrazioni, a seconda delle intenzioni dei protagonisti - di chi, con la delibera-quadro sulla galassia delle “partecipate” nulla ha a che fare, ma potrebbe scegliere il palcoscenico per attizzare le proprie rivendicazioni. Nella lista rientrano in molti: dai dipendenti del Teatro Carlo Felice fino al movimento No Tav, passando per i centri sociali e i collettivi studenteschi.
Una piazza ampia ed eterogenea. E un epicentro, blindato per l’occasione: Palazzo Tursi, dove dalle 14 si riunirà il consiglio comunale. In calendario la delibera, che si trascina dall’estate scorsa e che inquadra il sistema delle aziende comunali. E per ognuna, a partire da quelle “strategiche”, quindi Amt, Amiu e Aster, tracciare strategie possibili. In realtà, il testo della delibera è tutt’altro che perentorio - le privatizzazioni, il nodo caldo, sono soltanto un’eventualità - ma è pur vero che si tratta di un primo passetto verso quella che il primo partito di maggioranza, il Pd, vede realmente come una soluzione.
In testa alla aziende problematiche c’è Amt, che lo sarebbe anche se la delibera non fosse mai stata scritta per i problemi finanziari e la necessità di far quadrare il bilancio nel 2014 dopo gli interventi già adottati nel 2013, dai contratti di solidarietà ai tagli alle buste paga. Per questo i toni della protesta dei 2.340 di Amt saranno i più elevati. Facendo però da volano a un più ampio fronte, a cui proprio la delibera ha contribuito a creare un terreno molto fertile.
CRONACA DEL 13 NOVEMBRE
Genova - Poco prima delle 15, alcune decine di lavoratori dell’Amt, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico nel capoluogo ligure, si sono mossi in corteo da piazza De Ferrari verso la vicina piazza Corvetto.
Come annunciato, dopo avere bloccato per qualche tempo la piazza stessa, si sono mossi in direzione di Palazzo Tursi: intorno alle 16, una cinquantina di loro ha fatto ingresso in Comune, dove si parlava delle società partecipate (come Amt, appunto): interrotta la presentazione del Puc (video) .
Il sindaco Marco Doria, che era nel salone di rappresentanza di Tursi, è stato “prelevato” da alcuni lavoratori e “accompagnato” in cortile perché parlasse con loro: le sue parole sono state accompagnate da parecchi fischi. Il primo cittadino si è confrontato anche con suo ex allievo dei tempi dell’università, ora autista Amt, che gli rinfacciava di «non rispettare le teorie che insegnava a lezione»: Doria gli ha risposto ribadendo che «Amt ogni anno ha un grande deficit». Proprio su questo, il sindaco ha fatto riferimento all’imposta sugli immobili, perché a bilancio «ogni milione di euro di deficit dell’azienda di trasporto pubblico equivale a un pezzetto di Imu».
Nel video del Secolo XIX, il corteo dei lavoratori
Alla domanda se Amt sarà privatizzata, il primo cittadino ha risposto con un «non lo so» che ha fatto salire la tensione: «Traditore», «non vi daremo tregua», «devi trovare i soldi», «non segua Renzi, segua quello che ha fatto de Magistris a Napoli per il Tpl», gli hanno urlato i manifestanti, aggiungendo che «i lavoratori di Amt pochi mesi fa hanno fatto 8,3 milioni di euro di sacrifici, Comune e Regione non hanno rispettato gli impegni, non hanno patrimonializzato l’azienda». Questa la successiva replica di Doria: «Nel 2013, per Amt il Comune di Genova ha aggiunto 30 milioni di euro ai 65 della Regione Liguria, 30 milioni messi da 599mila cittadini genovesi. Il Comune si è accollato le perdite di Amt. Il problema che ora ci troviamo di fronte è l’essere “punto a capo” per il 2014: Amt non sarà di nuovo in equilibrio di bilancio e il Comune non avrà a disposizione le stesse risorse del 2013. Se non si farà nulla, Amt nel 2014 avrà di nuovo un disavanzo, il Comune non può mettere soldi dei cittadini che nel giro di alcuni mesi vengono “ingoiati”, il patrimonio di Amt negli anni scorsi è stato venduto per coprire i debiti».
Nel video del Secolo XIX, l’arrivo dei lavoratori a Tursi
I lavoratori hanno srotolato dentro Palazzo Tursi lo striscione “No alle privatizzazioni, sì alle vostre dimissioni, Amt, Amiu e Aster non si vendono”, poi hanno abbandonato la sede del Comune di Genova minacciando di «tornare più numerosi martedì prossimo», giorno in cui il Comune dovrebbe discutere e votare la delibera sull’ipotesi di privatizzare le partecipate.
Il faccia a faccia fra i lavoratori e il sindaco
Marco Doria è stato ribattezzato il "sindaco immobile". Cittadini e lavoratori invece si agitano. E tanto. Prima la bufera sulla gronda autostradale, ora la grana Amt. Domani, per il quarto giorno consecutivo, nel capoluogo ligure ci sarà lo sciopero del trasporto pubblico. Di bus, in città non c’è nemmeno l’ombra. Parte dei 2300 dipendenti dell’azienda ha assaltato Palazzo Tursi, invocato le dimissioni della giunta, il sindaco nei giorni scorsi è stata financo aggredito. "Gravissimo non per quanto successo a me, ma perché il consiglio è stato interrotto, una violazione della democrazia. Capisco la preoccupazione per il futuro ma è inaccettabile, come lo sciopero selvaggio", ha commentato il primo cittadino. A far scaldare gli animi è l’idea del Comune di aprire alla privatizzazione di Amt. Ma lo sciopero è solo la punta di un iceberg di polemiche. Come quella innescata dal capogruppo comunale della Lega Nord, Edoardo Rixi, che ha denunciato come il Comune continui a pagare con i contributi pubblici le bollette di acqua, luce e gas dei campi rom di Bolzaneto e Molassana. O ancora la protesta degli operai dell’Aster, la società partecipata che si occupa della manutenzione della città, o quella dei dipendenti del Teatro Carlo Felice o ancora i licenziamenti dei dipendenti della Fiera del Mare, l’ente di cui il Comune è socio. Dov’è finita la rivoluzione di Doria?
POSIZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Visto l’aumento dell’aliquota dell’IMU causato dallo stato di difficoltà e indebitamento di HCS il Movimento Cinque Stelle vuole illustrare quale sia il processo perverso a cui i destini delle municipalizzate sono legate.
Fase 1)
Il comune crea e amministra un’azienda a capitale pubblico per farle gestire dei servizi e beni pubblici come trasporti, gestione rete idrica, raccolta dei rifiuti, Farmacie comunali ecc.
Fase 2)
I politici di turno elargiscono favori, specie in prossimità delle elezioni, per creare consenso. Se vinceranno le prossime elezioni avranno un problema ma anche una città da “amministrare”, se perdono lasceranno una patata bollente ai loro successori
Fase 3)
Le aziende create diventano sempre più inefficienti, costano alla collettività e per mantenersi s’indebitano con le banche e non pagano i creditori (e qualche volta anche i contributi pensionistici).
Fase 4)
Il politico “illuminato” trova la brillante soluzione: Privatizzare le società capitale pubblico.
Fase 5)
Le società così privatizzate iniziano a liberarsi del personale in eccesso e aumentano le tariffe. Ovviamente, visti i costi che hanno dovuto affrontare, fermeranno anche gli investimenti.
La conclusione di questo processo è che i servizi pubblici diventano privati, aumentano di prezzo, i posti di lavoro diminuiscono e gli investimenti che tanto si annunciano non ci saranno.
Da quanto ci risulta dai giornali, HCS è nella terza fase ed è in attesa di un “politico illuminato”, in questo caso di centro sinistra, che la voglia privatizzare.
Noi del Movimento Cinque Stelle sosteniamo che:
1. Le municipalizzate sono uno scandalo . I servizi devono essere completamente pubblici oppure completamente privati. Le vie di mezzo servono a fornire a politici voraci e affamati di consenso uno strumento per erogare favori e non offrono vantaggi per la collettività.
2. I servizi pubblici si pagano con le tasse (anche di scopo), i servizi privati si pagano con le tariffe. Ovviamente non ha senso che convivano insieme tasse di scopo e tariffe. In questo senso la maggiorazione dell’aliquota dell’IMU si comporta come una tassa di scopo volta a finanziare quei servizi di HCS che sono in perdita e questo non va affatto bene.
3. Il posto pubblico non è un ammortizzatore sociale. Chi ha un lavoro deve offrire un servizio alla società
4. I Bilanci non sono dei documenti affidabili . Se così non fosse non ci sarebbero state Parmalat, Lehman Brothers, Elrond, San Raffaele. Un’azienda fallisce quando non può pagare più gli stipendi e i creditori, ed è improbabile che voglia sbandierare prima un rischio d’insolvenza visto che avrebbe problemi a reperire prestiti dalle banche, fiducia degli investitori (se è privata) e crediti dai fornitori.
5. Le responsabilità di questa situazione dipendono dalle precedenti amministrazioni (il plurale è d’obbligo), non cerchiamo colpevoli (per noi lo è tutta la classe politica) ma soluzioni, quindi evitiamo un patetico scaricabarile e mettiamoci a lavorare. Alzare l’IMU e incolpare la precedente amministrazione è un gioco facile, ma non è un modo corretto per sfuggire dalle proprie responsabilità.
Lunedì 11 novembre dalle 11,30 alle 13,00 presso i capolinea AMT di piazza Verdi (Brignole) l’Associazione ControCorrente organizza un incontro tra lavoratori AMT, di altre aziende di trasporto liguri e partecipate del Comune di Genova e Alessandro Nannini, coordinatore della RSU ATAF Gestione Firenze, società dei bus ceduta un anno fa a BusItalia (Trenitalia). Obiettivo dell’iniziativa far sì che dipendenti AMT e delle altre aziende minacciate di privatizzazione possano incontrarsi tra loro e sentire dalla viva voce di un collega che cosa ha significato concretamente per i lavoratori e gli utenti di Firenze finire sotto il controllo di BusItalia, in pole position nell’acquisizione di AMT Genova, di altre aziende di TPL liguri (vedi la recente legge regionale in materia), e della GTT di Torino. In secondo luogo porre il problema di un coordinamento dei tranvieri e dei lavoratori delle aziende pubbliche contro i tagli del Governo e le politiche di smantellamento e privatizzazione portate avanti da Doria, Burlando, Renzi, Fassino ecc. Se il 19 la decisione di cedere quote di AMT, AMIU, ASTER verrà discussa in consiglio comunale solo una mobilitazione unitaria dei lavoratori di queste aziende davanti a Tursi può fermarla. Come ad agosto, meglio di agosto.
Lunedì avremo interventi e testimonianze anche da ATC La Spezia, GTT Torino e abbiamo invitato lavoratori di ATP, AMIU, ASTER, Teatro Carlo Felice e consiglieri comunali contrari alla privatizzazione.
Associazione ControCorrente, Genova
Busitalia (Ferrovie dello Stato) sta già studiando il dossier
MA SI possono davvero rimettere a posto i conti dell’ Amt, consentendo all’ azienda di vivere senza più l’ ansia mensile di veder portare i conti in tribunale? Sembrerebbe di sì, anche guardando alle nuove e vecchie opportunità che si potrebbero mettere in campo. Se la voce-chiave è quella del contenimento dei costi, allora è ovvio che la strada dei prepensionamenti, dal 2015, potrebbe dare una mano. SI PUÒ anche intervenire sulla rete, senza penalizzare l’ utenza, ma compiendo opportuni aggiustamenti. Si deve proseguire su quell’ azione di lotta all’ evasione tariffaria già annunciata dal sindaco Marco Doria.E poi mettere a punto risparmi sulla manutenzione, che oggi ha un costo di 25 milioni l’ anno. Certo, l’ obiettivo non è sforbiciare alla cieca, quanto mettere mano a un piano di razionalizzazione e di miglioramento degli interventi. Nel 2012 l’ azienda perse circa 12 milioni di euro, mentre in questo tribolatissimo 2103 il conto economico si chiuderà in sostanziale pareggio, grazie agli accordi fra i lavoratori che hanno accettato il ricorso ai contratti di solidarietà (c’ è chi perde anche 5mila euro l’ anno nelle posizioni più alte) e le istituzioni. Ora si tratta di dar seguito a quegli accordi, dando nuovo ossigeno sotto forma di capitale. E poi si possono far crescere i ricavi. L’ assessore alle Finanze del Comune di Milano, la genovese Francesca Balzani, ha messo a punto un piano per accedere al progetto "Erika" che garantisce finanziamenti per l’ acquisto di nuovi mezzi ecologici che si pagano proprio riducendo i costi di manutenzione. Una soluzione che potrebbe rivelarsi interessante anche per Genova, visto che l’ età media del parco mezzi è di 14 anni, cosa che costringe a continui interventi di manutenzione. Anche insieme alla Regione si possono mettere a punto nuovi percorsi per accedere ai finanziamenti europei sul trasporto, come già fatto dalla Spezia. L’ importante, però, è avere chiara la volontà politica. Gravissimo continuare a vivere e far vivere l’ azienda e i lavoratori in questa situazione intermedia e incerta, che avvicina semplicemente al trasferimento dei libri in tribunale. Che si decida insomma, in senso o nell’ altro. A Firenze, ad esempio, il sindaco Matteo Renzi ha scelto la strada della privatizzazione del 100 per cento del capitale. Per i 300 esuberi annunciati si sono trovate le risorse e l’ azienda è andata a BusItalia, società di Trenitalia (Fs). Se Genova volesse seguire questa strada, sicuramente inserirebbe nel suo bando la clausola sociale, cioè il mantenimento di tutti i dipendenti (per un arco temporale medio-lungo). Non può sfuggire, però, che nel 2014 scade il contratto di servizio e che l’ agenzia regionale bandirà la nuova gara. L’ obiettivo ideale sarebbe quello di arrivare fino al 2020, con un unico contratto ferro-gomma (per le ferrovie e il trasporto pubblico). Il contratto delle Fs scade infatti nel 2014, ma è stato prorogato fino al 2020, quindi per altri sei anni di servizio. Un’ analoga volontà politica in questa direzione potrebbe legare al treno anche i bus. Ma chi potrebbe essere interessato all’ Amt? Al momento, in Italia sono due i soggetti che si stanno dedicando allo shopping, gli inglesi di Arriva plc, e BusItalia, società che fa capo alle Ferrovie dello Stato attraverso Trenitalia, che già aveva operato una "due diligence" sull’ Atp, prima di lasciar perdere dopo aver esaminato a fondo i conti. Oggi un bilancio come quello di Amt (e di altre aziende) regge nella somma fra proventi statali (65%) e tariffazione (35). L’ opportunità che si potrebbe creare fra treno e gomma potrebbe rappresentare un punto di forza. Ma il problema di fondo non cambia: prima di tutto, va risolto l’ interrogativo-chiave, privatizzare oppure no? Se non ci sono le risorse, allora si proceda con la vendita ai privati, inserendo la clausola sociale, sostengono i "privatizzatori". Teniamo pubblica la quota di maggioranza, ma mettiamola nelle condizioni di stare in piedi, ribatte chi si oppone alla cessione immediata. Comunque sia, diventa importante non far passare altri mesi in questa indeterminatezza. Martedì è previsto il primo passaggio, con l’ esame della delibera in consiglio comunale. L’ impressione è che non ci siano davvero le condizioni per arrivare a un’ approvazione definitiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA
massimo minella
18 novembre 2013
Busitalia - Sita Nord s.r.l. nel 2012 ha effettuato 44 milioni di km, di cui 28,7 milioni di km relativi al solo TPL, grazie a poco meno di 900 dipendenti che operano su 715 autobus. I passeggeri trasportati sono circa 22 milioni.[2][3] Per quanto riguarda il TPL, il 60% dei ricavi è realizzato in Veneto, il 40% in Toscana. Il 16 febbraio 2012 Busitalia ha stretto una partnership con il gruppo Autoguidovie il cui Amministratore Delegato, dopo tre mesi, è diventato AD anche di Busitalia[4].
SULLA PRIVATIZZAZIONE DI ATAF
Privatizzazione di ATAF: Grassi e De Zordo: ‘La maggioranza converge su privatizzazione e boccia di fatto la gara regionale. Le modifiche alla delibera servono solo come alibi’. I privati guadagneranno sicuramente oltre 15 milioni ma Renzi la s-vende a 3,6 milioni. A votare a favore Pd, Lega, Fli e Udc e uno dei due consiglieri Idv
‘Abbiamo provato in ogni modo a introdurre l’obbligo per il Sindaco a far partecipare il Comune di Firenze alla gara unica regionale sul trasporto pubblico locale conferendo la propria delega, affermano Grassi e De Zordo. Ma la maggioranza, Pd in testa, ha bocciato sistematicamente i nostri emendamenti: abbiamo avuto conferma che le modifiche alla delibera apportate oggi dalla Giunta servono solo come alibi ad alcuni consiglieri per votare a favore o astenersi.’
‘Un bluff che risulta essere ancor piú grave perché arriva dopo che gli uffici tecnici hanno violato il termine, previsto dal regolamento comunale, di 10 giorni per l’espressione dei pareri tecnici necessari alla discussione della delibera che abbiamo depositato il 24 novembre scorso per la partecipazione alla gara regionale.
Non sono credibili i Consiglieri che hanno espresso contrarietà alla privatizzazione di ATAF senza la partecipazione alla gara regionale e hanno respinto tutti i nostri emendamenti che andavano nella direzione di rendere piú stringente l’obbligo sulla gara unica.’
“Infine troviamo davvero incredibile che si s-venda a 3,6 milioni, come prevede l’allegato delle stime delle quote azionarie di ATAF che ci é stato consegnato soltanto adesso, una società come GeSt che guadagnerà da adesso.al.2041, data in cui scadrà il contratto di gestione della tramvia, tra dividendi e utili certi superiori ai 20 milioni. – concludono i due Consiglieri – Ribadiamo la nostra contrarietà alla privatizzazione delle quote di Ataf Gestioni ma non abbiamo rinunciato a sottoporre emendamenti nel merito che potessero migliorare la delibera.’
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“La delibera che dà il via alla privatizzazione di Ataf è stata approvata con una inedita maggioranza composta da Pd, Lega, Fli e Udc e un consigliere di Idv. Colpisce anche l’astensione del consigliere di Sel il cui partito ha preso posizione netta contro la privatizzazione e fa addirittura parte del Comitato cittadino contro la privatizzazione di Ataf, come del resto Idv.
Passa così quello che, per le implicazioni politiche, amministrative e sociali, si configura come il passaggio più importante di questo mandato, e che ci riporta direttamente agli anni ’80 all’epoca d’oro delle liberalizzazioni. Con tutte le conseguenze che sappiamo e che hanno ripercussioni sull’abbassamento del servizio e del costo del lavoro. Perché un privato dovrebbe accollarsi l’Azienda se non per farci utili? E da dove li può fare se non erodendo proprio questi due ambiti e dunque a spese di utenti e lavoratori?
Resta comunque il fatto che la delibera si contrappone al volere del 95,7% dei votanti fiorentini al primo quesito referendario: una bella responsabilità specialmente per chi quel referendum ha sostenuto e festeggiato. Proprio su questo punto crediamo che la strada referendaria non sia chiusa e si possa ipotizzare di tornare a sentire l’opinione degli stessi fiorentini su questo servizio essenziale.”
Privatizzazione di ATAF: Grassi e De Zordo: ‘La maggioranza converge su privatizzazione e boccia di fatto la gara regionale. Le modifiche alla delibera servono solo come alibi’. Gest guadagnerà sicuramente oltre 15 milioni ma Renzi la s-vende a 3,6 milioni
‘Abbiamo provato in ogni modo a introdurre l’obbligo per il Sindaco a far partecipare il Comune di Firenze alla gara unica regionale sul trasporto pubblico locale conferendo la propria delega, affermano Grassi e De Zordo. Ma la maggioranza, Pd in testa, ha bocciato sistematicamente i nostri emendamenti: abbiamo avuto conferma che le modifiche alla delibera apportate oggi dalla Giunta servono solo come alibi ad alcuni consiglieri per votare a favore o astenersi.’
‘Un bluff che risulta essere ancor piú grave perché arriva dopo che gli uffici tecnici hanno violato il termine, previsto dal regolamento comunale, di 10 giorni per l’espressione dei pareri tecnici necessari alla discussione della delibera che abbiamo depositato il 24 novembre scorso per la partecipazione alla gara regionale.
Non sono credibili i Consiglieri che hanno espresso contrarietà alla privatizzazione di ATAF senza la partecipazione alla gara regionale e hanno respinto tutti i nostri emendamenti che andavano nella direzione di rendere piú stringente l’obbligo sulla gara unica.’
“Infine troviamo davvero incredibile che si s-venda a 3,6 milioni, come prevede l’allegato delle stime delle quote azionarie di ATAF che ci é stato consegnato soltanto adesso, una società come GeSt che guadagnerà da adesso.al.2041, data in cui scadrà il contratto di gestione della tramvia, tra dividendi e utili certi superiori ai 20 milioni. – concludono i due Consiglieri – Ribadiamo la nostra contrarietà alla privatizzazione delle quote di Ataf Gestioni ma non abbiamo rinunciato a sottoporre emendamenti nel merito che potessero migliorare la delibera.’
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23 DICEMBRE 2011