Mattia Feltri, La Stampa 22/11/2013, 22 novembre 2013
INDAGATO E CAPOBASTONE DE LUCA, IL SINDACO ALLERGICO ALLE REGOLE
Non c’è profeta – dice Gesù nei Vangeli – che sia bene accetto in patria. A ribaltare la massima divina non poteva essere che lui, il sindaco con una così solida opinione di sé da proporre un’urna cineraria, la sua, come centro fisico e filosofico della città. Da riporre, precisamente, tracciate le circonferenze e tirati i raggi, nel punto mediano di piazza della Libertà, monumento alla gloria e ai guai di Vincenzo De Luca. La piazza in questione, affacciata sul mare di Santa Teresa a Salerno, progettata a volumetrie sovietiche, classicheggiante nella forma semicircolare del complesso Crescent - a sua volta studiato per ospitare negozi, palestre e appartamenti di lusso – è sotto sequestro. Mezza Salerno è indagata: assessori, consiglieri comunali, soprintendenti. E il sindaco. Il quale, in casi simili, l’ha presa con esibito piglio immoralista: «Io sono orgoglioso. In questo Paese siamo tutti indagati, non c’è un amministratore che non abbia avuto un avviso di garanzia. Chi non ce l’ha è una chiavica». Da altre inchieste è uscito bene, e per ciò ha un’opinione articolata: «La moralità… Enrico Berlinguer… Così moriamo, fra gli applausi, ma moriamo».
De Luca ha 64 anni. E’ nato in provincia di Potenza ma a Salerno va da bimbo. Si iscrive presto al partito comunista, conosce Antonio Bassolino e con lui non si prende mai. Diventa per la prima volta sindaco nel 1993, dopo il ballottaggio, ed è rieletto nel ’97 col 73 per cento dei voti. Salta un mandato. Fa il parlamentare dell’Ulivo. Si ripresenta nel 2006 nonostante due mesi prima sia stato confermato alla Camera. Vince al ballottaggio contro mezzo mondo: destra, Margherita, parti consistenti dei Ds. E nel 2011 si avvia al quarto mandato col 74.4 per cento. Nelle classifiche dei sindaci più amati è sempre ai primi posti. Legambiente premia Salerno per la più alta qualità ambientale del meridione. E’ la città con la massima percentuale di raccolta differenziata in Italia (74 per cento) proprio nei giorni in cui la Napoli di Bassolino è la discarica urbana le cui foto girano il mondo. Da noi, si vanta De Luca, non ci sono carte per terra. E nemmeno bivacchi di immigrati né venditori abusivi: problema (quasi) risolto con l’allestimento di un mercato etnico. Di sicurezza parla così: «Io smonto i campi dei rom e me ne frego di dove quella gente va a finire». Se ci sono presidi contro le discariche, la soluzione è questa: «Vanno aperte anche con i carrarmati, è chiaro?!?». Intanto a Salerno arrivano a progettare palazzi e stazioni gli architetti superstar: Santiago Calatrava, David Chipperfield, Zaha Hadid, Massimiliano Fuksas, Jean Nouvel.
E allora? E allora il problema del miracoloso De Luca è che, appena emigra, scompare. Si fa due legislature e passa inosservato. Nel 2006 (già rieletto sindaco) compete per il titolo di parlamentare più assenteista. Nel 2010 viene battuto da Stefano Caldoro nella sfida per la Regione. Difficoltà di trasferta sublimate in una leggendaria seduta della Conferenza Stato-Città, anno 2000, quando il sottosegretario al Tesoro, Piero Giarda, gli nega per motivi legali un aiuto economico (ne aveva bisogno per la spesa del personale). De Luca dice a Giarda tutto quello che pensa di lui: che un paese non può essere amministrato da un tizio con quelle orecchie a sventola, che se ne può andare in quel posto e conclude con considerazioni plateali sulla Madonna. Giarda, indignato o terrorizzato, chissà, prende e se ne va.
Probabilmente la disinvoltura di De Luca davanti a codici e norme è l’unico modo per avere la meglio sulla burocrazia. Si rischia. Si vive sul confine. Ma gli stessi sistemi, se applicati a vicende più ampie, rischiano di passare meno inosservati. Il suo passaggio da Pierluigi Bersani a Matteo Renzi, nel giro di un anno, è stato santificato dai numeri: gli iscritti salernitani hanno scelto il sindaco di Firenze nell’umoristica percentuale del novantasette virgola. La procura antimafia sta cercando di capire quanto c’entri il plebiscito (soliti morti che votano, elettori che si moltiplicano nottetempo) col ritrovamento di centinaia di tessere ancora in bianco. Nei prossimi giorni i carabinieri andranno alla sede nazionale del Pd per vederci chiaro. De Luca non si preoccupa, va avanti da renziano, cumulando renzianamente la carica di sindaco e quella di viceministro alle Infrastrutture, da cui magari spera di ricavare altre cose buone e giuste per la sua città. Il problema è che Enrico Letta non gli dà le deleghe sinché non si dimette da sindaco, e lui non si dimette da sindaco sinché Letta non gli dà le deleghe.