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 2013  novembre 22 Venerdì calendario

IL SECCHIONE NICOLA: «PSICOLOGIA E FAVOLE»

Studente di psicologia («all’università, ma mai finita»), preparato sulle neuroscienze, padre di quattro figli, allenatore del Livorno.
Famoso sul web, è il primo approfondimento di wikipedia, per il gol celebrato con bacio alla poliziotta. Davide Nicola, ritiene necessario un aggiornamento?
«Ma chi l’ha redatto?!? Ci sarebbe un altro elemento, il gol al 103’ in Torino-Mantova 2005-2006, un gol per la A. Sulla poliziotta l’ho già detto, una mia amica mi disse che era in servizio e che avrei segnato, volevo ricambiare e invece baciai quella sbagliata».
Si parla anche del suo 110 e lode a Coverciano.
«Non è una laurea in ingegneria medica, ma è motivo di soddisfazione. Titolo della tesi: «Leader si nasce o si diventa?». Va letto in chiave moderna: il leader interviene se c’è bisogno, non è più il condottiero di un tempo. In campo credo anche che uno giochi manifestando tratti caratteriali, è provato in psicologia».
Sostiene di credere nelle favole.
«Nozioni di pedagogia e sociologia servono a chi lavora con le risorse umane. Le favole sono legate alle immagini e le immagini favoriscono l’apprendimento, la comunicazione da sola non basta e le neuroscienze lo dimostrano. A fine partita facciamo una riunione in campo, aiuta il gruppo a valutare quanto fatto. Poi subentrano eccessiva autocritica o un eccessivo distacco. A fine partita, invece, le immagini sono ancora chiarissime».
Spinelli l’ha paragonata a Mazzarri, ex livornese.
«Ho preso appunti da tutti gli allenatori che ho avuto ma nessuno è il mio modello. Mi interessano le situazioni e ora, nelle situazioni, mai uguali al massimo simili, non ci si trovano loro ma io. Non perdo tempo a sentire quello che dicono di me, mi discosto da tutto, senza credermi più di quello che sono e senza farmi condizionare se qualcosa non va».
Spinelli l’ha anche protetta dopo le quattro sconfitte consecutive.
«La logica vuole che se punti sul gruppo della B, con 10/11 esordienti in A, è più probabile avere problemi che non averne. Non vorrà dire non dimostrarsi comunque all’altezza. L’undicesimo era Paulinho, che di presenze in A ne aveva una trentina, e domenica sarà squalificato».
Vuol ripartire domenica, nello stadio esaurito, contro la Juventus di Conte?
«Affrontarlo per la prima volta mi galvanizza. Lui è il top, io vorrei diventarlo. Lui gioca sui principi, non è schiavo dei moduli. Ha grandi qualità oltre quelle tecniche, per esempio mentali. Rispetto all’Inter dovremo essere più presuntuosi, che non è per forza un termine negativo: invita alla consapevolezza di sé. I dati dimostrano che si vince con il bel gioco, il bel gioco è il saldo tra ciò che produci e ciò che concedi, l’estetica è un passo successivo. Sono un maniaco dei numeri, non uscirò dicendo: questo non l’avevo previsto. Affrontiamo i campioni ma non metto le mani avanti, che forza darei alla mia squadra? Non sta invece scritto da nessuna parte che debba sempre vincere il più forte. Comunque non parlerò di arbitri: la scuola allenatori, l’opinione in generale, ci chiede di cambiare la cultura e se ci si attiene in pochi finisce che nessuno cambia niente».
Sembra molto deciso anche nella vita: ha 40 anni e 4 figli.
«Ginevra 14, Alessandro 13, Tommaso 9 e Daniel, 7 anni. Nulla è costrizione, mia moglie ha scelto di fare la mamma. Io vorrei il quinto, mi manca la superiorità negli schemi con le casacche (ride). La confusione è inversamente proporzionale al numero: tanti bambini, poco chiasso, giocano tra di loro».