Camillo Langone, il Giornale 22/11/2013, 22 novembre 2013
UNO SCRITTORE DI SERIE A
Mariarosa Mancuso del Foglio chiede «che Maurizio Milani venga promosso nella serie A degli scrittori. Ha i due requisiti che servono: un mondo e una lingua». La Mancuso ha ragione ma ad avere torto è il contesto che purtroppo è molto più forte della Mancuso, di me e degli altri 25 lettori dell’autore di Codogno, pianura lodigiana, Lombardia, oggi in libreria con Uomini che piangono per niente (Rizzoli). Per contesto intendo l’ambiente letterario italiano che è piccolo ma feroce soprattutto con gli autori umoristici e soprattuttissimo ( licenza poetica) con gli autori umoristici di destra o comunque non di sinistra.
Milani dichiara una pagina sì e l’altra pure la sua nostalgia per la Dc e chi non lo conosce personalmente pensa che sia un gioco, cabaret. Ma io lo conosco e posso garantire che non è un gioco: lui è davvero un vecchio ragazzo di parrocchia, un frequentatore di santuari mariani, uno che davvero voterebbe Casini ( tormentone del libro è il voto a «Udc fisso») se soltanto Casini si dimostrasse all’altezza degli ideali che in campagna elettorale propugna.
Scrittore di serie A temo che Milani non lo diventerà mai, essendo gli arbitri del campionato della letteratura tutti cornuti. Io però ho un sogno ancora più estremo: vorrei che Milani diventasse un politico di serie A o almeno l’estensore del programma di un politico di serie A. È lui il vero ideologo di un indispensabile partito della realtà, di un movimento anti-ideologico che un tempo si sarebbe detto qualunquistico mache oggi sarebbe il massimo dell’anticonformismo: le pagine più preziose del libro sono quelle antianimaliste e antiecologiste, scritte fingendo di scherzare ma non scherzando affatto. Su di un impegno diretto del nostro eroe della Bassa sono piuttosto perplesso, conosco la sua accidia anche perché somiglia alla mia autarchia: non usa il pc, non conosce l’inglese, il suo mondo è quello dei bar di Codogno. Somiglia a Giovanni Lindo Ferretti, altro autore arcicattolico autosepolto nella provincia profonda: entrambi ostili alla moderna tecnologia, affezionati al vecchio telefono fisso (che sarebbe ottimo se i due si trovassero sempre a casa, mentre invece Ferretti è sempre sui pascoli e Milani sempre al bar con i suoi amici non vip). Oppure, scusate l’ardire, a Giovannino Guareschi, altro scrittore padano fuori dai giri, altro protagonista di un mondo piccolo eppure universale.