Carlantonio Solimene, Il Tempo 22/11/2013, 22 novembre 2013
ANCHE MELONI A CACCIA DEL TESORO DI AN
Anche Giorgia Meloni sta per entrare nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Alleanza Nazionale. La notizia, destinata a scuotere un mondo, quello della destra italiana, già in fibrillazione, dovrebbe diventare ufficiale nel giro di pochissimi giorni. Quando, cioè, il presidente Franco Mugnai comunicherà chi saranno i nuovi consiglieri che, secondo quanto presisposto dallo statuto, dovranno entrare nell’organo che gestisce il patrimonio della fu An.
Esattamente un mese fa, il 22 ottobre, il cda della Fondazione ha approvato una delibera con la quale è stato modificato lo statuto dell’organizzazione. In sostanza si è stabilito che lo stesso consiglio di amministrazione non sarà più composto da 14 membri, bensì «da un minimo di 15 a un massino di 21 membri». Si tratterebbe, però, solo di un primo passo. Nei prossimi mesi, infatti, il cda dovrebbe allargarsi fino a una trentina di membri e, successivamente, superare addirittura le cinquanta unità.
Per il momento si sono aggiunte sette poltrone, che ora dovrebbero essere occupate da diversi esponenti di Fratelli d’Italia. La Meloni dovrebbe essere «ufficializzata» martedì prossimo, ma si vocifera che potrebbero entrare nell’organo che governa la Fondazione anche alcuni esponenti della cosiddetta corrente dei «gabbiani», da tempo vicina all’ex ministro della Gioventù. Tra gli «indiziati» il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli e l’ex parlamentare Marco Marsilio. Anche di questo, tra l’altro, si potrebbe essere discusso in una riunione ristretta tenutasi ieri tra alcuni dei responsabili di Officina per l’Italia, tra cui la stessa Meloni e Gianni Alemanno, a sua volta nel cda della Fondazione.
Il «giallo» dovrebbe in ogni caso essere risolto in breve tempo. Il regolamento dell’ente, infatti, impone che le eventuali modifiche statutarie entrino in vigore «decorsi trenta giorni dalla loro comunicazione mediante pubblicazione sul sito internet». In questo caso, la pubblicazione è avvenuta lo scorso 23 ottobre. Anche «scavallando» il week end, il quadro sarà completamente chiarito all’inizio della prossima settimana.
Regista dell’operazione sarebbe Ignazio La Russa, che nel cda della Fondazione siede fin dalla nascita di quest’ultima, il 18 novembre 2011. Con l’ingresso della Meloni e di alcuni suoi fedelissimi, per Fratelli d’Italia potrebbe diventare più facile accedere ad alcuni degli immobili che una volta appartenevano ad Alleanza Nazionale, così da poterne fare sedi per il partito e per l’Officina per l’Italia.
A non vedere di buon occhio un’operazione del genere sono invece gli esponenti che si sono riuniti nel Movimento per Alleanza Nazionale, da Francesco Storace ad Adriana Poli Bortone, che da tempo hanno ingaggiato una querelle con la Fondazione per l’utilizzo del simbolo del partito che Gianfranco Fini mandò in pensione con l’annessione al Pdl. Lo stesso Fini, si vocifera, starebbe guardando con molta attenzione ai vari sommovimenti in atto nella galassia di destra, voglioso di tornare a giocare un ruolo da protagonista con la sua neonata fondazione Liberadestra.
A decidere del futuro del simbolo di An, lo ha scritto Gianni Alemanno sul suo blog, non può essere semplicemente il cda ma l’assemblea degli iscritti alla Fondazione che, sempre a norma di statuto, dovrebbe essere convocata ogni due anni per discutere delle varie attività dell’ente. Per rispettare questa tempistica, l’assemblea dovrebbe essere convocata entro poche settimane. La data scelta sarebbe il 14 dicembre, ma al momento non risulta che siano pervenute comunicazioni agli iscritti.
È ancora in stand by, invece, l’assegnazione del bando da oltre un milione di euro per finanziare progetti che si rifacciano all’universo di destra. Anche in questo caso, si vocifera che più che al valore effettivo delle varie richieste si stia pensando a come non scontentare nessuna delle varie anime che compongono il variegato universo degli ex An. Da quelli che hanno scelto Forza Italia a quelli che hanno sposato la scissione alfaniana, dagli ex Fli ai meloniani per arrivare all’area di Storace. Ultimo succoso particolare: tra i membri della Fondazione scelti per selezionare i vari progetti che hanno partecipato al bando c’è anche Italo Bocchino, ex colonnello finiano. In qualche modo, il caro Gianfranco c’entra sempre.