Michele Masneri, IL 21/11/2013, 21 novembre 2013
FORTISSIMAMENTE MIA
Vorrebbe avere 40 anni, ma ne ha solo 27. Lo scrivente, imbarazzato, che è suo amico, la prima volta per pura cortesia gliene dette 32. Ma lei del resto alimenta l’equivoco: sul suo profilo twitter, mezzo di cui fa un uso intensivo, c’è una foto del film In nome del popolo italiano con Gassman e Tognazzi; in agosto twittava inopinatamente di amori finiti alle Eolie con la colonna sonora di Lucio Dalla, Cara, struggente per la nostra generazione ma incongrua per la sua. Mia Ceran, nata a Treviri – come Karl Marx – nel 1986, è la telegiornalista del momento, già endorsata quest’estate da Carlo Freccero sull’Espresso. Al momento affianca Gerardo Greco ad Agorà, e prima ha fatto Matrix, Tg5 e Studio Aperto per Mediaset, poi L’Aria Che Tira e In Onda per La7. Freccero ha detto che per sfondare deve un po’ atteggiarsi a prima della classe ma lei è già prima della classe: ha una laurea a pieni voti in Economia alla John Cabot University di Roma – ateneo romano per rampolli ambiziosi soprattutto di ubriacature transatlantiche, ma lei si è sempre mantenuta lavorando, e ha preso tutte le borse di studio; poi è andata a Cnn Italia, imbrogliando, perche cercavano una stagista dell’ultimo anno di università; e lei mentendo spudoratamente supera tutti i colloqui (mentirà poi regolarmente sulla sua età fino a qualche anno fa, perché tutti la ritengono più grande). «È preparata e seria», sempre Freccero, e seria pure troppo. Il suo lato vecchista quest’estate la vedeva struggersi seriamente per non aver mai visto Sapore di mare, ansiosa di colmare questa lacuna culturale, forse perché in vacanza con quarantenni veri che la discriminavano per questo. Ma di vintage Mia ha anche il linguaggio; dice parole come «filone» e «profluvio»; un po’ perché è una seria signorina americana; un po’ perché l’italiano è la sua terza lingua: padre tedesco, dentista, madre slava, giornalista: lei vissuta a Miami fino a 13 poi trasferita appunto a Roma Nord, con clash of civilizations: di qui un lato Vanzina. Finte bionde, anche se lei bionda lo è davvero, e dunque adolescenza a nord del Ponte Flaminio con questa mamma giornalista molto fan del maresciallo Tito; qui Mia vive una scena primaria, quando squatters vicini di pianerottolo occupano l’appartamento adiacente con la classica zeppa. La madre titina non batte ciglio e cede volentieri la sua elettricità ai compagni ma la giovane Mia invece si scopre teenager d’ordine e capisce che non potrà mai essere comunista (oggi politicamente è thatcheriana di sinistra, come dice lei, forse renziana); e naturalmente sembra una sceneggiatura morettiana già pronta. Il lato romanordista emerge talvolta con violenza inconscia; se le dici «andiamo al mare», lei gira immediatamente la macchina verso l’Aurelia, Maccarese, Fregene, e più su Porto Ercole, non le viene neanche in mente che ci sia qualcosa a sud, di Capocotta non conosce l’esistenza. Le piacciono certi locali molto milanesi a Roma, e poi anche molto Milano, e su Milano racconta divertenti aneddoti della sua gavetta; di un direttore che le dice «finora hai fatto giornalismo in giacchetta. Qui si la giornalismo in bikini»; e la spedisce a filmare il gatto più lungo d’Italia dopo adeguato briefing da parte di una producer esperta in felini («piano strettissimo sul musino»). Maurizio Milani sul Foglio quest’estate ha fatto una sua classifica di bellezze mondiali, in cui Mia scalza Jennifer Lopez dopo anni: lei tiene un profilo bassissimo ma è molto corteggiata e si cura, e al momento (qui si fa servizio pubblico) non è fidanzata: ma le piacciono uomini bellocci, ovviamente più grandi, e ha una predilezione per i nordici; e poi ha un sistema di dissuasione atletica nel suo appartamento al sesto piano nella Roma antica, senza ascensore. Chi supera i sei piani senza angina forse poi sarà i ricompensato (lei ha fatto anche trapezismo agonistico). Ogni tanto dimentica di avere quarant’anni e le viene fuori perfino un lessico teen e dice cose tipo «ma cuore!» e «come se non ci fosse un domani!». A volte è persino ingenua, e tenera. Ha l’anima? Ha l’anima.