Stefania Peveraro, MilanoFinanza 21/11/2013, 21 novembre 2013
MA QUALE CREDIT CRUNCH? È VERO IL CONTRARIO
Se le aziende vanno male, non è colpa del credit crunch. Anzi. Numeri alla mano, pare vero proprio il contrario. Per ogni milione di credito concesso alle imprese più virtuose, ne sono stati concessi 7 alle imprese che oggi mostrano evidenti segnali di difficoltà. Come se la crisi economica fosse stata determinata da un eccesso di credito indiscriminato e non correttamente collegato alle effettive esigenze dell’impresa.
Il calcolo risulta da un’analisi presentata ieri in occasione di un convegno di Confindustria Monza e Brianza e condotta da Swiss Merchant Corporation, società di advisory e private equity specializzata sulle piccole e medie imprese, che ha analizzato i bilanci 2010-2012 di circa 1.200 società di capitali di cinque province lombarde (Monza Brianza, Como, Lecco, Varese e Sondrio) con ricavi tra 5 e 25 milioni e maggiori di 100 milioni, a conduzione familiare e non, appartenenti a diversi segmenti dell’industria e dei servizi. Le aziende sono state classificate sulla base di un indicatore, il Leanus Score, che, come il più noto Z-Score del prof. Edward Altman, misura la probabilità di fallimento delle aziende, ma che a differenza di quest’ultimo pone attenzione alla situazione finanziaria dell’impresa nel breve termine e al ciclo del circolante. «Il dato che suscita la maggiore curiosità riguarda l’analisi sull’utilizzo del credito da parte delle imprese virtuose rispetto alle imprese con maggiori difficoltà», ha commentato Alessandro Fischetti, vicepresidente corporate advisory di Swiss Merchant Corporation, precisando che «per ogni milione di finanziamenti erogati al primo gruppo corrispondono circa 7 milioni concessi alle imprese che oggi mostrano evidenti segnali di crisi, e che pertanto sembrerebbero aver utilizzato il credito in modo sbagliato. I numeri, infatti, confermano che tali imprese, in crisi già nel 2010, hanno generato perdite complessive superiori a 60 milioni di euro e ridotto l’occupazione di 180 unità. Risultato che impone una riflessione importante sull’utilizzo delle risorse del sistema». Ma sorprende ancora di più che, nel complesso, le buone imprese (quelle definite «Star») che hanno prodotto utili (+21 milioni) e posti di lavoro (+100 unità), abbiano chiesto al sistema bancario solo 47 milioni.