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 2013  novembre 21 Giovedì calendario

I DANNI COSTANO 3 MILIARDI L’ANNO MA SPENDENDONE 7 STOP AI DISASTRI


L’emozione per il disastro sardo «toccato con mano» dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, gioca bruttischerzi. Letta garantisce che «la fase della ricostruzione avrà, come sempre avviene, deroghe al Patto di Stabilità». Nella legge di Stabilità dovrebbero trovare posto per la ricostruzione alcuni capitoli di spesa: dall’utilizzo delle risorse non impegnate giacenti sulla Contabilità speciale del Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico (30 milioni). Per ripristinare ponti e strade si pescherà dall’Anas (150) milioni. Ma è poca cosa. La Sardegna da tempo si batte contro il Patto capestro che blocca le spese e sanziona le amministrazioni. Il 20 luglio una sentenza della Corte Costituzionale ha riconosciuto non solo l’autonomia di gestione dei fondi, ma anche l’inapplicabilità delle sanzioni. Forte del pronunciamento dei giudici, il governatore sardo, Ugo Cappellacci, era tornato a chiedere a Letta «la rivisitazione dei vincoli ». Il problema non è tanto sul come liberare risorse, quanto dove trovarle. Letta ha già staccato un assegno da fuori patto da 20 milioni. Il conto finale di un’emergenza che viene sempre affrontata a posteriori, e mai prevenuta, lo fa l’Associazione bonifiche (Anbi): «Nel solo 2013», spiega il presidente Massimo Gargano, «maltempo e alluvioni hanno causato danni per oltre 1 miliardo all’agricoltura, e danni altrettanto ingenti ad infrastrutture civili, pubbliche e private». Per riparare ex post lo Stato spende, secondo verifiche Anbi, 3,5 miliardi l’anno (lo 0,7% del Pil). Peccato che non si trovino invece mai i fondi per attuare il piano per la “Mitigazione del rischio idrogeologico”. Un progetto bello e pronto per evitare frane, esondazioni e disastri - annualmente presentato dall’Anbi - che prevedeva 3.342 interventi (subito cantierabili), per un impegno importante di 7.409 milioni di euro, «finanziabili però con mutui quindicennali», ipotizza Gargano. E invece si preferisce intervenire ex post. Oggi anche il quotidiano dei vescovi, Avvenire, darà una sonora bastonata ai governanti “taccagni” e poco prudenti: «I quasi 4.000 morti in 50 anni delle tragedie idrogeologiche italiane sono figli di queste “prudenze”». Per il quotidiano della Cei bisognerebbe «cambiare passo» tornando a investire nella prevenzione, considerando che «non sono troppi » i 40 miliardi di euro stimati, «visto che nel frattempo ne abbiamo spesi oltre 52 di miliardi per riparare i danni».
AN. C.