Filippo Facci, Libero 21/11/2013, 21 novembre 2013
GLI INNOMINABILI
Quel noto manigoldo che è il nostro collega Cimini (ciao Frank, come butta?) da giorni ha scritto sul suo blog che un magistrato milanese è stato condannato a due mesi e 20 giorni perchè guidava ubriaco una bicicletta. Ottimo magistrato, protagonista di importanti inchieste: ma guidava alticcio sul marciapiede, di notte. Ma chi è questo magistrato? Non si può sapere: il riserbo è assoluto e impenetrabile, chi ha cercato di saperne di più ha cozzato contro una discrezionale riservatezza che ora lo sappiamo: esiste e resiste, basta impegnarsi un po’. A questo s’aggiunge che il Csm, con lettera del 27 agosto 2008, ha invocato la legge sulla privacy per impedire che vengano nominati i magistrati condannati dalla sezione disciplinare dello stesso Csm: gente che - citando sentenze a caso - ha dimenticato innocenti in carcere, non ha pagato il conto al ristorante, ha perso fascicoli e anni di lavoro altrui, oppure semplicemente non lavora o è mentalmente instabile. Ce n’è uno che è stato visto chiedere l’elemosina per strada, un altro ha spalmato l’ufficio di nutella, un altro ha urlato «ti spacco il culo» a un avvocato: e stiamo parlando di gente che giudica della vita altrui. E chi sono? Non si può sapere: la legge italiana prevede che vadano omessi i nomi dei minori, delle vittime di violenze sessuali e - prendiamo atto - anche dei magistrati. Poi dicono che manca la privacy: balle.