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 2013  novembre 21 Giovedì calendario

IL FAX DI ALLERTA INCHIODA I SINDACI «È BURRASCA, AVVERTITE I CITTADINI»


LA POLEMICA
OLBIA L’«avviso di allerta per rischio idrogeologico» della Direzione generale della Protezione civile sarda è arrivato al Comune di Olbia alle 16.54 di domenica 17 novembre. Lo dice la ricevuta che il fax ha sputato: ventiquattr’ore prima, minuto più minuto meno, che accadesse il finimondo. «Si prevedono precipitazioni diffuse a carattere di rovescio o temporale...previsti venti di burrasca sud orientali con raffiche di burrasca forte...si raccomanda di attivare il personale reperibile...si raccomanda di attivare le procedure e le misure di competenza finalizzate alla tutela della incolumità pubblica anche comunicando alla popolazione a rischio le predefinite misure...».
LE DOMANDE
Sappiamo tutti come è andata: nove morti -e fra loro due bambini-, decine di feriti, centinaia di sfollati e una città praticamente in ginocchio. A quarantott’ore di distanza le domande sono due: è scattato un piano di Protezione civile di Olbia? e se è scattato, è stata avvertita la popolazione delle «predefinite misure»? O, prima ancora di queste due, una terza domanda: ce l’ha il comune di Olbia un piano di Protezione civile? Ce l’ha, ce l’ha. E’ stato approvato con una delibera del 4 dicembre 2012 e l’assessore alla sicurezza del pd Ivana Russu, avvocato, giovane e battagliera, lo mostra con una certa impazienza. Ma è come se non ce l’avesse «perché è ovvio che bisogna riempirlo di contenuti». Contenuti? «Eh sì, con quel piano si davano delle indicazioni generali, poi bisognava tradurre concretamente...». Conclusione, non è scattato nessun piano quella mattina. «Ho riunito il comitato operativo comunale alle nove e mezza, poi ho visto che la situazione si aggravato e allora ho avvisato il prefetto. Da quel momento è passato tutto nelle loro competenze. E comunque alle undici di sera c’era già qui la Protezione civile nazionale, hanno preso tutto in mano loro ...». Una riunione dopo l’altra, un passarsi la palla l’uno con l’altro fino alle cinque della sera, con i canali che si gonfiavano, la Capitaneria di porto che metteva a disposizione i primi gommoni, i vigili del fuoco che inseguivano non più dieci ma cento, duecento richieste di intervento. L’assessore Russu ha una sua idea: «In quaranta minuti è successo tutto». E forse è l’unica incontrovertibile verità che rivela.
«NESSUNO SE L’ASPETTAVA»
Ma la popolazione è stata mai avvertita. «E che dovevamo fare? Dovevamo forse chiudere le scuole dal mattino, con il rischio di un provvedimento ingiustificato? La verità è che nessuno se l’aspettava un disastro del genere, il ciclone ha toccato zone della città assolutamente nuove rispetto al passato» . Ad aggravare la situazione interviene, perché è accanto a lei, il responsabile della Protezione civile cittadina, Giuseppe Budroni: «Avvertire la popolazione? Ci avevano già pensato i giornali locali, il comandante dei Vigili, all’ora di pranzo, aveva anche dato un’intervista in tv». Chi non aveva letto un giornale, chi non aveva acceso la tv, si arrangiasse pure. E infatti si sono arrangiati. Tragicamente. Ma lei, l’assessore Russu, si gioca l’ultima carta: «Io faccio il politico, le licenze edilizie le concedono i tecnici. E a Olbia, negli ultimi 50 anni, sono passati 21 piani di risanamento, per 21 volte sono state regolarizzate aree completamente abusive. Io le demolirei quelle case a un metro dal canale, per il bene di chi ci abita».
N. C.