Frédéric Beigbeder, la Repubblica 21/11/2013, 21 novembre 2013
NOI “MAIALI” SFIDIAMO L’IPOCRISIA
CERTO, ce la siamo voluta noi. Ma il “Manifesto dei 343 maiali” ha scatenato tali attacchi e insulti che mi vedo costretto a precisare il mio pensiero. Nessuno rivendica il diritto di disporre del corpo altrui in un rapporto fra adulti consenzienti. È uno scambio tristemente chiaro (piacere contro denaro), il cui primo difetto è di non corrispondere alla morale repubblicana. Quanto alla prostituta che ha scelto la sua attività, non lotta forse per la libertà di disporre del proprio corpo? A mio umile avviso, solo la parola delle prostitute dovrebbe essere ascoltata.
Quel che viene taciuto in questo non-dibattito, è la miseria sessuale. Penalizzare i clienti significa umiliare individui già frustrati, poiché non hanno accesso al meraviglioso godimento promesso dalla pubblicità, il cinema, le riviste, la tv. Il cliente non è un maiale; è un impacciato solitario in un’epoca di festa sexy. La prostituzione è resa dalla caricatura di un sordido rapporto per la strada, e invece è anche un uomo depresso salvato in un bar da una donna che l’ascolta e gli tiene la mano per aiutarlo a superare la notte. Che succederà senza questa valvola di sicurezza? Qualcuno diventerà pericoloso?
E come procederà la polizia nell’arrestare gli ignobili porci? quando scatta l’illegalità? Quando abbordano la ragazza, quando la pagano? Chi li denuncerà: le prostitute, i vicini, la moglie? La prostituzione esiste per entrambi i sessi: molte donne sole contano sugli escort boy. E quid della prostituzione omosessuale? Ma l’argomento è troppo tabù e i tempi troppo puritani. C’è una straordinaria ipocrisia: una maggioranza di concittadini è ricorsa a una professionista, ma non l’ammetterà. Viviamo in un capitalismo di tartufi, la prostituzione ne è una grottesca metafora. La Francia ha proibito le case chiuse, ma non le ragazze della gioia. Scommetto che fra i tanti scandalizzati dal “Manifesto”, molti amano le muse di Baudelaire, Maupassant, Proust, Simenon, Henry Miller e Houellebecq, e piangono la morte di Lou Reed che celebrava i bassifondi cantando:
«Hey babe, take a walk on the wild side».