Maria Grazia Coggiola, La Stampa 21/11/2013, 21 novembre 2013
INDIA, LA GUERRA DELLE CIPOLLE RISCHIA DI AFFOSSARE I GANDHI
Non c’è ormai comizio elettorale in India dove non spunti la cipolla, ingrediente immancabile di ogni piatto ed eterno termometro politico per un Paese dove il principale problema è ancora riempire le pance. Il caro cipolla che affligge ormai da mesi un miliardo e 200 milioni di indiani è entrato in ogni dibattito politico e in ogni talk-show televisivo. Dopo aver toccato il record delle 100 rupie, ovvero un euro e 20 centesimi a ottobre a causa del maltempo, il prezzo non è più sceso a livelli normali. E anche il costo degli altri ortaggi e della frutta è proibitivo, al di fuori della portata di quel terzo di indiani che vivono al di sotto della soglia della povertà.
L’inflazione, che continua a rimanere vicina al 10%, è una dolorosa spina nel fianco del Partito del Congresso della dinastia Gandhi, che tra sei mesi si presenta alle urne per cercare una nuova conferma dopo dieci anni di potere. In questo decennio l’elefante indiano ha cercato di arrivare all’8%, ma da qualche anno è stato penalizzare dalla recessione mondiale e da una sfilza di scandali per corruzione che hanno fatto scappare gli investitori internazionali.
Le cipolle sono soltanto la punta dell’iceberg di un sistema di distribuzione commerciale distorto che permette speculazioni e anche enormi sprechi di derrate. Un anno fa il governo - dopo una feroce battaglia con l’opposizione - aveva aperto le porte ai supermercati stranieri nella speranza di contenere i prezzi grazie all’eliminazione di intermediari e migliorare la qualità del commercio al dettaglio. Ma finora Wal-Mart e gli altri colossi della grande distribuzione sono ancora latitanti e probabilmente aspettano di vedere chi salirà al governo la prossima primavera.
Ad approfittare della debolezza del partito di Sonia Gandhi e del malcontento per il caro vita, è il leader della destra, il «falco» Narendra Modi, dato come favorito nei sondaggi e beniamino degli industriali che vedono nello stato che governa con il pugno di ferro, il Gujarat, un «modello» di sviluppo alla cinese da applicare al resto del Paese. Il 63enne leader del Partito popolare indiano non perde l’occasione di usare l’«arma» della cipolla contro l’odiata Sonia.
Nel suo ultimo comizio, nello stato nord-occidentale del Rajasthan, dove tra poco si terrà un altro mini test elettorale, se l’è presa con il suo rivale Rahul Gandhi, figlio di Sonia, che tempo fa aveva definito la povertà «uno stato mentale». «Quelli che crescono in hotel a cinque stelle non possono capire cosa è la miseria» ha tuonato e poi ha ricordato che con le 26 rupie fissate dal governo come soglia della povertà «non si possono comprare neppure 300 grammi di cipolle». Il prezzo del bulbo, secondo il leader, è salito del 1.500% nei dieci anni di potere del Congresso.
Secondo il governo, che ad agosto ha lanciato un mega piano di assistenza alimentare per 700 milioni di poveri a base di riso e lenticchie, il rincaro dei generi alimentari è causato dalla speculazione. Il che è possibile. Qualche settimana fa, in Bihar, uno degli stati più arretrati, il prezzo del sale è improvvisamente schizzato alle stelle. Si è poi scoperto che l’aumento era stato provocato da un falso allarme circolato sui social media sulla mancanza di scorte e solo dopo le rassicurazioni del governatore Nitish Kumar il costo è tornato ai livelli normali.