Alberto Laggia, Famiglia Cristiana 21/11/2013, 21 novembre 2013
LA CLASSE IN VIAGGIO
Chi di noi non conserva nel cassetto, tra le vecchie foto, quella scattata durante una gita di classe? Chi non ha almeno un ricordo di quell’ esperienza che per molti è stata l’ occasione per il primo viaggio importante? La prima uscita all’ estero? La prima notte trascorsa fuori casa? Magari il primo amore?
Oggi, che il pullman granturismo ha sostituito il vecchio rumoroso torpedone, il viaggio d’ istruzione continua a essere un appuntamento agognato dagli studenti delle nostre scuole. La gita scolastica compie cent’anni tondi tondi. A festeggiarla, con un festival che s’è svolto a Trieste, è stato il Touring club italiano (Tci), l’inventore del viaggio d’ istruzione in Italia.
Era il 1913. infatti, quando il Tci, con l’ intuizione di chi faceva viaggiare le idee assieme alle gambe, pensò che scuola e turismo dovessero incontrarsi perché l’Italia, con le sue bellezze uniche, era una straordinaria enciclopedia a colori, un romanzo mozzafiato da leggersi col naso all’ insù. Così il Tci costituì il primo Comitato nazionale del turismo scolastico, per diffondere la cultura del viaggio nelle scuole del Regno. Città d’arte e montagna diventano mete di scolaresche provenienti da ogni dove. Con la fine dell’ ultimo conflitto, il Touring riprese questo impegno, organizzando direttamente, con le sue sezioni locali, le uscite di istruzione in collaborazione con scuole e insegnanti. Resterà negli annali la gita realizzata e dall’associazione alla Certosa di Pavia nell’ aprile del 1947, che coinvolse 1.200 studenti milanesi e 470 pavesi, al seguito di presidi e professori. Ne parlarono la stampa nazionale e la radio. Dagli anni ‘60 cambia tutto: col boom economico e demografico, la gita scolastica è diventa veramente di massa e al Tci, nell’ organizzazione, subentrano le agenzie di viaggio. Dalla semplice uscita cittadina di poche ore le mete si internazionalizzano. Oggi Praga, Barcellona, Berlino, Londra e Parigi sono le città estere più frequentate. Roma, Firenze e Venezia le capitali indiscusse del turismo dentro i nostri confini.
I TAGLI ALLE SPESE. La crisi economica e i tagli alle spese per l‘ istruzione pubblica stanno, però, mettendo in dubbio il futuro di questa occasione di socializzazione e arricchimento culturale. L’abolizione governativa delle peraltro misere “indennità di missione”, che in qualche modo ripagavano gli insegnanti delle fatiche e della responsabilità sui minori accompagnati, ha depresso molto le iniziative di questo tipo. Risultato? Di gite di classe oggi se ne fanno sempre di meno. La Fiavet (Federazione italiana associazioni imprese viaggi e turismo) ha denunciato un calo del 70 per cento dei viaggi-studio nell’ ultimo anno scolastico, che metterebbe tra l’ altro a rischio la sopravvivenza di ben tremila imprese italiane specializzate nel turismo d’istruzione, con i loro 10 mila addetti e un fatturato di 450 milioni di euro.
Addio gita scolastica, allora? «No, ma il turismo a scopo didattico va profondamente ripensato», afferma Franco Iseppi, presidente del Tci. «Il viaggio d’ istruzione non può essere più quello di una volta, e cioè un’ occasione per andare solo a vedere un luogo sconosciuto. Il più delle volte, ormai, quel luogo si è già visto. Sia esso il Colosseo o il Delta del Po, questo va interpretato, compreso, vissuto. È questa valenza culturale che dovrebbe salvare la gita scolastica, al di là anche degli obiettivi didattici specifici: il viaggio dovrebbe essere itinerario di crescita, anche civile, percorso di cittadinanza, di integrazione».
Ma se fosse un insegnante, che proporrebbe? «Per esempio m’immaginerei una trasferta in Sicilia con don Ciotti e “Libera”; a Milano partirei visitando la torre di Unicredit e parlerei di Expo; proporrei magari di ripercorrere a piedi la Via Francigena; m’affascinerebbe un viaggio lungo le coste archeologiche del Paese».