Philippe Daverio, Oggi 20/11/2013, 20 novembre 2013
COME FA UN QUADRO A VALERE 142 MILIONI?
Il valore di un quadro non ha un prezzo in sé, ma è relativo alla quantità di denaro di chi lo compra.
In questo momento storico in cui alcuni hanno mezzi illimitati, anche i prezzi delle opere d’arte crescono enormemente. Quando si raggiungono cifre come quelle pagate per il trittico di Bacon non si può parlare d’investimento, perché è impensabile che il valore dell’opera cresca in modo proporzionale negli anni e che, in generale, i quadri di Bacon, per quanto influenzati nell’immediato da quest’acquisto, in futuro vengano pagati tutti quei soldi. Si tratta invece di acquisti legati a un concetto ludico di spesa del denaro. Non per nulla, nel mercato esiste la “teoria del prossimo folle”, che lega il prezzo al capriccio del momento: talvolta funziona, ma non è una regola. Le ultime due opere per cui sono state spese cifre “folli” sono state una grande scultura di Giacometti, venduta per 150 milioni di dollari, e una tela di Picasso che ha superato i cento. Anche in quei casi si è trattato di rondini che non fanno primavera, ma sono solo simbolo di una società dove l’enorme disponibilità di denaro e un capriccio possono trasformarsi in una sorta di esaltazione. Quindi, il fatto che per Bacon si paghino 142 milioni di dollari non vuol dire che, in assoluto, come artista valga dieci volte di più di Canaletto. Queste cifre, al massimo, segnalano come la società, in un cerco momento, recepisce l’importanza di alcuni artisti rispetto ad altri.