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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

CARLO CONTI SARO’ UN BABBO TUTTO

DA INVENTARE –

Milano Novembre
Carlo Conti arriva in libreria con Cosa resterà dei migliori anni, sottotitolo Piccolo dizionario della memoria, dove raccoglie oggetti, usi, consumi, un pizzico di storia, un bel po’ di filosofia degli anni della sua infanzia e della sua giovinezza. È l’occasione per sbirciare un po’ indietro e, soprattutto. guardare al domani con il conduttore che sarà papà (“babbo”) di qui a non molto.
Domanda. Dalla A di adesivi alla Z di zoccoli, giochiamo? Se le dico bicchiere telescopico?
Risposta. «Un po’ tutti i bambini avevano questo bicchiere nel cestino, già erano fantastici i cestini che ci portavamo a scuola, quelli in vimini, e dentro c’era un mondo che ogni mamma preparava per noi».
D. Lei e la sua mamma siete stati molto legati, non è vero?
R. «Con la mamma, finché è stata di questa terra, se n’è andata nel 2002, ho avuto un rapporto molto stretto. Era una donna fortissima, che mi ha fatto essere quello che sono oggi: il mio babbo è morto che avevo 18 mesi, quindi, lei si è rimboccata le maniche e ha dedicato la sua vita a tirare su questo zuzzurellone e a insegnargli i valori importanti: l’onestà e il rispetto».
D. Guardando indietro la sua generazione, nel segno dello show, è fatta da lei, dai Panariello, dai Pieraccioni, mica male...
R. «Noi abbiamo avuto la fortuna di esserci incontrati nel periodo dell’apprendistato, con Giorgio e con Leonardo siamo cresciuti insieme, abbiamo fatto di quelle serate, e poi ore e ore di radio, per non parlare delle trasmissioni nelle tv locali, quelle ce le siamo proprio inventate».
D. Ma la sua mamma che, intanto, la cresceva con sacrificio, che le diceva di questi giri fra piazze, radio e tv?
R. «L’obiettivo della mia mamma era quello di darmi il diploma e io fino a quel punto... Ho preso il diploma di ragioneria. E non solo, per un po’ di anni ho lavorato in banca, ecco, non si può immaginare la felicità della mia mamma quando vinsi questo concorso. Poi un giorno decisi di lasciare il famoso “certo per l’incerto”».
D. Possiamo immaginare l’infelicità per le sue dimissioni.
R. «Beh, la mamma dopo un primo sbandamento mi disse: “Vabbè, Carlo, la vita è la tua se credi in quello che fai e in te stesso, fallo, non sarò certo io a dirti di no”. Una grande persona...».
D. E adesso tocca a lei diventare genitore. Come sarà la sua paternità?
R. «Per me quello di padre sarà un ruolo tutto da scoprire perché non avendo avuto una figura di riferimento, ebbene, il mio ruolo sarà tutto da inventare e, quindi, cercherò di fare al meglio il “babbo”, come si dice dalle mie parti. Sarà tutto emozionante, credo, e sarà tutto da condividere con Francesca».
D. Aspetti a dirlo.
R. «Boh, ma se prende dal babbo e dalla mamma sarà un bambino tranquillo, mi chiamavano “l’omino tranquillo” quando ero piccolo perché potevo stare ore in un angolino a giocare da solo. Vediamo. Per ora c’è l’emozione mista alla curiosità di vederlo. Poi, come aspettativa, ci sarà la voglia di vivere giorno per giorno questo piccolino».
D. Che effetto le ha fatto la prima foto del futuro bebé?
R. «È stato curioso vedere questo miracolo della vita che si concretizzava, è pazzesco, ma finché non lo vivi non te ne puoi rendere conto, credo che la nascita sia proprio il momento clou. Beh, poi vi saprò dire».
D. E il corpo di una donna che cambia come lo vede?
R. «Ma è bellissima questa pancia che cresce, ti rendi conto del miracolo, io e Francesca la stiamo vivendo con grande serenità, e lei, tutto sommato, non ha fastidi, ha preso qualche chilo ma non si vede, lei ha questo fisico notevole, oddio, il seno è un po’ cresciuto...».
D. Conti lei ha 50 anni...
D. «Sono 52, se aspettavo ancora un po’ gli facevo da nonno a ‘sto bimbo. Però, va bene, l’importante è che ogni cosa arrivi al momento giusto. Nel lavoro e nella vita io non rincorro mai le cose: il matrimonio è arrivato al momento giusto, come il figlio che si prepara a venire al mondo. E, ammetto, arriva con una forza incredibile che è quella di questo amore che viviamo io e Francesca, questa credo sia la cosa più bella e mi rende consapevole».
D. Francesca deve essere una tipa tosta. Ha anche dovuto un po’ attenderla, giusto?
R. «Si, è una forte, ha aspettato, l’ha fatto con forza e con intelligenza, non ha atteso da svampita, ma con amore».
D. E lei si è accorto con il tempo che l’amava... certo che voi maschi...
R. «Mi ci vuole un po’ (ride), poi arrivo anche io».
D. Suvvia, torniamo al piccolo e all’annuncio di Pieraccioni.
R. «È stato lui! Ma non resisteva più, me lo chiedeva tutti i giorni, il primo sms della giornata era suo: “Posso dirlo? Posso dirlo? Posso dirlo?”. Quando gli ho detto che poteva ha scritto questo tweet: “Sarò zio”. E ha scatenato l’inferno».
D. Senta, bisserà?
R. «Lo deciderà il buon Dio».
D. Lei è molto credente?
R. «Sì, ma non lo sbandiero. È giusto farlo sapere, ma non va bene, passi il termine, “cavalcare” questa cosa, perché la fede deve essere riservata, personale».
D. Le piace questo Papa?
R. «Sono l’ultimo degli ultimi che si può permettere un giudizio, però è una figura fantastica e arriva al cuore della gente. Ma è meraviglioso pure tutto quello che è successo, da credente ti rendi conto di come lo Spirito Santo ha trovato la persona giusta e, ancora prima, abbia illuminato Papa Ratzinger in questo gesto immenso di lasciare».
D. Ora è dura tornare a Cosa resterà, ma... Senta, i pantaloni a zampa lei li portava?
R. «I panta si, il borsello, no, Giorgio, invece, entrambi, sì, ma ancora oggi lui cavalca la moda, io e Leonardo siamo più classici. Ci fa sorridere pensare come eravamo, a un certo punto racconto del gioco della bottiglia e di come sia stata una delle trasgressioni massime della mia generazione. Il senso del libro è, anche, il ricordare: non è nostalgia, è memoria».
D. E domani? Intendo, se suo figlio tra 20 anni le dirà: “Papà, voglio fare la tv”?
R. «Intanto mi dirà babbo... Lo lascerò molto libero, gli darò quello che mi disse la mia mamma a suo tempo. Farà l’infermiere, il chirurgo, l’idraulico, il muratore? Lo lascerò fare. Sarà il suo sogno».
D. E lo aiuterà a realizzarlo?
R. «No, credo di no, cercherò di insegnargli a fare come ha fatto il suo babbo, che ha realizzato tutto da solo, con la sua forza e con la forza dei suoi desideri».