Andrea Garibaldi, Corriere della Sera 20/11/2013, 20 novembre 2013
L’ANIMA DELLE STRADE
I sampietrini sono di destra. L’asfalto è di sinistra. Il sindaco Rutelli, secondo Alleanza nazionale, li voleva svellere da via Nazionale nel ‘94, ma quel partito fece fiera opposizione e li salvò. La giunta Veltroni ci riprovò: «Ma assicureremo il sampietrino nelle zone di pregio come piazza di Spagna, l’area del Campidoglio, piazza del Popolo», dichiarò l’assessore D’Alessandro. «Togliere i sampietrini da via Nazionale è banale e volgare», disse il capogruppo di An, Marsilio. Gianni Alemanno, diventato sindaco, garantì: «I sampietrini restano a via Nazionale». Nel frattempo, il comitato «Difendo il sampietrino» duellava con il «Coordinamento motociclisti».
Tocca a Marino, adesso, perché i problemi a Roma non si risolvono mai una volta per tutte e dunque ritornano. Marino pensa di lasciare i sampietrini nelle zone pedonalizzate o in via di pedonalizzazione e di toglierli dalle strade ipertrafficate. Quindi anche da via Nazionale, simbolo della discordia. Puntualmente, l’opposizione del Pdl in Campidoglio «non esclude il ricorso alla Corte dei Conti», come spiega Lavinia Mennuni, vicepresidente della commissione Lavori pubblici. La stessa Corte dei Conti invocata un anno fa dal consigliere Pd Paolo Masini (oggi assessore ai Lavori pubblici) dopo la posa dei sampietrini a via Nazionale ad opera di Alemanno. Ma l’assessore ai Lavori pubblici di Alemanno accusava Veltroni e l’«appaltone» da 720 milioni...
Si tratta anche in questa vicenda, come spesso capita nella Capitale, di conciliare la storia e le esigenze della vita moderna. I sanpietrini sono un retaggio della Roma rinascimentale, ottimi per i carri. Poi hanno attraversato i secoli e sono diventati così pittoreschi che i turisti li estraggono dal terreno per infilarseli nello zaino, neanche fossero la maglia di Totti. Ma in una città che utilizza i motorini come mezzo di sussistenza, il sampietrino, che rende le strade sconnesse e diventa viscido con la pioggia, è un agguato costante, a piazza Venezia, via del Circo Massimo, a via delle Tenne di Diocleziano, a via Milano... L’assunto di Marino appare ragionevole: i sampietrini, che fanno «Roma antica», dove si cammina a piedi (come al Campidoglio, a piazza Navona, a piazza del Quirinale), l’asfalto liscio e drenante invece dove corrono i bus e gli altri mezzi motorizzati. Piano che si abbina con l’intento di Marino di aumentare il numero delle isole pedonali, dal Tridente a via dei Cerchi. Insomma, un progetto complessivo che cerca di assecondare, gradualmente, la vocazione del centro di Roma, non disegnato per il traffico privato. Certo, se vengono approvate queste grandi manovre, sarebbe anche ragionevole non cominciare da via Nazionale risistemata bene o male da poco, con mesi di tribolazioni per tutti coloro che erano costretti a passarci.
Nel frattempo questi anni hanno stravolto anche l’essenza del sampietrino: non più basalto vulcanico delle cave di Colonna, Vallerano, Frascati, Marino e Laghetto, ma pietra cinese o vietnamita, senza più gli artigiani che sapevano come impiantarlo al meglio.
La cosa migliore sarebbe non dividersi fra destra e sinistra perfino sui serci.