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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

LA GUERRA DEI FESTIVAL VIRZÌ FA ARRABBIARE

ROMA –

Come nella miglior tradizione, a poche ore dall’apertura del Tff, Torino e Roma se le suonano di santa ragione. L’argomento del contendere non è neppure dei più originali, l’ormai infeltrita polemica sul cosiddetto tappeto rosso. Da buon toscano, Paolo Virzì, patron del Festival, ieri mattina di fronte ai consiglieri comunali - e poi davanti agli studenti del Dams - non le ha certo mandate a dire a Roma. «Quando voi vedete Scarlett Johansson che sfila sul red carpet romano dovreste immaginarle cucito addosso anche il cartellino del prezzo. Dovreste vedere, lì che cammina, un prezzo che sta tra i 400 e i 600 mila dollari. Immaginatevi proprio il mucchio di banconote che cammina. E sappiate che sono banconote pubbliche». E lì sono stati applausi bipartisan, per un direttore che punta ai contenuti e, quando, giusto per sfizio, racconta di avere chiesto quanto sarebbe costato portare Julia Roberts a Torino (di fronte alla risposta «700 mila euro») si è fatto rapidamente passare la voglia. Ma l’attacco o la critica ai tempi di twitter raggiungono il destinatario in tempo reale e la risentita reazione romana non si fa attendere.
«Qui vengono gratis»
«Non abbiamo dato nessun compenso a Scarlett Johansson né ad altre star che hanno calcato la settimana scorsa il red carpet del Festival internazionale di Roma» gli ha risposto il presidente della rassegna capitolina Paolo Ferrari. E ha aggiunto: «L’amico Virzì, solleva purtroppo un’inutile polemica contro il Festival di Roma. Nel rispetto del lavoro svolto in questi mesi dal direttore artistico, da tutta l’organizzazione e da ogni singolo lavoratore, vorrei sottolineare che, come avviene nei maggiori festival internazionali, anche a Roma attori e registi vengono per presentare il loro lavoro e beneficiano solo di ospitalità. Ovviamente non è previsto alcun compenso e questa è sempre stata la nostra politica».
L’accomodation a 18K
Virzì, in serata, dice di essere stato frainteso e specifica meglio a che cosa alludeva quando parlava di “prezzi”: «Non mi riferivo a un compenso, ma ai costi vivi legati all’ospitalità di un personaggio vale a dire a quell’accomodation che va dallo spostamento sull’aereo personale alla security sino all’hotel a cinque stelle e mille altre carissime coccole». Ma intanto la polemica domina già i siti web.
Le date del festival
Comunque sia andata la questione compensi dei vip fra Roma e Torino il clima per restare nell’ambito cinematografico è da film western. Tant’è che sempre ieri Virzì ha bacchettato (sempre sorridendo, va detto) Müller: «Il nostro festival ha un’identità ben precisa mentre quello romano, mi spiace, ma mi sembra ancora alla ricerca di un’identità... Vogliono spostare le date del 2014? E Torino invece resta ferma, e poi Müller il prossimo anno manco ci sarà: è un furbacchione, parla per mascherare un flop. Io? Io non ho ancora deciso, ve lo dirò il 30 novembre, certo è che non posso farlo a lungo questo mestiere, tengo famiglia, e come sapete si è dovuto tagliare anche sullo stipendio del direttore».
Il web, la dodicesima sala
Virzì dalle polemiche passa ai numeri: «Per guardarli tutti di seguito i nostri 185 mila film ci vorrebbero 40 giorni. Tanta roba eh? I consiglieri annuiscono, e preparano domande affilate. Ma a quella sull’affluenza il regista di Ovosodo si gioca il jolly: «Grazie alla collaborazione con MyMovies siamo riusciti ad allestire una sala 2.0: vai sul sito ti registri e ti guardi i nostri film, non tutti naturalmente, una rosa, ma intanto tutti i giorni c’è una programmazione. Poi andranno in diretta streaming la festa di inaugurazione al Lingotto e quella di chiusura: si potrà seguire il Tff dal divano di casa e forse a 100 mila spetatori quest’anno (come auspicato dall’assessore Coppola, ndr) ci arriviamo».
La valigia di Scola
I consiglieri son gente pignola. E anche se Virzì ha incontrato subito le loro simpatie la fatidica domanda sui lavoratori Rear arriva. I dipendenti del Museo del Cinema - che, in quanto sottopagati lo scorso anno avevano convinto il grande Ettore Scola a lasciare il suo premio come monito sulla scrivania del sindaco: «tornerò a prenderlo quando metterete in regola i lavoratori»). Virzì parla teneramente di Scola, dice che è difficile che torni a Torino, poi la butta in battuta : «Magari ha lasciato qui il premio perché era pesante e non ci stava in valigia...».
Lo show al Dams
Davanti agli studenti del Dams Virzì azzera subito le distanze. E ripete il concetto base di un Tff «fine e popolare, un filmone colto pop». Tema della mattina: il cinema italiano. Un botta e risposta serrato, tra discorsi seri, battute, risate e parole generose per i film di Checco Zalone. «Avercene – dicono –, sono tutti soldi che foraggiano il mercato». Virzì puntualizza: «Il Tff di quest’anno è una straordinaria occasione per voi tutti, e vi voglio tutti. Ci sono pellicole per tutti i pubblici, dai film fatti con quattro soldi ai film introvabili, che non si scaricano nemmeno illegalmente. E tra parentesi, scaricare è da sfigati: si vedono film di pessima qualità, e si danneggiano professioni e professionisti che tengono il cinema in vita», sentenzia il direttore.
Un monito, quello contro la pirateria, che Virzì ribadisce: «C’è un grande problema di reperibilità e distribuzione dei film in Italia. Spero che il mondo del digitale dia la possibilità di comprare e non più rubare». Tra racconti personali («rifiutai un film con Maryl Streep e Robert De Niro, perché non si poteva girare in inglese una storia di due italiani di borgata») e aneddoti da letteratura del cinema, neppure la Martini ci va giù leggera: «La migliore offerta di Tornatore è un cinema per signore, provinciale». L’edizione numero 31 del Tff parte già parecchio pepata.