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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

PEDALO PER AIUTARE I BAMBINI FARFALLA


Milano, novembre
Poi un giorno ho pensato: pedalo sulle strade e sono un manifesto in movimento. Allora posso far conoscere al mondo chi sono i bambini farfalla».
Era il 2009 quando Anna Mei, insegnante di scuola primaria e ciclista «estrema» o ultracycler (così viene definito chi pedala per più di 24 ore di fila in sella a una bicicletta), decise che avrebbe dedicato le sue energie e le imprese sulla due ruote a una buona causa. La scelta cadde sui bambini affetti da una rara malattia genetica, l’epidermolisi bollosa. Due parole che racchiudono sofferenze infinite: a chi ne è affetto, la pelle si squama o si gonfia in bolle che si riempiono di siero. La cute e le mucose di questi soggetti sono fragili come lo sono le ali delle farfalle: ecco perché si chiamano «bambini farfalla».
Così Anna ha iniziato a pedalare con una maglia dell’associazione Debra, che ha come simbolo delle ali stilizzate. E da quel momento non si è più fermata.
Negli anni, questa donna tosta, capelli biondi e fisico veloce, un passato da ginnasta e da campionessa di mountain bike, ha ottenuto due record mondiali di ciclismo su pista: 385,32 km in 12 ore e 711,04 km in 24 ore, nel 2011. E nel 2012 ha vinto la Coppa del mondo di ultracycling. Ma adesso vuole rimettersi in gioco per i suoi amici, i bambini farfalla, e conquistare cinque nuovi record in bicicletta. Ci proverà tra il 6 e l’8 dicembre al velodromo di Montichiari (Brescia) in una tre giorni aperta al pubblico. «Lo faccio per beneficenza, perché quello che vinco lo devolvo ai bambini farfalla», spiega Anna. Quella di Montichiari sarà un’impresa molto difficile: «Ho deciso di provare a battere i miei primi due record mondiali, su 12 e 24 ore, e di cercare di conquistarne altri tre: le 100 e le 200 miglia e i mille chilometri nel minor tempo possibile», anticipa. Oltre a tentare i record, l’appuntamento sarà anche un’occasione per la solidarietà: ogni chilometro percorso porterà un contributo volontario ai progetti per chi è affetto da epidermolisi bollosa.

«TI AFFIDI A CHI TI SEGUE DA VICINO» Anna Mei salirà sulla bicicletta e pedalerà «per 35-36 ore di fila» per raggiungere tutti gli obiettivi. «Sarà impegnativo, perché dopo molte ore sotto sforzo ti assale una sensazione di fatica estrema, entri in uno stato di semi-incoscienza e devi affidarti completamente a chi ti segue da vicino», spiega Anna. Tra queste persone c’è suo marito Stefano («Sapeva che con me avrebbe sposato anche la mia bicicletta», racconta con il sorriso), anima gemella che le fa da supporter e da guida. Come l’anno scorso sulle strade degli Stati Uniti, quando Anna è riuscita a vincere la Coppa del mondo di ultracycling nonostante due brutte cadute che le hanno riempito di ematomi un polpaccio e ridotto un gomito a brandelli. Anche lì, il marito l’ha spronata a continuare fino al traguardo. Ma che cosa la spinge a mettersi alla prova per così tanto tempo? «Io so che soffrirò solo per le ore in cui cercherò di battere i record», spiega Anna, «mentre chi è affetto da epidermolisi bollosa ne soffre per tutta la vita, ogni giorno deve sottoporsi a medicazioni dolorose. Per questo è necessario sostenere la ricerca, affinché si trovi una terapia», aggiunge. Tra i ragazzi che Anna sostiene c’è Mattia, 18 anni appena compiuti. «Il nostro incontro risale a qualche anno fa, durante una manifestazione. Ci siamo subito incuriositi l’uno all’altra: lui alla mia capacità di resistenza, io alla sua malattia, che conoscevo poco. Ed è nata una grande amicizia». Perché ha scelto di aiutare i malati di epidermolisi bollosa? «Mi sono resa conto che avevano poca voce. E mi sono messa in gioco per loro: qualunque talento, se tenuto per se stessi, vale niente. Invece per me è già una vittoria far conoscere questa malattia con le mie imprese», racconta Anna Mei. Che sta ultimando la preparazione: «Quando finisco di insegnare a Lecco, pedalo su strada o al velodromo. A dicembre riempirò il velodromo con le farfalle disegnate dai miei alunni. E avrò bisogno di un gran tifo: vi aspetto numerosi».