Beatrice Borromeo, Il Fatto Quotidiano 20/11/2013, 20 novembre 2013
FISICHELLA, UN ONOREVOLE IN VATICANO
Con la mantella nera e fucsia che sventolava sulle spalle, il pesante crocifisso d’oro al collo e gli occhi avvolti da un’ombra scura, Monsignor Rino Fisichella è entrato quasi per ultimo al funerale del Papa nero, la scorsa primavera a Roma. E anche l’ultimo saluto al divo Giulio, nella basilica di piazza dell’Oro dove gli Andreotti erano di casa, si è trasformato presto in un ritrovo di vecchi amici democristiani. Più interessati a immaginare il futuro che ad abbandonarsi a ricordi e nostalgie. C’era anche Maurizio Lupi, amico fraterno di Fisichella e “capo della sua corrente ai tempi in cui era cappellano di Montecitorio”, ricorda un deputato del Pdl. Lo stesso Lupi che, nei mesi scorsi, era ospite fisso ai vertici organizzati proprio da Fisichella per preparare la scissione nel centrodestra, con la sempre presente regia di Camillo Ruini, ex presidente della Cei. Solo che quei vertici segreti nell’appartamento di Piazza Pio XII, dove ha partecipato anche il vicepremier Angelino Alfano, hanno fatto infuriare Papa Francesco. “Non è una novità se incontro degli amici”, ha sdrammatizzato il monsignore. Una spiegazione non gradita a Bergoglio, che dall’inizio del suo pontificato ha preteso una linea non interventista nelle vicende dei partiti. Tanto più che Fisichella, da quando Benedetto XVI l’ha nominato presidente della Pontificia Accademia per la Vita, non dovrebbe nemmeno avvicinarsi ai palazzi del potere romano. E non è la prima volta, racconta il faccendiere Luigi Bisignani, che l’arcivescovo non resiste alla tentazione di entrare nei giochi: “Con Alfano e il fidatissimo Maurizio Lupi lavorava sodo al dopo Berlusconi anche l’arcivescovo Rino Fisichella. Alcuni incontri riservati con Casini e Lorenzo Cesa si svolsero proprio Oltretevere, in un ufficio nella disponibilità di Fisichella, il quale era molto amareggiato per non essere stato fatto cardinale da Joseph Ratzinger”.
NATO A CODOGNO nel 1951 da una famiglia semplice - madre casalinga e padre benzinaio - Fisichella viene ordinato presbitero nel 1976 e vescovo nel 1998. Quando è cappellano della Camera consolida il suo sodalizio con Lupi, con cui per anni organizza pellegrinaggi dei parlamentari in Terra Santa, “per riscoprire i luoghi della nostra fede” e stringere preziose amicizie. Non tutti, al-l’epoca, l’apprezzano: “S’immischiava sempre. Dopo una discussioni con Casini - ricorda l’onorevole Gianfranco Rotondi - si mise in mezzo: ‘Come si permettono questi due di non seguire le mie direttive?’ disse”. Rotondi, quasi scomunicato per aver proposto i patti civili, racconta: “Oggi il Monsignore dice che incontra tutti, ma all’epoca, quando lo chiamai per chiarirci, mi fece dire che ‘i tempi della Chiesa sono più lunghi si quelli della politica’. É suo il copyright sui disastri centristi di questi ultimi anni”. Ma per la Santa Sede Fisichella resta un asset, non solo nel suo ruolo di mediatore con i politici, ma anche come uomo di punta per attutire gli scandali: è lui che va ad Annozero a difendere la Curia durante una puntata sui preti pedofili, quando in Italia l’argomento era ancora tabù (incassando anche applausi insperati da un pubblico che gli riconosce la sua qualità numero uno: saper ascoltare). “É venuto in trasmissione nei momenti più delicati per la Chiesa, e l’ha fatto con la benedizione dei suoi superiori, dato che sanno quanto è efficace in tv”, racconta Bruno Vespa. Non senza qualche gaffes: come l’ospitata a Porta a Porta con un vistoso orologio d’oro poco in sintonia con la povertà predicata da Papa Bergoglio. La sua voce diventa tra le più autorevoli d’Oltretevere: dal caso Eluana al crocefisso nelle scuole e alle nozze gay, le sue dichiarazioni, a volte durissime, invadono la stampa. Ma non è sempre intransigente, Fisichella: c’è una barzelletta che, nonostante lui stesso venga descritto come un battutista sempre allerta, lo tormenta. Quella raccontata da Berlusconi, dedicata a Rosy Bindi e che si conclude con una bestemmia. “Va contestualizzata” , disse allora: “Non si possono creare burrasche ogni giorno per strumentalizzare situazioni politiche”. É stato “il suo momento più basso”, racconta un vecchio amico. Ma non l’unico: con un ingrovigliato fraseggio, l’arcivescovo riuscì anche a sostenere che Berlusconi aveva diritto alla comunione perché separato da Veronica Lario: “Ora non vive più nel peccato, è tornato a una situazione ex ante”. E se ogni sua posizione sulle questioni ecclesiastiche è ormai nota, poco si sa del Fisichella privato: tranne che “non pranza da 30 anni” - racconta il suo ex assistente - e cena ogni sera sul tavolo che fu di Papa Giovanni Paolo II. Dettaglio di cui ama vantarsi coi commensali.
Twitter: @BorromeoBea