Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano 20/11/2013, 20 novembre 2013
LA RIVOLTA DI FOSSATI, L’AFFARE TELECOM STA FINENDO IN BRODO
Le strategie finanziarie di Marco Fossati non appaiono lineari. Però è difficile dargli torto quando si proclama truffato e quindi – come dicono nella City, quando i milioni trasmigrano in modo sospetto da una tasca all’altra – incazzato. I comuni mortali devono interessarsi a Fossati perché in tanti si sciacquano la bocca con la necessità di attrarre capitali stranieri, ma mettono in fuga uno degli uomini più ricchi d’Italia, il Fossati appunto, che ha già un piede fuori, tra Lugano e il Lussemburgo. Ciò che è accaduto il 7 novembre scorso ha dell’incredibile. Il consiglio d’amministrazione di Telecom Italia, di cui Fossati non fa parte benché sia il secondo azionista dopo Telefónica, delibera, su proposta dell’amministratore delegato Marco Patuano, un prestito obbligazionario da 1,3 miliardi "convertendo", cioè destinato a trasformarsi in azioni.
L’annuncio del “convertendo” compare sul sito di Telecom Italia alle 18,47. Fossati apprende la cosa e subito telefona alla merchant bank incaricata dell’emissione, la Morgan Stanley. Parla con il presidente, Domenico Siniscalco, simpatica persona, che giura di non saperne niente ma lo rassicura: l’emissione sarà offerta sicuramente a tutti gli azionisti. L’indomani mattina Fossati chiama per prenotare la sua parte, ingolosito dalla cedola offerta (6,125 per cento), ma scopre che il collocamento si è esaurito la sera prima, alle 22. In sole tre ore decine di investitori di tutto il mondo sono stati contattati, informati dell’operazione e condotti alla firma di contratti per complessivi 1,3 miliardi di euro. Un record di velocità che ha spinto Fossati a presentare un esposto alla Consob.
QUANDO FOSSATI, rimasto a bocca asciutta, chiama nuovamente Siniscalco, quello gentilmente lo fa contattare a stretto giro da una gentile signora che si dichiara dispiaciutissima: “Ieri sera l’abbiamo cercata, caro dottor Fossati, ma lei non ha risposto alla nostra telefonata”. Così le obbligazioni convertende sarebbero rimaste “inoptate” e subito se l’è prese il fondo americano Blackrock. Dunque Fossati ha imparato, e noi con lui, che in Italia il mercato finanziario è quel posto dove ti sfilano di tasca obbligazioni per 65 milioni di euro perché non hai risposto a una telefonata. Altro che far west: le prenotazioni per l’agnello pasquale sono regolate meglio.
È dunque utile capire l’ira funesta che ha spinto Marco Fossati a ottenere un’assemblea degli azionisti Telecom Italia per la revoca del consiglio d’amministrazione. Il 20 dicembre non accadrà niente di rivoluzionario.
TEORICAMENTE, visto che la scatola Telco (a sua volta dominata da Telefonica) controlla il gruppo telefonico con il 22,5 per cento delle azioni, i fondi d’investimento stranieri, con il loro 47 per cento, potrebbero imporre la legge dei numeri. Solo che Fossati ha chiamato alla rivolta ma non vuole presentare una lista per il nuovo consiglio d’amministrazione, dicendo che non punta al governo di Telecom Italia ma solo a vederla gestita meglio. Giusto, ma da chi, se non viene proposta un’alternativa agli uomini di Cesar Alierta, comandati a servire gli interessi di Telefónica?
Così la danza sarà ancora una volta menata dai soliti: Mediobanca, Assicurazioni Generali e Intesa Sanpaolo, che hanno ceduto ad Alierta il controllo di Telco, ma formalmente comandano ancora. Mentre i fondi stranieri, che guardano alle vicende della nostra scassata azienda telefonica con occhio distratto, finiranno per seguire le indicazioni di Assogestioni, che riunisce i fondi italiani, controllati da Intesa, Unicredit etc. Non a caso il presidente di Assogestioni era fino a pochi giorni fa il Siniscalco di cui sopra, che si è dovuto dimettere proprio per il caso “convertendo”. Mettere in fuga uno come Fossati è veramente stupido. L’erede del brodo Star è ricchissimo. Suo padre Danilo, che impiantò la fabbrica di dadi in Brianza nel 1948 e morì suicida nel 1995, gli ha lasciato un sacco di soldi. Marco, che vive a Lugano e gestisce il portafoglio anche per i fratelli Giuseppe, Daniela e Stefania, ha quasi tutti gli investimenti all’estero.
SOLOPERTELECOMITALIA,nel 2007, ha fatto un’eccezione, investendo pesantemente nella convinzione che fosse un affare. Ha speso per il 5 per cento 1,2 miliardi. Adesso il pacchetto vale 450 milioni. La famiglia Fossati ha dunque perso 750 milioni. Vorrebbe recuperare parte del suo investimento, ma ha capito che non ci riuscirà perchè Telefonica comanda con altri obiettivi: gli interessi di Alierta e la buona salute di Telecom Italia non sono nemmeno lontani parenti, secondo la migliore tradizione italiana dello spolpamento delle aziende. La regola non scritta è che se sei azionista di controllo puoi arricchirti, magari a spese della società controllata. Se sei azionista di minoranza non hai speranza: per il “parco buoi” non c’è redenzione. E Fossati è solo un bue molto più grosso della media, in grado di scappare dall’Italia.
Twitter@giorgiomeletti