Antonio Massari, Il Fatto Quotidiano 20/11/2013, 20 novembre 2013
VENDOLA GRAN CONSIGLIO CONTRO IL FATTO: “HANNO MONTATO TUTTO”
Non è tanto l’attacco di Nichi Vendola a stupire. Non – almeno – quanto la pochezza delle argomentazioni che ieri hanno tenuto in ostaggio per circa 8 ore il consiglio regionale pugliese. Un consiglio regionale straordinario, indetto dopo le polemiche suscitate dalla pubblicazione, su ilfattoquotidiano.it , dell’intercettazione tra Vendola e il dirigente dell’Ilva Girolamo Archinà. Vendola si presenta con un pamphlet di 23 pagine più un centinaio di allegati – il suo discorso – che leggerà riga per riga. Poi nell’intervento conclusivo accusa: “La telefonata pubblicata sul web è stata montata: le parti finali sono state spostate all’inizio e il tempo della mia risata è stato allungato”. Certo, la telefonata è stata montata, ma soltanto per renderla più fruibile agli ascoltatori. Ma non è stato manipolato né enfatizzato alcun silenzio. Non è stata allungata alcuna risata. Se non bastasse, ilfattoquo tidiano.it ha pubblicato - nella stessa pagina - l’intercettazione integrale: invitando i lettori ad ascoltarla. Vendola però omette questi “dettagli”. E nessuno – né dell’opposizione, né della maggioranza – intende ricordarglieli. Anzi. Anche Michele Losappio - capogruppo di Sel - dimentica un paio di dettagli fondamentali, nel suo discorso di 20 minuti, quando al termine parla del “ruolo della stampa”: lo scoop de ilfattoquotidia no.it si trasforma, nel suo vocabolario, in una “una cosa organizzata da estremisti grillini”.
FORSE, dato il suo linguaggio, dovrebbe interrogarsi su se stesso: sul ruolo della politica nei confronti della stampa libera. E non solo: dovrebbe ricordare che, in seguito alle nostre inchieste sul Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, in un post ha invitato a non comprare più il Fatto perché è scritto da “falsi amici”. Se questo è il taglio della discussione, dai banchi della maggioranza, la sostanza non cambia quando parla l’opposizione. Mai – in ben 8 ore di interventi – s’è discusso del tema centrale che, grazie all’intercettazione pubblicata da ilfat toquotidiano.it , il consiglio regionale avrebbe dovuto porre al centro del dibattito: la questione politica legata alle parole di Vendola. È opportuna – politicamente – la sua confidenza con il dirigente Ilva Nicola Archinà? È opportuno – politicamente – il suo tono confidenziale? Sono opportune – politicamente – le risate con Archinà, che aveva “s c i ppato” il microfono a un giornalista che, doverosamente, chiedeva ai Riva di rispondere sull’incidenza dell’Ilva nei tumori a Taranto? L’unico a dare una risposta politica è stato l’assessore al lavoro Leo Caro-li: “Le relazioni industriali sono fatte di relazioni umane, che si realizzano anche con telefonate di questo tipo, per inseguire gli interlocutori, portarli a un dibattito e raggiungere l’obiettivo”. Si può non essere d’accordo, certo, ma Caroli ha discusso l’unico vero tema da discutere. Invece la sfiancante seduta s’è dilungata su ben altro: il pamphlet di 23 pagine (più un centinaio di allegati) per dimostrare il corretto ed efficace operato della sua giunta dal 2005 a oggi. L’accusa – senza nominarli – ad alcuni ambientalisti: “legati solo alla loro bandiera”. Vendola si dice vittima di una “b o l-la diffamatoria”. E se risulta un “gigante” è anche per i “nani” che gli siedono attorno: passano le ore ma non si capisce il senso di un consiglio regionale in cui l’opposizione non presenta una mozione di sfiducia e la maggioranza non si conta (votando la fiducia). Resta un rosario di interventi surreali: Francesco Damone, del Gruppo misto, parla addirittura di “intercettazione estorta mentre vige ancora il segreto istruttorio. Oggi Vendola capisce quanto sia grave, per un uomo politico, subire un’i ntercettazione. Non sarà il Fatto a uccidere la democrazia per i suoi interessi. Non può essere un pm a mettere in ginocchio le istituzioni”. Giammarco Surico, Pdl: “La storia di un uomo non può dipendere solo da un’intercettazione telefonica. So che Vendola era angosciato dalla questione ambientale e occupazionale”. Salvatore Negro Udc: “Rispetto all’atto di togliere un microfono a un giornalista, ognuno può avere un atteggiamento diverso (il consigliere mostra solidarietà al giornalista, ndr) ma siamo al gossip giudiziario dell’informazione, all’uso delle intercettazioni per proporre nuovi salvatori della Patria”. Donato Pellegrino gruppo Misto: “Se si ascoltassero le telefonate di ciascuno di noi quante volte si dovrebbero chiedere le dimissioni? La verità è che Vendola, il “rivoluzionario gentile”, s’è misurato con la realtà, con gli Archinà di turno, è la sua maturazione, una maturazione che porta turbamenti. Non apprezzare questo percorso significa fare politica in modo dozzinale”. C’è persino chi parla di “metodo Boffo” o chi, come Michele Mazzarano (Pd) spiega all’opposizione: “Con il processo alla telefonata non andrete molto lontano: andrà lontano Bonelli o Grillo. Sul piano politico, non si deve andare verso un processo alla telefonata, ma giudicare i progetti politici”. Invito inutile giacché è lo stesso Antonio Scianaro del Pdl a sgomberare il campo dai dubbi: “Non voglio inseguire né le telefonate, né Bonelli, né Grillo: qui non sono necessarie scuse, ma azioni, per risolvere la questione tarantina”.
QUINDI VENDOLA riprende la parola per spiegare che se rideva, in quella telefonata, era solo per la sudditanza che Archinà mostrava nei confronti dei Riva. Ecco. Quando i giganti si confrontano con i nani finisce che cambiano aspetto perché, com’è noto, i nani si circondano di ballerine.