Giovanni Luca Montanino, Libero 20/11/2013, 20 novembre 2013
DOPO UNA VITA A BERE E CANTARE SON FINITO A CUCINARE POLPETTE
[Diego Abatantuono]
È sul set del nuovo film di Alessandro Genovesi Soap Opera, a breve lo vedremo al cinema con la commedia Indovina chi viene a Natale, ma intanto fa capolino in libreria con un volume che non è un’autobiografia, ma un insieme di ricordi allegri e gustosi. Diego Abatantuono ha da poco pubblicato Ladri di Cotolette (Mondadori).
Diego, come le è venuta l’idea di un libro di cucina?
«Mi avevano proposto di scrivere solo un libro di ricette, ma a me è parso subito superfluo: c’è già un sacco di cucina in libreria e alla tv. Troppo tardi, però, ho cambiato idea, perché mi sono venuti in mente i guadagni di queste operazioni commerciali: in fondo, se tutti parlano di mangiare, significa che si tira su un monte di soldi (ride, ndr)! Scherzi a parte, a me piace raccontare gli aneddoti del cinema, legati al mio lavoro e a quello della gente impegnata dietro le quinte: così, ho pensato di legare le due cose. Ladri di Cotolette è un viaggio attraverso la mia carriera, scandito da tavolate goliardiche. L’ho scritto, insieme a Giorgio Terruzzi, anche perché ormai non sono più un giovincello: finché riesco a ricordare i sapori e le atmosfere del passato,mi conviene fissarle ».
Nel libro ci sono attestazioni di affetto a personaggi come Ettore Scola, Ugo Tognazzi e Monica Vitti. Quale tra queste figure è stata la più illuminante in cucina?
«Sicuramente, i membri della mia famiglia, nonni e genitori. Subito dopo, gli amici: il libro è anche una celebrazione del mio rapporto di amore con loro, per esempio Ugo Conti. Io e lui ci siamo insegnati a vicenda a cucinare e sempre sul campo, un set dopo l’altro. I nostri maestri erano tra la gente qualunque. Giravamo nel Salento e da grandi appassionati di quella cucina di terra, andavamo dalla massaia o dall’ostessa e ci facevamo spiegare. Si tratta di piccole malizie e virtuosismi, senza cui i piatti sarebbero tutti uguali. Prenda, per esempio, la cotoletta alla milanese».
A lei, Diego, come piace?
«Io la preferisco senza l’osso, croccante, un po’ bassa e fritta nell’olio d’oliva. C’è poi una variante: si possono preparare a parte insalata e pomodori a pezzettini sottili, conditi con l’olio, basilico e un po’ di origano; quando la cotoletta è pronta ci si stende questa copertina gustosa».
Ho l’acquolina! Quindi, in famiglia è sempre lei a cucinare?
«Sta scherzando? È toccato sempre alle mie mogli: io faccio lo sparviero, con un’incursione ogni tanto. Quando giri sul set tutto il giorno, arrivi stanco. E poi, se i parenti pigliano la piega, tocca cucinare a te sempre».
Di recente, lei ha anche aperto un ristorante, vero?
«Una polpetteria: serviamo quaranta tipi di polpette diverse, anche vegetariane e di pesce, fino alle più tradizionali, accompagnate da vini straordinari. L’idea è farne un franchising. Da tanti anni volevo aprire un locale, perché per me è importante stare bene in un posto, più che il mangiare in sé. Per tutta la vita ho finito le serate cantando e bevendo vino insieme agli amici. Dal Teatro Derby, all’Università del Jazz, fino alla Salumeria della Musica: tutti posti conviviali. Al vecchio ristorante “Quattrocento”, per esempio, si mangiava male (infatti, eravamo tutti magri), ma ogni sera era una festa. Questa è l’atmosfera che intendo ricreare ».
Diego, guarda i programmi di ricette in tv?
«Sono rimasto affezionato al Cotto e Mangiato di Benedetta Parodi: bastava quello. Alcuni cuochi televisivi mi sono simpatici, come Simone Rugiati. Altri sono spocchiosi: in fondo, devono ricordarsi di saper cucinare come tutte le massaie d’Italia».
A quanto pare, Mediaset metterà in stand by Zelig per una stagione. Cosa ne pensa?
«I miei amici Gino e Michele hanno avuto un successo straordinario: era inevitabile che, prima o poi, qualcosa cambiasse. Si tratta di un percorso naturale. E poi Mediaset, talvolta, fa scelte bizzarre: ha sospeso senza ragioni apparenti il mio Giudice Mastrangelo che era un fiore all’occhiello; lo stesso ha fatto con Contro Campo e adesso propone un approfondimento sportivo molto somigliante ».