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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

CHI ARMÒ I KILLER DI JOHN F. KENNEDY


Secondo il Rapporto Warren, il presidente Kennedy è stato ucciso da un solo uomo, Lee Harvey Oswald, un pazzo isolato senza complici. Invece, dalle mie inchieste risulta che vi furono quattro "gruppi di fuoco" coordinati tra loro. Primo gruppo di fuoco, deposito di libri scolastici: alla finestra d’angolo del quinto piano, Lee Harvey Oswald ha portato un fucile Mannlicher-Carcano al tiratore che è J.D. Tippit, suo amico e agente della polizia di Dallas in uniforme. Secondo gruppo di fuoco, Dal-Tex Building: un gruppo di cubani capeggiati da Sergio Arcacha Smith (ex ambasciatore di Batista presso la Santa Sede), con un tiratore, Carlos Bringuier, leader dei giovani cubani anticastristi in esilio, appostato su una finestra all’ombra delle scale antincendio. Terzo gruppo di fuoco, monumento sulla collina: due gangster assistono il tiratore Earl Ray, killer di Cosa Nostra, che nel 1968 ucciderà Martin Luther King. Quarto gruppo di fuoco, staccionata sulla collina sotto gli alberi: tiratore è un finto agente del servizio segreto (con distintivo). L’arma gli sarà fornita dai tre agenti della Cia travestiti da "barboni".
Coordinamento dell’azione: il ricchissimo petroliere di Dallas, Haroldson Lafayette Hunt, insieme con i figli Lamar e Nelson Bunker, e con l’altro petroliere indipendente di Dallas, Joe Grinnan forniscono i fucili, nascosti in un vagone merci nella stazione ferroviaria che si trova immediatamente dietro la collina. Nel vagone hanno trascorso la notte tre agenti della Cia, che hanno già diretto lo sbarco alla Baia dei Porci e che saranno i protagonisti dello "scandalo Watergate" con l’effrazione della sede del Partito democratico che poi porterà alle dimissioni del presidente Nixon, nel 1972. Essi forniranno le armi ai "gruppi di fuoco" due, tre e quattro. Hanno collaborato ai preparativi anche: Ruth Ulbrich dell’Fbi di Dallas (che controllava Lee Harvey Oswald) e i tre superboss di Cosa Nostra: Sam Giancana di Chicago, Calogero Minacori da New Orleans e Santo Trafficante, di Tampa (Florida), il boss mondiale dell’eroina.
Ecco come si svolge l’operazione. Alle 11,40 del 22 novembre 1963 l’Air Force One, proveniente dalla vicina Fort Worth, atterra all’aeroporto Love Field di Dallas. Scendono dalla scaletta il presidente Kennedy con la moglie Jackie. Li accoglie il vicepresidente Johnson con la moglie e li accompagnano alla Lincoln Continental presidenziale. Essendoci il sole viene tolta la capote di plastica e il presidente con la First Lady siedono dietro. Davanti a loro, sugli strapuntini, siedono il governatore del Texas, John Connally, con la moglie Nelly. La macchina attraversa la città fra due ali di folla. Alle 12,30 la carovana di macchine entra nella piazza Dealey. Il primo sparo parte dal "monumento", dal fucile di Earl Ray, che colpisce Kennedy alla gola in corrispondenza del pomo d’Adamo. Il chirurgo Malcolm Perry, che poi opererà Kennedy, assicura che si tratta di un foro d’entrata (non di uscita come afferma il Rapporto Warren) e vi sistemerà un tubo tracheale. Il secondo sparo proviene dal Dal-Tex Building e la pallottola colpisce Kennedy alla schiena. Il terzo sparo, quasi simultaneo, dalla finestra del deposito di libri, colpisce il governatore Connally. Altre quattro pallottole vanno fuori bersaglio. L’ultima pallottola colpisce Kennedy in corrispondenza della tempia destra. Il cranio esplode e la calotta cranica, con una parte del cervello del presidente, viene proiettata all’indietro e Jackie Kennedy, istintivamente, si arrampica sul bagagliaio dell’auto per afferrarla. Ma viene bloccata dall’agente del servizio segreto della Casa Bianca, Clint Hill, che è la sua guardia del corpo, il quale è sceso dall’auto che segue e la respinge all’interno della limousine, salvandola. I poliziotti motociclisti e la folla corrono sulla collina da dove sono venuti gli spari. C’è un uomo con un fucile in mano, ma presenta il distintivo del servizio segreto (poi risulterà che in zona non c’era alcun agente). Poi i filmati mostrano Earl Ray arrestato e portato via da un poliziotto. Sarà liberato. Anche i tre "barboni" della Cia sono filmati e fotografati mentre vengono arrestati da due poliziotti, ma saranno subito liberati. Una testimone, Jean Hill, vede Jack Ruby correre sulla collina. Il gangster Jim Brading viene arrestato nella piazza e subito rilasciato. L’auto presidenziale corre verso l’ospedale Parkland, dove Kennedy muore, in sala operatoria, alle 13,00, ora del Texas.
Nel deposito di libri scolastici, dopo gli spari, scendono insieme le scale Oswald e l’agente Tippit. Si fermano a bere una Coca-Cola a una macchinetta. Poi escono. Tippit parte guidando la macchina della polizia di Dallas. Ha dato appuntamento a Oswald mezz’ora dopo davanti a casa sua. Oswald crede che Tippit lo porterà all’aeroporto, da dove l’aereo del boss Minacori lo condurrà in Messico. Non sa che Tippit ha l’ordine di ucciderlo. E Tippit non sa che due mafiosi uccideranno anche lui, per chiudere il conto finale. Quando Oswald esce di casa e si avvicina alla macchina, Tippit estrae la pistola ma Oswald è più rapido a sparare e lo uccide. Da dietro l’angolo, dove erano nascosti, Jack Ruby e Sergio Arcacha Smith invece di Tippit ora dovranno uccidere Oswald. Che però si mette a correre. Essendo più giovane di loro, riesce a seminarli, e si nasconde in un cinema, il Texas Theater. La polizia di Dallas, avvertita da Ruby e da Arcacha Smith, arresta Oswald e lo porta alla centrale. Dopo un giorno e mezzo di interrogatori, la polizia avverte Ruby che Oswald sarà trasferito alle dieci, dalla sede della polizia di Dallas al carcere, attraverso il sotterraneo. Ruby accorre e uccide Oswald con un solo colpo della sua calibro 22 all’addome. Così l’unico presunto assassino non potrà più parlare. Nei giorni successivi numerosi testimoni muoiono nelle circostanze più strane.
Alla Commissione Warren, Ruby, che ha capito che la mafia potrebbe eliminarlo come pericoloso testimone, chiede di essere spostato dal carcere di Dallas a Washington, dove potrà rivelare tutti i retroscena della congiura. Ma il supremo giudice Warren dice che Ruby può parlare benissimo anche a Dallas, perché non ha niente di cui temere. Così Ruby tacerà per quattro anni. Finché, colpito da un adenocarcinoma al polmone, decide che "domani" parlerà. Immediatamente il medico del carcere, John Callaghan, gli pratica un’iniezione endovenosa che provoca un embolo al cervello e Ruby muore senza aver potuto rivelare i suoi segreti. Tramite un mio amico, l’avvocato di Dallas Frank Wright, comunico al dottor Callaghan che la sua vita vale poco se non dice tutto in televisione. Callaghan accetta la mia proposta, e lo intervisto per il Pool Europeo (rai-bbc-ortf). Trasmetterò l’intervista in tv7. Tramite l’avvocato Wright, cerco di convincere a parlare anche Sergio Arcacha Smith. Il cubano parla perfettamente l’italiano ed è fidanzato con Eva Grant, la sorella di Jack Ruby. Ma mi manda a dire che si sente sicuro anche senza rilasciare interviste. Si fida degli amici degli amici. A New Orleans, durante il processo Garrison, c’è una vera mattanza di testimoni. Una notte riesco a telefonare a David Ferrie, il pilota personale di Carlos Marcello. Gli propongo di intervistarlo subito, anche se è mezzanotte. Lui preferisce rinviare a domani. La mattina dopo, però, con la colazione, mi arriva il giornale locale The Picayun, con la notizia che all’una di notte David Ferrie è stato ucciso nel suo letto con un colpo di karatè alla nuca.

Questo è uno stralcio del libro "Il Presidente. John Fitzgerald Kennedy. La Lunga storia di una breve vita" scritto da Gianni Bisiach per i tipi di Newton Compton Editori.