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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

MESSAGGERIE, LA FAMIGLIA ALLARGATA


Cento anni di storia italiana seguendo la rotta del libro. La racconta Vittore Armanni in Cento anni di futuro (in uscita da Garzanti, pagine 304, e 20), un volume che, attraverso un certosino lavoro di ricerca in archivi e su interviste ricostruisce i principali snodi editoriali e culturali dell’ultimo secolo partendo dal 24 febbraio 1914 quando Giulio Calabi, avvocato di famiglia ebrea (che nella Bologna tra le due guerre è incoronato «re del libro» e si aggira per la città con un’appariscente Buick) costituisce a Bologna la «Società generale delle Messaggerie italiane di giornali, riviste e libri», società anonima dotata di 100 mila lire di capitale, sul modello francese delle Messaggerie Hachette.
È l’inizio di un’avventura imprenditoriale, culturale e umana che dura ancora oggi, raccontata anche attraverso immagini storiche, bilanci societari, relazioni. Eppure, Messaggerie nasce in un’epoca in cui le comunicazioni sono difficili, la lettura patrimonio sostanzialmente di un’élite, il commercio del libro limitato alle grandi città. La società assicurava non solo la rappresentanza da e verso l’estero, ma l’intermediazione tra librai e editori, ponendosi, fin dagli anni Venti, il tema della selezione dei titoli, con l’idea di fondo che un distributore non dovesse limitarsi «all’accumulamento» e «al discarico della merce libraria», ma avere un ruolo attivo nella proposta al pubblico. Fin dall’inizio, infatti, molte iniziative si rivolgono, con un approccio molto moderno, non solo alla comunità tradizionalmente elitaria dei bibliofili, ma anche al vasto pubblico. Nel 1922 esce la prima edizione del Catalogo dei cataloghi del libro italiano , ripubblicato nel 1926 e aggiornato con cadenza biennale fino al 1932, su cui si fonda l’attuale database di Arianna, strumento indispensabile per chi opera nel settore editoriale e da cui nascono anche le informazioni per le librerie italiane.
La storia dell’impresa Messaggerie inizia come la storia di due famiglie: quella dei Calabi, non particolarmente benvisti dal regime fascista (Giulio Calabi prenderà la tessera soltanto nel 1932) e poi di fatto costretti all’esilio dalle leggi razziali, e quella dei Mauri (il capostipite Achille tra Otto e Novecento ha creato una vasta costellazione di interessi nel mondo dello spettacolo e in particolare del teatro), che nel 1938 assumono il controllo della società, e che oggi sono alla quarta generazione. Ma non si tratta soltanto di un’epopea famigliare (ai Mauri si sono aggiunti nel tempo gli Ottieri e gli Zanuso e, dagli anni Ottanta, gli Spagnol) dal momento che intorno alla società di distribuzione si incrociano anche i nomi di Arnoldo Mondadori e Valentino Bompiani, con cui ci sono legami parentali (Mauri e Bompiani sono cognati) e esperienze lavorative precedenti (sia Bompiani sia Mauri sono stati alle dipendenze di Mondadori).
La sfida tecnologica e industriale è da subito il motore della società: la affronta per primo in modo sistematico Luciano Mauri, che prende la guida delle Messaggerie qualche anno dopo la morte del padre Umberto avvenuta nel 1963. Luciano imposta la sua gestione, che durerà quasi un quarantennio, riservando una particolare attenzione al rapporto con gli editori, soprattutto quelli che hanno maggior peso sul fatturato della distribuzione libri. Una strategia che permette di scrivere anche una storia parallela dell’editoria italiana che ha a che fare con il tramonto dei cosiddetti «editori protagonisti», come li definiva Valentino Bompiani, e con la progressiva concentrazione delle sigle editoriali. Armanni ripercorre i momenti più problematici (con Einaudi e Bompiani per esempio) e i passi che conducono alla creazione di quell’arcipelago editoriale, cominciato nel 1979 con l’acquisizione di Longanesi, che nel 2005 diventerà il gruppo Gems. Ci sono gli attori che lo rendono possibile, a cominciare da Mario Spagnol che nel 1979 lascia la direzione editoriale di Rizzoli (anno in cui ha pubblicato Un uomo di Oriana Fallaci) per dedicarsi a un’impresa per niente semplice. La casa editrice è sull’orlo dell’insolvenza, in tre esercizi Spagnol («capace di sposare il progetto di Luciano per un nuovo gruppo editoriale che andasse incontro alle case editrici in difficoltà», ricorda Achille Mauri, attuale presidente delle Messaggerie, nel testo introduttivo) incrementa di due volte e mezzo il fatturato e la riporta in attivo.
Le Messaggerie sono anche l’incubatore della Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri, ideata da Luciano Mauri e Valentino Bompiani con il concorso di Vittore Branca che ne favorisce l’insediamento presso la Fondazione Cini a Venezia nell’autunno 1983.
Scorrono, nelle pagine del volume, i grandi protagonisti della cultura italiana, perché, scrive Armanni, «la storia della famiglia può essere letta anche in forma di dialogo con interlocutori privilegiati», da Luigi Pirandello, di cui Umberto Mauri è stato l’agente con la società Helicon , Pier Paolo Pasolini (con cui furono in particolare Fabio e Silvana Mauri a intrattenere un rapporto di affettuosa amicizia), a Ottiero Ottieri («è nato per scrivere. Tra un libro e l’altro finge di vivere» disse di lui Bompiani), cooptato in famiglia dopo il matrimonio con Silvana.
Un interno capitolo del libro è dedicato al tema della libertà, dalla censura degli anni 60 e 70, con le denunce per diffusione di pubblicazioni oscene (Mauri verrà anche arrestato nel 1975 su ordine del sostituto procuratore di Milano Guido Viola), alla «legge bavaglio» in anni più recenti.