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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

SESSO, DROGA, ALCOL E NESSUN POTERE IL SINDACO CHE IMBARAZZA TORONTO


Toronto, la città più grande, dinamica e ricca del Canada, è tramortita. In pochi giorni le incredibili avventure del suo sindaco che ne ha fatte di tutti i colori (a cominciare dall’ammissione di aver fumato spesso crack, condita con una singolare «giustificazione»: l’ho fatto solo durante le mie frequenti sbornie) hanno trasformato questa capitale della modernità nella capitale del ridicolo. La gente di Toronto si sente derisa in tutto il mondo, a partire da quelli che hanno visto le immagini trasmesse dalla Cnn e dagli altri network del 44enne Rob Ford che si schianta contro le telecamere, inscena cadute da clown, abbatte a spintoni una donna (un consigliere comunale) che cerca di placarlo, inveisce col pubblico che lo contesta in municipio, invita un suo accusatore a risolvere la questione con una bella scazzottata.
A non ridere per niente sono i rappresentanti politici della città che vorrebbero liberarsi dell’ingombrante presenza di questo strambo sindaco e gli stessi elettori, pentiti della loro scelta. I sondaggi dicono che tre abitanti di Toronto su quattro auspicano le sue immediate dimissioni, ma Rob non pensa affatto ad andarsene. E le leggi canadesi non prevedono l’impeachment : al massimo si possono ridurre le sue competenze. Cosa che il consiglio comunale ha già fatto, decimando lo staff del sindaco, sottraendogli i poteri di nomina e riducendo di oltre la metà il bilancio cittadino sotto il suo controllo.
Ma, anche se i suoi poteri sono in gran parte passati al vicesindaco Norm Kelly, Ford non molla: resta lui il rappresentante legale della metropoli e la sua faccia pubblica. Rob pensa di essere vittima di una congiura della stampa (dopo avere negato per mesi, ha ammesso l’uso di crack solo quando giornali e tv hanno pubblicato foto e filmati che lo inchiodano) e afferma di avere il sostegno di quella che lui chiama la «Ford Nation»: gli emarginati della città.
Quest’ultima affermazione non è del tutto infondata: Rob Ford, un arci conservatore populista su posizioni in parte simili a quelle sostenute negli Usa dai Tea Party, ha perso il sostegno della borghesia di destra e del grosso della città ma è stato riscoperto da gruppi di immigrati ed emarginati delle periferie ai quali si rivolge come un campione degli oppressi. Domenica, presentatosi alla partita di football americano degli Argonauti indossando una maglia della squadra, è stato quasi portato in trionfo da un gruppo di tifosi.
Ma i più si sono pentiti di averlo eletto e si chiedono come possano aver dato fiducia a un personaggio simile che oggi, inseguito ovunque da microfoni e telecamere, continua a dire cose incredibili. Ad esempio, accusato di molestie sessuali nei confronti di alcuni dipendenti del municipio, ha negato, ma poi si messo a parlare con fervore della sua grande passione per il sesso orale.
Come ha fatto a diventare sindaco un personaggio simile? Storia in qualche modo classica: elettori stanchi che pensano di mandare un segnale di protesta votando per un personaggio improbabile. Rob Ford, un avvocaticchio di Etobicoke, periferia ovest di Toronto, solo qualche anno fa si è dato alla politica diventando consigliere comunale. Nessuno l’aveva mai preso sul serio e quando, tre anni fa, decise di proporsi come sindaco, molti pensarono a uno scherzo. Ma lui cavalcò con abilità tanto il malessere degli immigrati delle periferie quanto l’ostilità per le tasse della destra conservatrice. Uno sciopero dei servizi di nettezza urbana nel bel mezzo della campagna elettorale rese, poi, i sindacati invisi ai cittadini danneggiando il candidato della sinistra, che alla fine si ritirò.
E adesso? Per la città-modello del Canada — economia che funziona, ottimi servizi pubblici, ordine, criminalità quasi inesistente nonostante un mosaico di razze addirittura più complesso di quello di New York — si prospetta un periodo turbolento, fino al termine del mandato di Ford, l’anno prossimo: «È stato democraticamente eletto, nessuno può cacciarlo», lo difende il fratello Doug, il «burattinaio» della famiglia. E Rob rilancia: «Sarò premier del Canada».
Massimo Gaggi