Antonio Cianciullo, la Repubblica 20/11/2013, 20 novembre 2013
MARE SEMPRE PIÙ CALDO E GELO SIBERIANO IN QUEL MIX FATALE L’ORIGINE DELLA CATASTROFE
[Giampiero Maracchi]
«È stato un muro d’acqua che si è abbattuto sulle case e sulle strade della Sardegna con enorme violenza: purtroppo non c’è da stupirsi, perché negli ultimi 15 anni l’intensità delle piogge è aumentata fino a 9 volte rispetto al trentennio precedente». Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia all’università di Firenze, guarda agli eventi drammatici di questi giorni come alla conferma di una tendenza che si va delineando in modo sempre più netto.
Cosa sta cambiando sulle nostre teste?
«Quando si parla di cambiamento climatico a molti sembra un fatto sfuggente e un po’ misterioso, qualcosa che magari riguarda posti esotici come le piccole isole del Pacifico che rischiano di essere sommerse dall’innalzamento dei mari. Invece ce lo troviamo in casa. I numeri confermano anno dopo anno il peggioramento della situazione».
I numeri della temperatura o delle piogge?
«Tutti e due, perché c’è un legame stretto tra i due cicli. I mari sono diventati più caldi di circa un grado. Un grado può sembrare poco, ma in realtà, calcolando i volumi di acqua in gioco, parliamo di un’enorme quantità di energia. Energia che non se ne sta buona buona negli oceani, ma torna continuamente in gioco nell’interazione tra il sistema marino e l’atmosfera».
Come funziona questa interazione?
«Il calore del mare si trasforma in umidità che sale e aggiunge energia a quella già presente in atmosfera. Così quando l’aria fredda che viene da Nord si scontra con l’aria umida e calda proveniente dall’Africa si forma un muro di pioggia e il calore del mare alimenta il processo. In Sardegna sono caduti 450 millimetri di pioggia in poche ore».
È una quantità che si fa fatica a immaginare.
«Proviamo a pensarla in termini di peso. Vuol dire che sono 4.500 tonnellate concentrate su un ettaro, cioè su una superficie di cento metri per cento, corrispondente a un grande edificio. Estendendo questo trattamento a una città si ottiene l’immagine di un bombardamento, di una pressione che inevitabilmente produce vittime».
Quindi resta solo la prevenzione, il taglio dei gas serra? Ma i tempi sono lunghi anche perché il vertice Onu in difesa dell’atmosfera, in corso in questi giorni a Varsavia, con ogni probabilità deciderà di rinviare al 2020 l’inizio della cura.
«La diminuzione dell’uso dei combustibili fossili è la prima iniziativa da prendere per evitare guai peggiori. Ma non è l’unica: bisogna ridurre i danni attuali, bloccare la crescita delle aree urbanizzate e migliorare l’informazione. Alla fine dell’Ottocento le mamme non erano particolarmente attente a insegnare ai bambini come attraversare le strade: il numero dei morti prodotti dalle carrozze era tutto sommato trascurabile. Oggi una delle preoccupazioni principali per chi ha figli piccoli e vive in città è spiegare bene che attraversare la strada può essere pericoloso».
E per le piogge cosa bisogna insegnare?
«Ovviamente in caso di nubifragio i sottopassaggi diventano luoghi pericolosi, ma bisogna stare attenti se la casa in cui si vive ha dietro una collina poco stabile. Se si sta accanto a un fiume o, peggio ancora, a un torrente che può avere più facilmente una crescita rapidissima. Oppure se si è in una zona con una forte pendenza, con la possibilità che un fiume d’acqua si incanali all’improvviso tra le case».