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 2013  novembre 20 Mercoledì calendario

AVATI SU RAI1 “RACCONTO I BAMBINI CONTESI”


Non commuove, non indigna, non denuncia, non accusa ma lascia muti Il bambino cattivo di Pupi Avati, in onda stasera, su Raiuno, nella Giornata per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Asciutto, duro, crudele e forse proprio per questo autentico, racconta di un ragazzino che assiste impotente al disgregarsi della propria famiglia. La madre depressa lo copre di tenerezze ma è passiva, beve per stordirsi e quando il matrimonio finisce tenta un suicidio che la porterà per sempre in una clinica. Il padre egocentrico e immaturo non riesce a prendersene cura, si innamora di un’altra donna che non accetta suo figlio, infine lo abbandona rinunciando a ogni diritto su di lui. La nonna paterna è troppo emotiva e instabile, i nonni materni troppo rancorosi e ostili: i giudici decidono di mandarlo in una casa famiglia da dove uscirà, accettando di essere adottato, solo quando gli sarà chiaro che non ha più la sua vera famiglia. Eppure i suoi genitori sono entrambi docenti universitari, i nonni sono persone agiate, il bambino è bello, intelligente, sano. Ma è un ostacolo, un problema, un impiccio inutile di cui nessuno riesce a occuparsi con equilibrio.
Avati sostiene che questo è il film dove meno ha potuto usare la fantasia: «Mi sono limitato a lavorare sulla verità, identificandomi in questo bambino fino a soffrire in maniera profondissima per lui. La vecchiaia e l’infanzia, pur così lontane anagraficamente, sono età in cui ci si sente vulnerabili. L’ho scritto di getto, abbandonandomi a un flusso di coscienza. La famiglia di oggi è scaduta. Si fa un solo figlio, privandolo della fortuna di avere fratelli e lo si fa dopo aver comprato la casa, la macchina, l’abbonamento a Sky. La famiglia manca di fiducia nel futuro, di generosità, di creatività». Voluto fortemente da Tinny Andreatta, capo della fiction Rai, è interpretato dal piccolo Leonardo Della Bianca che fa Brando, Luigi Lo Cascio nel ruolo del padre e Donatella Finocchiaro in quello della madre. Come sempre lo produce la Duea di Antonio Avati. A scriverlo, oltre al regista, il figlio Tommaso Avati e Claudio Piersanti, con l’appoggio del Garante per l’Infanzia e la consulenza psicologica di Luigi Cancrini e Francesca Romana De Gregorio. Nessun riferimento esplicito alla vicenda di cronaca del bambino conteso tra padre e madre. «Non è una fiction - dice Avati - E’ una parola brutta. Io l’ho girato come un film. Eppure, quando dicevo che stavo lavorando per la Rai, più volte mi son sentito chiedere con sospetto: Non sarà una fiction, vero? Dobbiamo trovare una altra definizione per queste opere che nessun distributore adesso oserebbe proporre in una sala».