Maurizio Molinari, La Stampa 18/11/2013, 18 novembre 2013
ISRAELE E RIAD TEMONO L’ACCORDO E LAVORANO AI PIANI D’ATTACCO
Lo spazio aereo saudita come trampolino per l’attacco israeliano al nucleare iraniano: ad alzare il velo sull’avanzamento della convergenza strategica fra Riad e Gerusalemme è il «Sunday Times» mentre da Washington filtrano dettagli su un coinvolgimento anche degli Emirati Arabi. Sarebbe il re saudita Abdullah ad aver autorizzato i militari ad offrire a Israele lo spazio aereo per accorciare la rotta dei caccia verso gli impianti nucleari. È un piano aiutato dalla geografia: Israele e Arabia Saudita si «guardano» a cavallo del Golfo di Aqaba e a dividerli sulla terraferma è la Giordania, alleata di entrambi. L’autorizzazione di Riad riguarderebbe, per il quotidiano britannico, sorvoli di jet, impiego di droni, uso delle cisterne per i rifornimenti e ricorso ad elicotteri per il recupero dall’Iran di piloti abbattuti. Sono indiscrezioni che disegnano una cooperazione israelo-saudita - forse con tacito avallo di Amman - assai avanzata.
Le missioni di «estrazione e soccorso» in particolare implicano il posizionamento di unità di emergenza a ridosso della zona di operazioni e ciò implica che Riad conceda a Gerusalemme - con cui non ha relazioni diplomatiche - l’accesso a proprie basi. Simon Henderson, responsabile degli studi sul Golfo al «Washington Institute», aggiunge due dettagli. Primo: «Esiste una cooperazione di basso profilo fra Emirati Arabi e Israele» che estende ad altri Paesi del Golfo la strategia saudita e può consentire di avere più punti di entrata in Iran. Secondo: «L’accelerazione saudita è frutto del disappunto per il mancato intervento Usa in Siria». Riad, secondo Henderson, legge la volontà Usa di compromesso con Teheran sul nucleare come una conferma della decisione di non attaccare Assad, arrivando a concludere che Washington sta «cambiando atteggiamento» verso l’asse Iran-Siria avversario dei Paesi sunniti. É una tesi che deve molto al principe Bandar bin Sultan, ex ambasciatore a Washington e capo dell’intelligence. «La volontà saudita di cooperare all’attacco all’Iran – spiega Henderson – segue la scelta di Riad di avere in Siria un alleato diverso dagli Usa nell’addestrare i ribelli sunniti, puntando su Pakistan e Francia».
Si tratta di un riposizionamento di Riad che Jon Alterman, direttore del Medio Oriente al Centro di studi strategici internazionali (Csis), spiega con «il timore che le politiche Usa stiano portando ad un dominio dell’Iran sul Golfo che è da sempre l’incubo peggiore». «I sauditi vogliono fermare l’Iran adesso - concorda Bernard Haykel, arabista della Princeton University - perché temono che non facendolo saranno costretti a combattere gli sciiti in casa». Per il «Sunday Times» potrebbe essere l’accordo a Ginevra sull’Iran ad accelerare i preparativi israelo-sauditi. Da qui le parole di Netanyahu alla «Cnn»: «Se arabi e Israele in Medio Oriente dicono cose simili significa che sta succedendo qualcosa».