Guido Olimpio, Io Donna 16/11/2013, 16 novembre 2013
100 DONNE UNITE CONTRO I NARCOS
Qualche settimana fa, tredici agenti della polizia federale messicana sono finiti in una cella. Li hanno arrestati i loro colleghi accusandoli di aver rapito e ucciso. Sempre poco tempo fa, un sondaggio condotto in Messico ha rivelato che un gran numero di delitti, in particolare i sequestri, non sono denunciati alle autorità. Le vittime non si fidano, ritengono spesso che sia inutile, temono le collusioni tra banditi e poliziotti. Rapporti che diventano talvolta una copertura completa, lasciando parti del Paese senza legge. Se poi si è poveri o si appartiene alla comunità indios, l’indifferenza può essere ancora più ampia. La risposta della popolazione può essere inesistente, ci si arrende al fatto compiuto. Ma c’è anche chi non ci sta e si ribella. Ignorato dalle autorità, si difende da solo. È così che in molte comunità del Messico sono nate formazioni di vigilantes. La più clamorosa, quella creata a Xialtanguis, nella parte meridionale dello Stato di Guerrero: ne fanno parte un centinaio di donne, disperate e infuriate, stanche di subire le scorrerie dei narcos e delle bande che dominano in molti angoli del Messico.
Xialtanguis è distante meno di un’ora da Acapulco, luogo che una volta evocava il jet set, le stelle di Hollywood, le spiagge e gli hotel di lusso. Oggi la città è stata ribattezzata con un nome sinistro: Mataculpo. Dallo spagnolo matar, uccidere. Sì, perché Guerrero e la stessa città sono teatro di una faida sanguinosa che oppone diversi cartelli della droga messicani. Si contendono il controllo della “plaza” e i traffici. La battaglia ha progressivamente coinvolto la popolazione. In modo diretto e indiretto. E allora ecco le squadre di vigilantes che presidiano villaggi e piccole località. Si schierano agli ingressi del paese, fanno da filtro, controllano attorno alle scuole, arrestano, provano a tener lontani i gangster. Sulle barricate di Xialtanguis sono arrivate le donne, vera anima di questa coraggiosa resistenza anti-crimine tutta “rosa”. Sono circa un centinaio, molte di loro hanno pianto un marito o un fratello eliminato in questo conflitto senza fine costato al Messico almeno 80mila morti. Alcune si portano dietro persino i figli piccoli. Non c’è denaro per baby sitter e non sanno a chi lasciarli. Madri e nonne sono gli occhi e le orecchie dell’autodefensa, l’autodifesa. Ricevono un rapido addestramento alle armi, anche se è quasi inutile visto che hanno solo qualche doppietta o appena un bastone. Poi viaggiano nella zona. Per spiegare, per dare coraggio, per marcare il territorio. Se si resta chiusi in casa lo spazio rimane nelle mani dei banditi.
La policia ciudadana di Xialtanguis ha ripreso una vecchia tradizione, quella che permetteva ai villaggi di avere una propria forza parallela alla polizia con compiti ridotti. Da quando la sfida dei narcos, ormai veri tagliatori di teste, è cresciuta la responsabilità delle guardie cittadine è diventata quasi una necessità. Sono spuntate a dozzine, specie attorno ai corridoi del narcotraffico. Ultima risorsa davanti a organizzazioni sfrontate e crudeli. I cartelli impiccano, scuoiano, fanno sparire chiunque si metta sulla loro strada. Dunque proteggere quel poco di ordine o convivenza diventa rischioso. Anche perché il governo non è molto contento delle milizie. I gruppi di auto-difesa sono la prova più chiara di come l’apparato statale, nonostante i proclami, abbia fallito nel contenere il nemico interno. Poi c’è il timore, a volte fondato, che alcuni vigilantes siano in realtà delle coperture per i trafficanti. La Familia Michoacana e i Cavalieri Templari - già i nomi dicono molto - si presentano come paladini dei cittadini, usano la religione come scudo e persino i simboli dei celebri guerrieri delle Crociate ma nella realtà sono dei killer brutali. E provano a usare formazioni delle guardie cittadine come loro strumento. Del resto lo fanno già con gli agenti, figuriamoci se non ci provano con persone che possono corrompere con mazzette di dollari. In alternativa gli dichiarano guerra. Ogni tanto nelle aree contese appaiono le narcomantas , striscioni con i quali trafficanti minacciano azioni di guerra contro i gruppi di autodifesa. Non sono parole.
I messaggi sono seguiti dal ritrovamento di teste decapitate, lasciate come macabri trofei sotto un monumento. Di recente, ancora i Templari hanno avvisato alcuni villaggi: se non la piantate con le pattuglie tagliamo i collegamenti stradali, in pochi giorni resterete senza carburante e viveri. Tattiche di un contropotere micidiale e ricco, capace di arrivare lontano, con ramificazioni e complicità pesanti. Per questo le cento donne di Xialtanguis appaiono ancora più coraggiose. La sproporzione di risorse è evidente, così come l’esito del duello. Però il loro gesto ha un grande valore. Certo, sarebbe meglio che fossero le autorità a difendere l’ordine. La giustizia amministrata dalla folla è pericolosa quanto cieca. Ma queste madri non hanno altra risorsa.