Anais Ginori, D Repubblica 16/11/2013, 16 novembre 2013
CÉCILIA MAI STATA SOLO UNA MOGLIE
È difficile essere l’ex». Lo dice a metà della conversazione, come un sussulto dal cuore, prima di cambiare subito argomento. Cécilia Attias sembra ghiaccio che cova fuoco. Esercita su stessa un controllo ossessivo, sospetto: s’intuisce una straziante lotta interiore. Ogni frase, ogni parola deve essere calcolata. Nonostante il tempo passato, tutto sembra ancora così fragile, esplosivo. È stata per venticinque anni al fianco di uno dei più importanti politici francesi, ne ha costruito con sacrifici e intelligenza la scalata al vertice dello Stato, poi lo ha costretto a una crisi coniugale vissuta in pubblico, umiliante per qualsiasi uomo, figurarsi per il Presidente della République.
«Quando ho divorziato, ho capito che rimanere in Francia era impossibile. Dovevo andarmene, scomparire», racconta, seduta in un salotto del ristorante Mediterranée, place de l’Odéon, a due passi dall’editore Flammarion che pubblica il suo libro Une envie de verité, già balzato in testa alle classifiche. Première Dame riluttante, Emma Bovary all’Eliseo. Tante cose sono state dette su quella che fino al 2007 era l’inseparabile moglie-ombra di Nicolas Sarkozy e che ormai per i francesi rimane “Cécilia”, semplicemente. Poco importa che porti il cognome del nuovo marito, il pubblicitario Richard Attias, con il quale si è risposata nel 2008, in terze nozze.
Dopo cinque anni di silenzio, eccola di nuovo sotto i riflettori. Era rimasta sullo sfondo, come un fantasma ingombrante. Perché scappare? «Non è stata una fuga, ma il bisogno di ricostruirmi altrove. La pressione mediatica era troppo forte. Avevo tanti sensi di colpa, anche se per fortuna i francesi hanno votato per Nicolas, non per una coppia». E adesso, perché tornare? «Volevo dare il mio punto di vista in questa storia. Sono state dette così tante falsità su di me. Ora che Nicolas non è più all’Eliseo, posso farlo con più libertà».
La sua nuova vita è a New York, con Attias. «Mi sentivo molto colpevole anche con lui. A causa della nostra storia, gli sono stati tolti molti lavori di consulenza. Dopo aver partecipato per quindici anni al forum economico di Davos è stato estromesso dall’organico. L’ha saputo il giorno del nostro matrimonio». Squilla il telefono. È Louis, il figlio avuto con Sarkozy che oggi ha 16 anni ed è iscritto a un’accademia militare americana. «È un bambinone di un metro e novanta scherza è cresciuto così in fretta che quasi non lo risconoco». Durante l’intervista, il figlio richiama più volte. È raffreddato, ha la febbre. «Prenditi le medicine», dice amorevole Cécilia. In America, ha creato una fondazione che si occupa di finanziare progetti per le donne, come quello di “sister Teresa”, una suora che si occupa dei figli di detenute nel Bronx, oppure un’associazione che lotta contro il traffico di baby-prostitute in Ucraina. Una volta l’anno, la fondazione organizza anche Dialogue for Action, un forum tra leader donne nella società civile.
Nonostante non contenga alcun segreto di Stato, né rivelazione particolarmente piccante, Une envie de verité è diventato subito un caso editoriale. L’intervista a Cécilia durante il principale tiggì della sera ha fatto un record di ascolto. «Sono sorpresa dall’affetto che mi accoglie», ammette lei. I francesi non hanno dimenticato questa donna che ha rappresentato, forse inconsapevolmente, un’inedita ribellione femminile al protocollo, all’ipocrisia che di solito accompagna la vita istituzionale. «Ci è successo qualcosa di banale per una coppia, solo che in quel momento mio marito era presidente della Repubblica».
Tra il 2005 e il 2007, la Francia ha assistito sgomenta al tradimento della moglie dell’allora candidato all’Eliseo, la fuga con l’amante, la riappacificazione per la campagna elettorale, l’abbandono definitivo. Nella fase più importante della carriera politica del marito, Cécilia decise di scomparire, non andò neppure a votare al secondo turno dell’elezione presidenziale. «Non vi rendete conto di cosa significhi votare quando si è la moglie del futuro capo di Stato. I fotografi vi fanno la posta come un animale e io, come succede a tante persone, mi chiedevo se volevo ancora far parte di questa coppia».
La richiesta di divorzio non fu un atto di coraggio, solo un modo di «andare d’accordo con me stessa». Aggiunge: «Sono una donna di rottura, non di finzione». Nel libro, Cécilia ricorda il primo incontro con Sarkozy a ventisei anni, nel 1983. Erano entrambi sposati, lei con il presentatore televisivo Jacques Martin, con il quale ha avuto le due figlie: Judith, nata nel 1984, e Marie nel 1989. Cécilia e l’allora intraprendente sindaco di Neuilly, sobborgo chic di Parigi, si frequentano, diventano amanti. La loro relazione viene ufficializzata all’inizio degli anni Novanta. Inseparabili, sono una coppia affiatata. Una “ditta” al servizio dell’ambizione, dicono i maligni. «Quasi subito ricorda lei Nicolas mi ha chiesto di lavorare con lui nel comune di Neuilly. Gestivo i suoi appuntamenti, le relazioni con la stampa e con gli altri politici, l’organizzazione delle trasferte».
L’enfant prodige della destra francese ha sempre la nuova moglie al suo fianco, in ogni tappa della sua scalata: la battaglia per la segreteria dell’Ump, il partito neogollista, la nomina al ministero dell’Economia, poi all’Interno. Cécilia è stata descritta come una vera e propria coach del marito, l’unica persona capace di temperare le sue ire e la sua perenne agitazione. Oggi lei vuole dare un’altra versione. «Non ho mai voluto condizionare le scelte di mio marito, non gli ho consigliato di fare una cosa piuttosto che un’altra ». La scalata al potere? «Tra non c’è mai stato un patto o una qualsiasi strategia di conquista». La Conquista, è il titolo del film dedicato alla vittoria pubblica e alla sconfitta privata di Sarkozy, in quella drammatica primavera del 2007. «Un uomo che prende il potere e perde la sua donna », diceva il trailer. «Non ho visto il film commenta Cécilia mi sono fermata davanti alla scena di una presunta lite che tra me e Nicolas che non c’è mai stata».
A modo suo, è un personaggio romanzesco. Molte donne si sono riconosciute in quella “voglia di verità”: una moglie frustrata che lascia una relazione di venticinque anni. La crisi tra i due era già in corso. «A un certo punto, con Nicolas ricorda senza dire di più ci siamo persi». Nel 2004 Sarkozy chiama uno dei più noti organizzatori di eventi per preparare il congresso dell’Ump che lo incoronerà segretario dell’Ump. Ovviamente nello staff che assiste alla riunione c’è anche Cécilia. L’evento politico è un grande successo. «Né Nicolas né io potevamo immaginare che quella marcia trionfale l’avrebbe portato non solo al vertice dello Stato ma anche alla fine della nostra coppia». L’organizzatore si chiama Richard Attias. «Fui subito impressionata dalla sicurezza interiore che emava continua lei. È un uomo posato, rassicurante ». Insomma, tutto l’opposto di Sarkozy. È l’inizio della fine, anche se nel 2006, dopo quasi un anno di separazione, Cécilia sceglie di lasciare Attias e tornare brevemente con Sarkozy. Qualcuno ha sospettato una manovra elettorale, a pochi mesi dalle presidenziali. Lei smentisce. «Era un gesto sincero, per tentare di ricostruire la mia famiglia». Tra mille contraddizioni, Cécilia accompagna suo marito fino alla soglia dell’Eliseo. Paradossalmente, è il suo più grande successo da première dame che la porta a riallacciare con Attias. Quando partecipa alla missione in Libia per liberare le infermiere bulgare, l’ex amante si rifà vivo per congratularsi. «Devi essere fiera di quello che hai fatto». Qualche mese dopo, Cécilia chiede il divorzio. Poteva tentare di fingere come hanno fatto tante coppie presidenziali? «Impossibile risponde è un problema di coerenza personale ma anche politica. Rispetto al passato, quando si potevano avere due o tre famiglie continua, facendo allusione all’ex Presidente François Mitterrand trovo sia giusto dare all’opinione pubblica un minimo di verità».
Il suo ruolo nella vicenda libica non è stato apprezzato da tutti. «I giudizi sulle première dame sono spesso impietosi in Francia», commenta Cécilia. È la “sindrome Maria Antonietta”, vecchio retaggio nell’attuale “monarchia repubblicana”. «Solo che Maria Antonietta ci ha rimesso la testa, io per fortuna no», scherza lei. «La Francia aggiunge dovrebbe finalmente dare uno statuto alla compagna del Presidente, esattamente come in America dove la first lady ha uno staff, un ufficio e delle missioni di cui occuparsi». Durante il suo breve passaggio all’Eliseo è stata attaccata per aver rifiutato l’invito a pranzo di George W. Bush o per aver disertato per metà il G8 in Germania. Nella lunga conversazione, quando finalmente si scioglie, ironizza nel raccontare del tè «agghiacciante» con Ludmilla Putin, oppure del pranzo con Laura Bush che «parla con la punteggiatura, ripetendo ogni frase proprio come le dicono di fare». Eppure, giura, essere première dame «è una grande opportunità, puoi dare aiuto e soccorso a così tanta gente». Abbassa lo sguardo: «È l’unica cosa che rimpiango del mio essere partita dall’Eliseo».
Il ritorno in Francia di Cécilia è stato inaspettato, anche per Sarkozy. «L’ho avvertito del libro quando stava già uscendo. Mi ha detto solo: “buona fortuna”». Sulla sconfitta politica dell’ex marito, osserva come abbia «perso tante occasioni di fare le riforme necessarie alla Francia» durante il suo mandato. Poi, nella campagna elettorale del 2012, è stato «mal consigliato». «È andato a cercare voti agli estremi, senza peraltro trovarli, mentre tutti sanno che le elezioni si vincono al centro».
Lei, figlia dell’ebreo russo André Ciganer e della madre catalana Teresita, nipote del compositore Isaac Albeniz, si vanta «di non avere una goccia di sangue francese». «Non capisco la xenofobia, l’intolleranza», aggiunge. Anche sui temi sociali, ha idee più progressiste dell’ex marito. È favorevole alla riforma socialista per i matrimoni di coppie omosessuali. «La frontiera non è il sesso, maschio o femmina, ma l’amore».
Cécilia spende una buona parola su François Hollande, che in poco più di un anno ha già il record di impopolarità. «I giudizi degli elettori sono troppo rapidi. La politica ha bisogno di tempo». La Francia, continua, è un paese «addormentato ». «Si è perso il rispetto per il lavoro». Fa il paragone con gli Stati Uniti dove una persona che ha successo viene chiamata self-made man. In Francia, invece, è bollato come parvenu, con tono dispregiativo.
A Parigi Cécilia non ha più una casa, ha venduto tutto, ma torna ogni due mesi. «Dopo il divorzio, ho perso tante amiche. Mi sono rimaste quelle buone». Con una punta di perfidia, ricorda che alcune donne non hanno esitato a lasciare i mariti per tentare di prendere il suo posto. «Le persone farebbero qualsiasi cosa per i soldi e il potere». Poi confida: «Certo che Nicolas ha voglia di tornare. Fa politica da quando ha diciassette anni. Non sta stare senza. Immaginate davvero che possa accontentarsi di fare lo spettatore ai concerti di Carla? Andiamo». Del suo ventennio nelle stanze dei bottoni della politica francese ha conservato migliaia di appunti, un diario giornaliero quando era al ministero dell’Interno. «Scrivere un secondo libro? Chissà, ho ancora molte cose da dire». Molti la considerano ancora solo come “la ex”. Ma Cécilia, a 56 anni, sembra decisa a vivere di luce propria.