VARIE 18/11/2013, 18 novembre 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - RENZI VINCE TRA I SIMPATIZZANTI
REPUBBLICA.IT
ROMA - È Davide Zoggia, responsabile dell’organizzazione del Pd, a comunicare i risultati del voto degli iscritti al partito. Matteo Renzi vince la sfida dei circoli con il 46,7% dei voti e stacca di otto punti Gianni Cuperlo, che si attesta al 38,4%. Pippo Civati totalizza il 9,19% e Gianni Pittella circa il 6%. Nel complesso, il candidato triestino tiene nelle grandi città, mentre il sindaco di Firenze va bene nel sud. Per Pippo Civati si registrano buoni risultati in Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda Gianni Pittella si registra invece un exploit nel Mezzogiorno. "La mozione Pittella - si sottolinea dal suo comitato - supera il 12% nelle regioni del Meridione. Un risultato che ci inorgoglisce".
Un dato di fatto è che, comunque, il voto degli iscritti è bipolarizzato tra Renzi e Cuperlo. Un risultato preceduto da una battaglia di numeri tra i sostenitori del rottamatore e il comitato dell’ex leader Fgci. Poco lusinghiero il commento a caldo di Cuperlo nei confronti del rottamatore: "L’impianto che Matteo Renzi propone, non apre una fase nuova, ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle". E la partita è ancora tutta da giocare. "La mia è una mezza vittoria? Forse anche più che mezza...", ha spiegato il deputato Pd, "per mesi questo congresso è stato raccontato come un plebiscito. Non è stato così".
Il comitato dell’ex leader Fgci rilancia: "Attorno alla proposta di Gianni Cuperlo si è raccolta una vasta area, assai superiore ad ogni previsione, che pesa oggi intorno al 40% e che, a questo punto, sarà alle primarie dell’8 dicembre la vera alternativa di progetto e di leadership al sindaco di Firenze".
Renzi, da parte sua, incassa la vittoria e ringrazia su Twitter:
E ai microfoni del Tg1 annuncia: "Se vinciamo il giorno dopo nulla sarà come prima".
La distribuzione dei voti locali. Nonostante il successo nazionale, Matteo Renzi non riesce a sfondare nella Capitale. A Roma il sindaco di Firenze non passa e si arrende a Gianni Cuperlo, trionfatore nei circoli con il 54% delle preferenze, quasi 20 punti percentuali in più rispetto al suo diretto concorrente, fermo al 33%. Anche a Bologna Cuperlo conferma la vittoria nei circoli. A Palermo Renzi vince su Cuperlo con uno scarto di appena tre voti, ma il resto della regione va al deputato democratico. In Toscana il sindaco di Firenze ottiene la maggioranza assoluta. Mentre i circoli di Genova incoronano Cuperlo tra i candidati alla segreteria nazionale, mentre Renzi trionfa nel resto della Liguria. Napoli e provincia, invece, votano Cuperlo, mentre il resto della Campania sceglie il sindaco di Firenze. Anche la Lombardia è con Renzi, mentre i circoli di Milano eleggono Cuperlo.
Spettro irregolarità. E’ Pippo Civati a denunciare come lo stop al tesseramento non abbia fermato le anomalie: "Stiamo raccogliendo numerose segnalazioni di incredibili irregolarità. Il Pd rischia di uscirne completamente screditato, intervenga la commissione e sanzioni i disonesti". E’ il caso di Salerno, su cui è in corso una verifica dopo un sostegno a Renzi un pò troppo bulgaro per non avere sollevato dubbi. Ma si tratta di decimali che non sposteranno il dato politico.
Pittella: complimenti agli avversari. Prima della comunicazione ufficiale dei dati, Gianni Pittella, arrivato ultimo e per questo fuori dalle primarie (lo statuto del Pd ammette infatti solo tre candidati, ndr), si congratula con gli avversari: ’’Complimenti a Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Pippo Civati. Sono certo che sapranno confrontarsi nella seconda fase del congresso sulla base delle loro idee per il bene del Partito democratico e dell’Italia".
Scontro Renzi-D’Alema. Ieri, intanto, Renzi a Che tempo che fa ha attaccato l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema: "Pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra, dimenticando che l’hanno distrutta loro la sinistra. È la prima volta che D’Alema perde un congresso, lo voglio dire". Questa mattina D’Alema ha risposto al sindaco di Firenze ad Agorà: "Renzi è ignorante e superficiale". Per vedere cosa può essere il Pd sotto la sua guida occorre aspettare la "prova del budino, lo si scopre mangiandolo. Non ho cambiato idea su di lui, penso non sia adatto a fare il segretario del Pd". Le idee nuove del sindaco di Firenze, secondo D’Alema sono poche: "Il vero cavallo di battaglia Renzi, che di idee nuove ne ha proposte pochissime, è continuare ad attaccare me. Vorrei ricordargli che noi le elezioni le abbiamo vinte due volte nel corso di questi anni e abbiamo portato la sinistra italiana per la prima volta nella sua storia al governo del paese".
Nel pomeriggio D’Alema torna alla carica: "La sinistra italiana esprime il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio, la grande maggioranza dei governi regionali e locali. Certo, non ha pienamente vinto le elezioni, ma è pur sempre la prima forza del Paese. Non mi pare che possa essere descritta come una forza che io ho distrutto e che ora attende Renzi per essere resuscitata". E conclude: "Se Renzi dovesse governare il partito con i toni aggressivi e offensivi che usa in questi giorni, penso che la situazione sarebbe complicata".
Più tardi D’Alema si dichiara soddisfatto del risultato dei congressi "perché, parliamoci chiaro, fino a 2-3 mesi fa pochissime persone sapevano chi fosse Cuperlo". Quella che si apre, dunque, "è una campagna possibile e quindi noi vogliamo continuare a recuperare".
Per Pippo Civati, invece, la polemica D’Alema-Renzi "è tutta una manfrina". E pensa che in realtà l’ex presidente del Copasir "non veda l’ora di accordarsi" con il sindaco di Firenze.
Gli effetti sul governo. Le primarie dell’8 dicembre potrebbero modificare gli equilibri all’interno del Pd e mettere pressione sul governo di Enrico Letta, intervenuto ad un forum sul futuro dell’Italia, organizzato dal Financial Times. Il presidente del Consiglio ha risposto dicendo di "non essere in competizione con Matteo Renzi", ma di condividere "lo stesso percorso con lui e il Pd". Un percorso che vedrà il 2014 come l’anno delle riforme necessarie a far ripartire l’economia italiana: "Sono certo che Renzi, Cuperlo e gli altri saranno da questa parte, perché sanno benissimo che le riforme saranno decisive per le capacità del paese di essere efficace e il prossimo anno sarà un anno in cui dovremo applicarle".
Mentre il viceministro dell’Economia Stefano Fassina, sempre in occasione dello stesso dibattito, ribadisce che "il segretario nazionale avrà più potere ma non sarà il ’padrone’ del partito".
"Ignorante, spiritoso ma superficiale". Sono gli ultimi aggettivi usati dall’ex premier per descrivere il sindaco di Firenze. Il quale non parla più di rottamazione ma dice "loro hanno distrutto la sinistra, a noi toccherà ricostruirla". La Grande Guerra fra i due dura da anni. Nonostante qualche tregua. Soprattutto elettorale
"Ignorante, spiritoso ma superficiale". Sono gli ultimi aggettivi usati dall’ex premier per descrivere il sindaco di Firenze. Il quale non parla più di rottamazione ma dice "loro hanno distrutto la sinistra, a noi toccherà ricostruirla". La Grande Guerra fra i due dura da anni. Nonostante qualche tregua. Soprattutto elettorale
thatcher modello rispetto alla capacità di decisione
CORRIERE.IT
Renzi al 46,7%, Cuperlo al 38,4%, Civati al 9,2%, Pittella al 6%. Sono questi i dati «ufficiosi» sul voto nei circoli del Pd resi noti in una conferenza stampa nella sede del partito da l deputato Davide Zoggia. Scorrendo i dati che via via, forniti dalle singole federazioni regionali, diventano sempre più ufficili si vede che Gianni Cuperlo tiene nelle grandi città, Matteo Renzi va bene nel sud e il voto degli iscritti si distribuisce prevalentemente sui due principali candidati alla segreteria Dem.
CUPERLO CONQUISTA GENOVA E BOLOGNA - Il candidato triestino, però, conquista, tra le altre, due città storicamente in mano alla sinistra come Genova (dove sfiora il 49,95% lasciando Renzi al 34,03%) e Bologna, dove con il 51,87% supera addirittura la maggioranza assoluta degli iscritti (Renzi è al 35,36% e tra i due è testa a testa in regione). Anche a Milano, Roma, Napoli e Bari, secondo quanto viene riferito dal suo comitato, Cuperlo sarebbe avanti. Il sindaco di Firenze conquista invece Torino con il 47,1% (mentre Cuperlo è al 40,7%) e Palermo, anche se di soli 3 voti di scarto. Renzi vince, oltre alla ‘suà Toscana, dove va oltre il 51% anche le Marche (con il 53%) e molti circoli al sud. In Puglia, ad esempio, il ‘rottamatorè, sarebbe avanti con il 42,79% contro il 33,51% di Cuperlo. Vittoria del sindaco anche in Calabria mentre al candidato triestino vanno il Molise e la Sicilia.
RENZI KO A ROMA - Nonostante il successo nazionale, Renzi non riesce a sfondare nella Capitale. A Roma il sindaco di Firenze non passa e si arrende a Cuperlo, trionfatore nei circoli con il 54% delle preferenze, quasi 20 punti percentuali in più rispetto al suo diretto concorrente, fermo al 33%».
CUPERLO SODDISFATTO - Hanno dipinto queste primarie come «un plebiscito», come una «strada asfaltata» per Renzi, e invece «il 40% o giù di lì» ha scelto una impostazione diversa. Così Gianni Cuperlo, al Tg3, commenta l’esito delle votazioni degli iscritti del Pd. Ora «mi aspetto primarie molto partecipate, due milioni o più di persone» che «rifletteranno questo primo passaggio», perchè il popolo degli iscritti non è così diverso, spiega, di coloro che voteranno l’8 dicembre. «Sono convinto che questa partita è oggi aperta», assicura. Poi, la stoccata a Matteo Renzi: «Quando il sindaco parla di una sinistra distrutta non riflette la realtà». E da questa corsa congressuale «esce l’indicazione di una sinistra viva e vitale».
«PARTITA APERTA» - Ha parlato di «partita aperta» il deputato del Pd Matteo Orfini. «Il risultato che emerge dal voto dei circoli per Gianni Cuperlo - ha spiegato - è straordinario e la partita è aperta. Cuperlo vince in quasi tutte le principali città e il risultato delle primarie dell’8 dicembre non è affatto scontato come dimostrano i dati».
PALERMO, VITTORIA PER 3 VOTI - Con uno scarto di appena 3 voti su Renzi, a Palermo, Cuperlo, con 1903 preferenze, vince le preselezioni di circolo per la candidatura alla segreteria nazionale del Pd, in vista delle primarie dell’8 dicembre prossimo. I dati sono al vaglio della Commissione provinciale per il Congresso.
SALERNO: DATI CONTESTATI - «I dati forniti da Davide Zoggia sono parzialmente diversi da quelli da noi raccolti in questi giorni e presentano diverse incongruenze, compresa l’esclusione di risultati già ufficiali e l’inclusione di dati non ancora certificati. Ma soprattutto questi dati sono drogati dai numeri della provincia di Salerno che contestiamo apertamente e che ci auguriamo tutti i candidati respingano per il rispetto che si deve agli oltre trecentomila, che hanno scritto una straordinaria pagina di partecipazione e di democrazia». Lo ha dichiarato Patrizio Mecacci, coordinatore del comitato Cuperlo.
18 novembre 2013
PEZZO DEL CORRIERE DELLA SERA DI STAMATTINA
ROMA — I renziani sono sicuri: «Abbiamo vinto». I cuperliani ribattono: «Avete l’ansia da prestazione, la partita è aperta». Ernesto Carbone: «Basta falsità, Renzi è primo». Matteo Orfini: «Renzi non cerchi di cambiare le carte in tavola. Il testa a testa che continuerà nella notte è la testimonianza più vera della vittoria politica di Gianni Cuperlo».
La sfida tra i due candidati avrà un esito ufficiale oggi, con la comunicazione data dal responsabile dell’organizzazione Davide Zoggia, che indicherà i tre ammessi alla fase finale, quella decisiva, con le primarie aperte a tutti gli elettori, l’8 dicembre.
Il balletto dei voti non si ferma fino all’ultimo. Un giochino un po’ stucchevole che fa sostenere ai due comitati di essere in vantaggio nel calcolo, parziale, dei votanti. Il Comitato Renzi spiega che su 153.940 voti scrutinati «Matteo Renzi è al 46%, Gianni Cuperlo al 38,2%, Pippo Civati al 10,5% e Gianni Pittella al 5,3%». Di rimando, il comitato Cuperlo riferisce: «In base ai dati in nostro possesso, raccolti dal territorio, dalle oltre 3.000 assemblee di circolo, dove si sono espressi 132.408 iscritti, Cuperlo ha il 43,9%, Renzi il 42,1%, Civati il 10,8%, Pittella il 3,3%».
Nel partito c’è chi è infastidito da questa pratica bizzarra: la diffusione di dati elettorali da parte non del partito o di un ente terzo e imparziale, ma dagli stessi candidati. Il responsabile organizzazione, Davide Zoggia, si difende: «I dati li comunichiamo alla fine, come da decisione presa all’unanimità. Darli prima, parziali, non avrebbe avuto senso e avrebbe rischiato di influenzare il voto». I due comitati, però, li hanno forniti in abbondanza: «Ma io non posso intervenire su di loro. Teniamo anche presente che sono 7.000 circoli e che i congressi sono gestiti da volontari».
Ma il malumore avanza e da parte dei cuperliani si lancia l’allarme brogli. Orfini non li chiama così, ma è l’unico a lanciare un segnale pubblico, sia pure misurato: «Ci giunge qualche voce di irregolarità sul territorio, a onor del vero molto limitato. Crediamo che sia dovere di tutti vigilare perché tutto si svolga regolarmente». Patrizio Mecacci, coordinatore del Comitato Cuperlo, rilancia: «Su Salerno situazione allarmante». Zoggia considera il fenomeno, per ora, circoscritto: «Ci è giunta solo qualche segnalazione da Messina e da Salerno. Saremo rigorosi, nel caso, ma aspettiamo di verificare». Il renziano Ernesto Carbone ribatte: «Dicano in cosa consistono questi casi, non ha senso un allarme generico».
Renzi, ospite da Fabio Fazio, prova a tranquillizzare il governo: «Intanto sono contento di aver preso i voti del Pd, che non era scontato. Mi piacerebbe tanto giocarmi la partita per il Paese e diventare premier, ma in questo momento non ha senso. C’è una persona del Pd che deve fare alcune cose per il Paese e sarebbe davvero ingiusto mettere davanti le mie ambizioni». A Massimo D’Alema, invece, riserva una battuta velenosa: «C’era un disegno di D’Alema che dice: Renzi vince le primarie, ma tra gli iscritti non ce la fa. D’Alema pensa che se vinciamo noi distruggiamo la sinistra, dimenticando che l’hanno distrutta loro la sinistra. È la prima volta che perde un congresso, lo voglio dire».
Una battuta anche sul Pdl: «Hanno fatto una scissione a tempo determinato. Lupi ha detto che si scindono, però alle elezioni si alleano con Forza Italia. Si lasciano oggi per rimettersi insieme domani, come Ridge e Brooke. Berlusconi mette insieme tutti, una coalizione self service».
Alessandro Trocino
SONDAGGIO SUL CDS DI STAMATTINA
MILANO — Quello che conta, certo, è vincere. Ma i candidati alle primarie del Pd hanno anche bene in mente quanto sia importante partecipare: o meglio, la partecipazione alle consultazioni dell’8 dicembre. Perché l’affluenza sarà indice dello stato di salute del Partito democratico e contribuirà a legittimare il successo del vincitore. Non a caso nei giorni scorsi si faceva strada, soprattutto tra i sostenitori di Matteo Renzi, la preoccupazione di gazebo poco affollati.
Tra gli elettori del Pd — secondo un sondaggio condotto da Ispo per il Corriere della Sera — è il 30% a dire che andrà a votare «sicuramente» per le primarie. A cui si affianca un 38% che «probabilmente» lo farà (naturalmente non è detto che, tra questi, tutti parteciperanno). È quasi un elettore democratico su 4 ad affermare con certezza che non andrà ai gazebo l’8 dicembre per scegliere il nuovo segretario (a cui si aggiunge un 7% che probabilmente non voterà). Il numero di quanti staranno a casa, poi, aumenta al 64% considerando l’intero campione intervistato e non solo gli elettori del Pd, dove pensa di votare «sicuramente» il 9% e «probabilmente» il 12%.
E mentre si discute sui risultati delle assise nei circoli, nelle intenzioni di voto per le primarie aperte Matteo Renzi stacca nettamente gli altri candidati: è al 72%. Distante dal 14% del secondo, Gianni Cuperlo (che ha qualche punto in più, il 17%, tra chi andrà sicuramente a votare). Pippo Civati è al 7%. Appena l’1% per Gianni Pittella.
Renato Benedetto
PEZZO DI REPUBBLICA DI STAMATTINA
ROMA
— Matteo Renzi va in tv da Fabio Fazio a dire che ha vinto tra gli iscritti, e che non era così scontato. I sostenitori di Gianni Cuperlo lo smentiscono: «La vittoria politica è nostra, il sindaco non cambi le carte in tavola», ribatte il “giovane turco” Matteo Orfini.
I dati ufficiali delle votazioni nei circoli per i 4 candidati alle primarie del Pd saranno comunicati solo oggi. Fino a ieri notte, tra agenzie, comunicati stampa a telefonate, è andata in scena una guerra di numeri. E di propaganda. Oltre — ancora — alle segnalazioni di irregolarità gravi nel voto: a Salerno il comitato Cuperlo denuncia una situazione «fuori dal controllo democratico», dice di avere le prove dei brogli e chiede ufficialmente l’annullamento della convenzione. A Messina, oltre ai cuperliani c’è anche l’area Civati a pretendere la cancellazione dei «congressi fantasma» che sarebbero stati organizzati dall’onorevole Francantonio Genovese, già padrone delle tessere in Sicilia e da poco convertito all’ala renziana.
Alle 19.30 Matteo Mecacci si mostra positivo: «Il risultato della mozione Cuperlo testimonia la forza della sua proposta politica. Questa è la vera notizia di oggi. Doveva essere una passeggiata per Renzi, ma così non è. La partita è aperta e continueremo ad impegnarci nelle prossime settimane per consolidare il nostro risultato». Sembra un’ammissione di sconfitta, seppur di misura, ma un minuto dopo da quel comitato arrivano dati che danno l’ultimo segretario della Fgci al 43,9 per cento, seguito da Renzi al 42,1, Civati al 10,8 e Pittella al 3,3. Alle 22 e 30, i numeri cambiano e vedono Renzi vincere di pochissimo,
con il 42,6 per cento su 197.443 totali, Cuperlo al 42,5, Civati al 10,4 e Pittella al 4,6.
«Basta con le falsità sui dati ribatte il renziano Ernesto Carbone - dopo 181.364 voti scrutinati Renzi è primo col 46,1 per cento, Cuperlo secondo col 38,6, mentre Civati ha il 10,2 e Pittella il 5,1». Parte la gara sul territorio. «Abbiamo vinto nelle grandi città», dicono dalla mozione sostenuta dalla sinistra pd (tra gli altri, D’Alema e giovani turchi). «Siamo saliti vorticosamente in Emilia Romagna, dove alle scorse primarie Bersani avevano stravinto», spiega il coordinatore del comitato “rottamatore” Stefano Bonaccini. E aggiunge: «Rischiamo di perdere di 200 voti per
l’effetto Bologna, ma nel resto della regione siamo andati fortissimo » (anche se a Modena è in testa l’avversario). Così, Renzi è il candidato alla segreteria più votato dagli iscritti in Lombardia, ma Cuperlo si piazza al primo posto a Milano (ed è avanti nella roccaforte della sinistra di Sesto San Giovanni). Il dalemiano conquista anche i cuori della Bolognina, la sezione del capoluogo emiliano dove si consumò il drammatico trapasso del Pci di Achille Occhetto, e vince a Roma, anche se Renzi arriva primo in tutto il Lazio, dove supera il 50 per cento. Il sindaco è molto forte nella sua Toscana, e vincerebbe in provincia di Napoli (a Napoli città, però, la vittoria va allo sfidante, e un buon 9 per cento al
terzo classificato Pippo Civati, che conquista invece Monteveglio, il paese dell’appennino bolognese dove nel 1995 Romano Prodi piantò simbolicamente un albero di Ulivo).
Vittoria sul filo per Renzi in Europa (lo annuncia soddisfatto il parlamentare europeo franceschiniano David Sassoli), mentre la mozione Cuperlo prevale e Bari. I conteggi continuano forsennati fino all’alba. Quel che è certo, già da adesso, è che la convenzione nazionale degli iscritti di domenica prossima sancirà l’uscita dalla gara dell’ultimo arrivato Gianni Pittella. E che gli altri tre continueranno una battaglia senza esclusione di colpi fino all’8 dicembre (il giorno in cui tutti — iscritti e non — potranno andare ai gazebo, pagare 2 euro e scegliere il loro segretario). Perché mentre Civati si dice tutto sommato soddisfatto, visto lo spiegamento di forze avversario, e presagisce: «Alle vere primarie
ci divertiamo», Cuperlo e i suoi continuano a sottolineare che il 40 per cento è un successo straordinario, e che il trionfo di cui parlava Renzi non si è visto. Mentre il sindaco si mostra tranquillo e — con gli attacchi al ministro Cancellieri e a Massimo D’Alema a
Che tempo che fa
— lancia la volata alla campagna delle prossime tre
settimane.
(a.cuz.)
GIOVANNA CASADIO
ROMA
— Questioni concrete. Come il lavoro. «Che si deve trovare anche se uno non è il figlio di un prefetto...». Allusione al figlio della Cancellieri. Matteo Renzi a tutto campo. In tv a tre settimane dalle primarie, e nella serata in cui ci sono i dati semi definitivi sul voto degli iscritti del Pd, lancia l’offensiva del cambiamento. «Chi non vuole cambiare non voti per me alle primarie... è un appello
al contrario». Però su Rai3, a “
Che tempo che fa”,
assicura lealtà al premier Letta, con qualche prezzo da pagare, perché il Pd è l’azionista di maggioranza del governo e allora «su Imu e non Imu si fa come diciamo noi». Quindi, se il sindaco di Firenze diventerà segretario del partito, ebbene «il segretario democratico e il premier nel 2014 saranno due persone differenti ma andranno d’accordo, perché le cose che si devono fare vanno fatte.
Letta sa perfettamente che se il Pd è forte e non gioca alla bella statuina anche il governo è più forte».
L’ironia sulle belle statutine, e su chi sta in Parlamento a fare niente, è feroce. Il “rottamatore” proclama: non ci saranno sconti per nessuno. «Dobbiamo parlare nel merito delle questioni, non della mia cravatta o della mia pettinatura... ». Su D’Alema è sarcastico: «D’Alema pensa che se vinciamo noi renziani distruggiamo la sinistra, senza pensare che l’hanno già distrutta loro». Una freddura che irrita l’ex premier, supporter di Gianni Cuperlo, lo sfidante di Renzi alle primarie. «È la prima volta da vent’anni D’Alema perde un congresso», rincara. D’altra parte al sindaco di Firenze e ai renziani non è andata giù la campagna dalemiana sul “Renzi estraneo al Pd”. Il partito con Renzi divenuto leader quanto cambierà? Stravolgerà il suo dna? Va rivoltato quasi tutto. Come un calzino da ribaltare è pure il paese. Perciò via le Province («Nel
2014 non si vota più per le Province »); via il Porcellum, l’attuale legge elettorale («Subito riforma elettorale»); e via anche il Senato. «Bisogna ridurre il numero dei parlamentari - insiste - e per farlo si dovrà eliminare il Senato e trasformarlo in una Camera delle Autonomie». Solo così «si supera il concetto di bicameralismo perfetto di cui aveva parlato il costituente e si semplifica: bisogna dividere per due il numero dei parlamentari per moltiplicare per due e biblioteche comunali e asili ». Nel Senato ci saranno i sindaci, i presidenti delle Regioni: nessuno prenderà una doppia indennità.
Ovvio che poi ce n’è per tutti. Per Berlusconi, per i “falchi” e per “le colombe” del fu-Pdl e per la scissione «a tempo determinato », neppure fosse Beautiful. Un caterpillar, Renzi. In quest’altra parte del campo politico, nel fronte del centrosinistra, garantisce rapporti franchi, pur ammettendo la propria ambizione di andare a Palazzo Chigi: «Ci sono momenti in cui bisogna fare un passo indietro, mi piacerebbe giocare la mia partita per il paese, ma in questo momento c’è un governo, sarebbe ingiusto da parte mia anteporre la mia ambizione personale all’interesse comune». Sarà il Veltroni di Prodi? Non lo sarà, però giù a testa bassa, battutacce e sciabolate. Sconvolto per le intercettazioni della Cancellieri? «Molto di più per quelle delle baby squillo». Grillo urla? «Più urla e più ha fallito. Cosa hanno fatto i 5Stelle, a parte quella che crede alle sirene e quello con i microchip in testa dopo essere stati eletti?». Praticamente nulla. E anche lì nel popolo grillino, Renzi conta di pescare consensi.
«Aperte a tutti i cittadini, non c’è bisogno di portare le impronte digitali», scherza Renzi, facendo riferimento alle polemiche dell’anno scorso sulle regole delle primarie. «In un momento in cui tutti si scindono noi andiamo avanti, il Pd dice ai cittadini “venite a dire la vostra”». Con la speranza che, ai gazebo, si presentino in tanti.