Vittorio Sgarbi, il Giornale 17/11/2013, 17 novembre 2013
SENSUALITÀ E BELLEZZA OLTRE IL TABÙ DEL NUDO
La pervicace resistenza che fece ancora qualche critico romantico del nome di Giorgione,come l’autore del Concerto campestre , ci fa riflettere su una concorde situazione culturale.
I due pittori marcano il distacco dalla grande tradizione religiosa che si era manifestata a Venezia con Giovanni Bellini e seguaci, tra i quali anche Giorgione e Tiziano, in un accordo armonioso di umanità e natura che avrebbe trovato il suo più compiuto interprete in Cima da Conegliano, un grande pittore remoto ma, come Giorgione con la Tempesta, anche Tiziano intendeva dare segnali della sua nuova interpretazione del mondo, profana e anche più filosofico- allegorica di quella rappresentata nel Giorgione.Un culmine e un capolavoro di classicismo come l’Amor sacro e l’amor profano,ora alla Galleria Borghese. Quelle riflessioni filosofiche, quell’amore per la letteratura, quella passione per la musica, la ripresa della sensibilità di Petrarca, attraverso il sofisticatissimo Pietro Bembo, alla corte della Regina Cornaro ad Asolo, sembrano trovare una sintesi perfetta proprio nel Concerto campestre del Louvre.
Musici, amanti, poeti e la bellezza femminile nella sua natura sono davanti a noi senza filtri, senza pensieri segreti che non siano piaceri, pensieri erotici, desideri. Anche Tiziano supera un confine da aprire la strada al suo vecchissimo maestro, Bellini, che a un anno dalla morte nel 1515 dipingerà la Donna allo specchio ( ora al Kunsthistorisches Museum di Vienna), nel quale una ragazza nuda vorrà mostrarci la sua natura.
Bellini libererà il suo istinto dopo aver visto più di un dipinto di Giorgione e Tiziano nello spirito del Concerto campestre. In fondo, non oltre il 1510, la continuazione di quell’idillio pastorale che è la Tempesta. E,qui,il pastore c’è con il suo gregge sul fondo. E poi un casolare lontano nelle luci argentate di un tramonto nuvoloso come nella Tempesta . E, in primo piano, due donne nude, due Veneri reinterpretate da Giorgione, ma nella singolare situazione di un pomeriggio d’estate di puro piacere e voluttà. Quanto basta per dire in apertura di Cinquecento quello che tre secoli e mezzo dopo ci vorrà ripetere, amenamente, Manet, con il suo Dejeuneur sur l’herbe ,Tiziano, ha abbattuto un muro, ha superato le sacre conversazioni di madonne e santi, per farci ascoltare dialoghi d’amore tra giovani donne e giovani uomini, nella musica del flauto e del liuto su un prato. Le donne attendono il piacere e gli uomini forse conversano su quali musiche e parole siano propizie alla situazione. Se Giorgione era stato preso dalla situazione atmosferica, Tiziano da più peso alla presenza e all’interazione degli uomini. La critica non si rassegna a quello che vede, a significati nascosti, mai come in questo caso respinti dall’evidenza del racconto. Così, per alcuni il soggetto dovrebbe essere un’allegoria della poesia e della musica ispirate dalla bellezza ideale delle due donne, «come due apparizioni generate dalla fantasia e dall’ispirazione dei due giovani », fantasmi, dunque? Mai fantasmi ebbero corpo più reale e desiderabile.
Per alcuni la donna con il vaso di vetro sarebbe «la Musa della poesia tragica e superiore». Per altri i quattro personaggi sarebbero i quattro elementi della natura. Così, la donna che mischia le acque è stata interpretata anche come simbolo di purificazione, di armonia dei suoni nell’accordo musicale secondo le teorie dei pitagorici. E ancora, il pastore sul fondo indicherebbe un’alternativa di classe sociale rispetto ai giovani aristocratici. Una quantità di insensatezze che l’opera smentisce nella sua evidenza immediata, sensuale. Anche questo secondo «manifesto » dell’Arte del Rinascimento e della sua libertà espressiva, appare fondamentale. A farlo conoscere a Raffaello potrebbero essere stati sia Pietro Bembo, sia Sebastiano del Piombo che stabilirono un ponte di idee e sensibilità culturale tra Venezia e Roma. I due mondi non si incontrano.