Arthur Schnitzler, Il Sole 24 Ore 17/11/2013, 17 novembre 2013
SOGNA, ARTHUR, SOGNA
Questa notte ho sognato che ero vicino alla finestra e lei è venuta da me, stava all’esterno della finestra. Mi sono sentito improvvisamente non so come. L’ho abbracciata e baciata ardentemente e lei ha ricambiato il mio bacio. Così siamo rimasti per qualche tempo e ci siamo baciati ancora e poi ancora. Mi sono svegliato, nel sogno già esultavo, io l’ho baciata – lei mi ha dato un bacio – e mi sono svegliato. Sono scoppiato in un gran pianto. Proprio allora sorgeva l’alba, ero d’umore triste, molto triste.
***
1891, 25-2. Sogno di Rose Fr. coricata tra due finestre (come un cuscino contro gli spifferi) e comprendo che le donne aspirano all’emancipazione.
***
1897, 30-7. Sogno singolare tra molti altri questa notte, quasi un incubo: sono al cimitero durante il mio funerale, osservo le ghirlande funebri, leggo i nastri e mi stupisco di essere morto il 16 maggio, giusto un giorno dopo il mio compleanno. Poi vengono a convincermi (principalmente la mamma, come già un’altra volta in un sogno simile) che io mi lasci finalmente seppellire (che tutti stanno già aspettando?).
***
1903, 6-2. Sogno sgradevole di un trattato di otoiatria in cui trovo descritta con toni cupi la mia sofferenza e solo allora la intendo, per così dire, pienamente. (Motivazione. Sto leggendo un testo medico, Isteria Freud-Breuer [...]).
***
1914, 15-12. Sogno. Mio padre, più alto di quanto fosse, entra nella mia stanza, completamente grigio, finanziera nera, sorride ironicamente, con aria superiore – lui nell’insieme per così dire ingrandito, io più piccolo del normale, più minuto. Affezionato a lui più nella sottomissione che nell’amore. Si siede sulla poltrona della mia scrivania.
***
1924, 18-11. «La signora Wohlgemuth ha espresso il desiderio di una marca di champagne "Mortel". Sediamo ora a un altro tavolo che è come tagliato in due, cosicché io siedo con la signora W. a una specie di asse da stiro apparecchiata Il sogno in un qualche modo si è interrotto; – mi dico, eppure dev’essere tutto vero – altrimenti non potrei vedere laggiù attraverso lo spiraglio della porta il cuoco del Sacher in tenuta bianca da cucina, – dunque mi trovo davvero al Sacher; – e riconosco anche con grande precisione le diverse fisionomie delle guardie in rosso (un po’ da operetta) che si muovono come in quadriglia nella sala – adesso sono sveglio, ma come paralizzato – ora, dopo un forte grido improvviso, riprendo subito a sognare. – La W. viene verso di me - io l’abbraccio abbastanza disperato – "ma non è possibile che sia soltanto un sogno!". Lei teneramente, con la sua voce scura armoniosa: "E perché dovrei essere un sogno?" Io: "Se dunque non è stato un sogno, chiamami domani oppure vieni da me. "Lei mi stringe teneramente; – ora non so come se ne sta in piedi in un angolo, e dall’altro lato c’è forse la Schreyvogelgasse (novella!); – io però sono sdraiato su un divano, sul fondo c’è un bimbetto grassottello, figlio della W. o mio? parla però come un adulto e riferisce (alla W.?) che la bonne (!) – intendendo accudirlo, e però la cosa è fuori dalle regole – l’avrebbe toccato o l’avrebbe incipriato in un certo posto. (Int.: Lili che s’incipria: "Sei ancora una bambina.") Anch’io sono sdraiato lì in camicia, spogliato in maniera un po’ indecorosa, il che ha un vago significato erotico. Al risveglio dubito, per un tempo insolitamente lungo, se davvero non sia stato tutto vero e grido - oppure parlo ad alta voce».
***
1928, 16-6. Ischl. Sogno: che devo tenere una conferenza, /– Mi trovo poi in uno spazio non definito; Siegfried Geyer con una specie di carta geografica che però, come pendant al mio diagramma, contiene una suddivisione della coscienza. Mi indica il conscio sotto specie di una porzione delimitata in giallo o blu (con fiumi e città), alla destra della quale c’è il subconscio (Interpretazione: di recente alla fermata vedo S. Geyer e signora; mi colpisce che lui eviti di parlare con me, come per una cattiva coscienza); gli dico che la carta non è giusta, – tra conscio e subconscio ci sono parecchi strati, passaggi graduali, subito dopo spiego come la lettura agisca sulla persona, in un certo modo su colui che ne gode ingenuamente, in altro modo sulla persona dall’atteggiamento critico, in ognuno le associazioni delle idee si muoverebbero in maniera diversa: nell’ingenuo dirigendosi verso avvenimenti dello stesso tipo eccetera, nell’individuo critico soprattutto verso altri libri ... e così parlo ancora per un pezzo, lì non c’è S. Geyer, bensì Georg Brandes, che sta in un piccolo ingresso, mi scuso – per il fatto che parlo ormai da ¾ d’ora; – Georg Br. non dice nulla (senza che questo mi sorprenda); poi siedo all’improvviso su una panchina di un giardino o su un banco di scuola – Lou Salomé, scura, secca, occhiali? ha l’aspetto di un’americana che è qui all’hotel; - dice se io non sappia che lei è arrabbiata con Georg Br.
***
1928, 5-7. Dico a Alma (Mahler): peccato che non L’ho conosciuta prima – Lei era l’unica donna per la quale avrei potuto compiere un delitto; – e davvero avrei voluto fare una volta quest’esperienza: lei ascolta con un’espressione lusingata, quasi felice, in dubbio se io troppo vecchio, oppure lei.