Rita Fatiguso, Il Sole 24 Ore 17/11/2013, 17 novembre 2013
LA CINA ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA
A dispetto del freddo pungente, la prossima settimana pechinese si profila caldissima, specie nei rapporti tra Europa e Cina.
La meta proibita del Summit del prossimo 21 novembre sarebbe il free trade agreement, l’accordo di libero scambio tra i Paesi europei e la Cina. Conquistarla, però, questa meta, non è facile: Francia e Spagna sono riluttanti, mentre Germania, Svezia e Olanda lo considerano un negoziato ambizioso, da portare avanti.
Lo scenario è cambiato ancora con il varo delle linee-guida della riforma approvata dal Comitato centrale che apre a modifiche anche nel campo dei diritti umani, considerati una sorta di merce di scambio per ottenere di più.
Più realisticamente, a partire da lunedì, data dell’arrivo delle delegazioni europee per il negoziato nella capitale, fino al 21 novembre, data del Summit, l’Europa dovrà chiudere una serie di accordi, tra gli altri, in tema di agricoltura, intellectual property, migrazioni e visti, ma il nocciolo resta il negoziato sulle regole per i reciproci investimenti.
Bruxelles, a metà ottobre, ha espresso parere positivo alle trattative per migliorare le relazioni economiche tra Ue e Cina. E bene ha fatto, perché in questi giorni si sono registrate acquisizioni a raffica, incontrollate, da parte di aziende cinesi, da Moutai, il marchio di liquore più famoso di tutta la Cina che ha realizzato un grosso investimento immobiliare a Parigi, al Pireo, in Grecia, dove Cosco Shipping ha acquisito un’altra porzione di molo, senza che i greci (per ora) battessero ciglio: d’altronde molte aziende europee stanno vivendo una sorta di fase di osservazione in Cina, quindi l’esigenza di scrivere le regole del gioco è diventata fortissima.
Come hanno denunciato ripetutamente le aziende europee in Cina, gli investimenti delle imprese comunitarie in Cina sono zavorrati da misure discriminatorie, come l’obbligo di costituire joint venture con aziende cinesi che le costringe a trasferire tecnologie strategiche ai partner locali.
Bisogna, dunque, arrivare a negoziare un accesso più facile al mercato per le imprese europee. Raggiunto un accordo, sarà necessaria l’approvazione del Parlamento prima che possa entrare in vigore: andrebbe a sostituire i 26 accordi bilaterali di investimento che oggi gli Stati membri dell’Unione europea hanno con la Cina.
Nel 2012, la Cina è stata la seconda economia più grande e il più grande esportatore del mondo. Negli ultimi dieci anni è stata una delle economie a più rapida crescita al mondo.
La Cina rappresenta ormai circa il 12% del commercio mondiale di beni. Il commercio bilaterale della Cina di merci con la Ue è passata da 4 miliardi di dollari nel 1978 a 432 miliardi nel 2012. Ue e Cina commerciano oltre un miliardo al giorno.
Dalla sua adesione al Wto la Cina è diventata uno dei mercati di esportazione in più rapida crescita in Europa. Nel 2012 le esportazioni dell’Ue verso la Cina sono aumentate del 5,6%, raggiungendo un record di 143,9 miliardi e hanno più che raddoppiato negli ultimi cinque anni, contribuendo a riequilibrare il rapporto. La Ue è anche principale destinazione delle esportazioni cinesi, con 289,7 miliardi di merci nel 2012 . Questo ha prodotto un deficit commerciale di 145,8 miliardi con la Cina, in calo del 13,9% rispetto al record di 169,3 nel 2012. Il deficit commerciale dell’Europa con la Cina è causato principalmente da settori come l’ufficio e apparecchiature per le telecomunicazioni calzature e prodotti tessili ferro e acciaio. Le imprese dell’Unione hanno investito 9,9 miliardi nel 2012, con gli Ide cinesi verso la Ue pari a 3,5 miliardi. Eppure la Cina rappresenta solo il 2% degli investimenti europei complessivi all’estero, mentre nel 2012 gli investimenti cinesi verso la Ue contavano solo per il 2,2% del totale dei flussi di investimenti diretti esteri. C’è ancora molto potenziale.
La Commissione europea dovrà dunque negoziare un accordo di investimento ambizioso, con la Cina che copre sia l’accesso al mercato e la protezione degli investimenti. La Commissione europea e il governo cinese utilizzano, in particolare, il quarto dialogo economico e commerciale di alto livello (Hed). Il dialogo copre le sfide macro-economiche in cui versa l’economia internazionale, le future fonti di crescita, questioni di politica industriale e le questioni commerciali e di investimento e la cooperazione doganale. L’Hed sta preparando il vertice dal quale, il 21, entrambi i contendenti si aspettano ottimi risultati.